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Blue economy

UE rafforza misure per contrastare la pesca non sostenibile praticata da paesi terzi

Il Consiglio UE ha raggiunto un accordo provvisorio con il Parlamento europeo per rafforzare le misure contro la pesca non sostenibile praticata da paesi terzi su stock ittici condivisi. Questo accordo mira a garantire la sostenibilità a lungo termine delle risorse marine e a proteggere gli interessi dei pescatori europei.

“L’accordo odierno ci dota di strumenti più forti per contrastare le pratiche di pesca non sostenibili autorizzate da paesi terzi e incoraggiare la pesca responsabile. Il nostro messaggio è chiaro: siamo determinati a salvaguardare la sostenibilità a lungo termine degli stock ittici condivisi e a proteggere i pescatori europei dalla concorrenza sleale”, ha dichiarato Jacek Czerniak, sottosegretario di Stato polacco al ministero dell’Agricoltura e dello sviluppo rurale.

Il nuovo regolamento amplia i poteri dell’UE di agire contro Stati che non cooperano nella gestione sostenibile degli stock ittici condivisi, cioè quei banchi di pesce che migrano tra le acque dell’UE e di Paesi terzi. In virtù di ciò se un Paese terzo autorizza la propria flotta a pratiche di sovrasfruttamento o rifiuta la cooperazione con Bruxelles, l’UE potrà attivare misure restrittive: da sanzioni commerciali mirate fino a sospendere l’accesso al mercato unico europeo per determinati prodotti ittici.

In concreto, l’accordo ha stabilito la nozione di “mancata cooperazione” e fornisce un elenco di esempi di comportamento non cooperativo come: il rifiuto di partecipare a consultazioni o il rifiuto di far partecipare alle consultazioni i paesi interessati. Il regolamento può inoltre essere applicato anche a chi non adotta, attua o fa applicare le misure necessarie, incluse misure di controllo; e a chi non tiene conto dei diritti, degli interessi e dei doveri di altri paesi e dell’UE.

Una volta che la Commissione avrà notificato a uno Stato terzo la sua intenzione di adottare misure di ritorsione in caso di mancata cooperazione, quel Paese avrà 90 giorni per rispondere o modificare il proprio comportamento. Tuttavia, viene mantenuta una salvaguardia multilaterale: se lo stock in questione è sotto la competenza di un’organizzazione regionale di gestione della pesca (ORGP), questa avrà la priorità nel gestire la disputa.

L’UE, con questo passo, non solo difende le sue risorse marine ma riafferma la sua capacità di condizionare le catene di fornitura globali secondo criteri di responsabilità ambientale e sociale nel settore della pesca, si legge in una nota.

L’accordo dovrà ora essere approvato formalmente da Consiglio e Parlamento prima di diventare legge.