Sostenibilità fa rima con trasparenza, ma occorre fare attenzione alla quantità e qualità dei dati che vengono comunicati e agli obiettivi dichiarati. Non ha senso, infatti, divulgare una moltitudine di dati se questo non permette di cogliere la realtà aziendale dell’emittente o del prodotto sia nel breve che nel lungo termine, al contrario rischia di essere controproducente in un mercato sommerso da dati. Ha grande rilievo, inoltre, l’engagement e quindi il confronto diretto sia con le imprese che con le società di rating in modo da inserire ogni analisi nel contesto più corretto. È quanto emerso nell’incontro The impact of ESG disclosure on ratings, indices and investments che ha concluso la Euronext Sustainability Week, di cui ESGnews è media partner.
In particolare il webinar si è concentrato sull’impatto della disclosure ESG su rating, indici e scelte di investimento, fornendo evidenza sull’interazione tra gli stakeholder e le ultime novità sul ribilanciamento dell’indice MIB ESG in tre panel dedicati, ha spiegato Patrizia Celia, Head of Large Caps, Investment Vehicles, Borsa Italiana – Euronext Group.
Indice
Dalla rendicontazione ai rating
Il tema della rendicontazione è ampio e offre diverse prospettive a seconda dei soggetti coinvolti, dalle società di rating agli stakeholders, oltre a dipendere dalla qualità dei dati e dal coordinamento tra soggetti esterni e chi si occupa di temi ESG all’interno delle società, è stato sottolineato nella tavola rotonda a cui hanno partecipato Catherine Osborn, Senior Manager Consulting & Research, ERM, Michal Bartek, Senior Lead Listed Equity, PRI, Elisabeth Vishnevskaja, Head of Fixed Income, PRI, Veronica Salvia, Senior IR, ESG & Credit Rating Analyst, CDP e Andrea Cincinnati, Head of ESG, Cerved Rating Agency.
La sfida, non di poco conto e che vale per tutte le società, è quella di dare vita a reporting equilibrati e credibili, con valori misurabili e nel rispetto dei diversi schemi regolatori. La situazione, però, può essere diversa a seconda dei temi analizzati per ognuna delle componenti ESG. Ad esempio in materia di emissioni climalteranti solo la metà degli emittenti riesce a dare evidenza chiara delle informazioni relative allo scope 3 come si può vedere dai grafici sottostanti (la fonte di tutte le immagini è il webinar)
E sulla resilienza del modello di business che si basa sull’economia circolare la probabilità di deafult appare più bassa per chi adotta questo modello rispetto a chi non lo ha adottato.
Dai rating agli indici: il caso del MIB ESG index
Rating ed ETF ESG sono stati al centro dell’analisi di Robin Gallego, Head of Index Structuring and Technology, Euronext Indices e Frédéric Hoogveld, Head of Investment Specialists & Market Strategy, Amundi ETF.
Il MIB ESG index comprende le 60 società più liquide quotate su Euronext Milano, selezionate in termini di sostenibilità e di investibilità e le esclusioni, nel primo ambito, sono basate sugli standard ESG e gli approcci adottati da investitori privati e istituzionali verso le società che non rispettano gli UN Global Compact Principles e le società coinvolte in attività controverse.
Per quanto riguarda le evoluzioni attese di questo indice, a maggio 2024 l’ESMA, l’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, ha pubblicato le linee guide per i nomi dei fondi che usano l’acronimo ESG o sono legati alla sostenibilità e ha introdotto i requisiti per le esclusioni PAB (Paris Alligned Benchmark). Tali linee guide sono in attesa di approvazione dei regolatori locali e potrebbero essere attive nel primo trimestre 2025. La metodologia potrebbe poi evolvere per integrare le nuove normative europee come la tassonomia e la SFDR (Sustainable Finance Disclosure).
Dalla rendicontazione agli investimenti
Come integrare i fattori ESG nelle strategie di investimento? In una prima fase vi è la verifica del rispetto delle normative ed è necessario, anche per gli operatori di maggiori dimensioni, basarsi su fornitori esterni di dati. Questo, però, è solo il punto di partenza dell’analisi che poi va approfondita per ogni singola società con un dialogo attivo oltre che per le variabili ESG anche per gli aspetti economici e finanziari, hanno argomentato Adriana Cruz Felix, VP-Sustainable Finance, Moody’s Ratings, Angelo Meda, Head of Equities, Banor e Marco Seveso, Head of Investments, Soprarno SGR.
Molte ricerche hanno evidenziato che le società con le migliori performance in area ESG hanno generalmente buone performance anche dal punto di vista finanziario. Disponibilità e interpretazione dei dati oltre alla comparabilità tra società con kpi diversi tra loro e che cambiano nel tempo sono le sfide ancora attuali ma che non devono scoraggiare. È solo questione di tempo e anche per i bilanci di sostenibilità si arriverà al livello di standard e di possibilità di analisi dei bilanci finanziari, hanno concluso gli esperti. Ovviamente questo percorso sarà più impegnativo per le imprese di minori dimensioni ma quello che conta veramente nella rendicontazione delle società, indipendentemente dalle dimensioni, è la capacità di rendere manifesti i progressi effettuati nel breve termine in modo da rendere tangibile il percorso aziendale verso gli obiettivi di sostenibilità a lungo termine a cui molto spesso viene data esclusiva enfasi.