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Finanza sostenibile e PMI

Euronext Sustainability Week: rendicontazioni e rating ESG come leve per la competitività

Come facilitare il percorso delle pmi verso net zero o altri target ESG? Come fare in modo che i nuovi standard di reporting e i rating non siano solo un costo ma diventino la leva per accelerare la transizione verso nuove strategie di sostenibilità? Questi sono stati alcuni temi al centro della sessione pomeridiana della prima giornata della Euronext Sustainability Week, di cui ESGnews è media partner, e che evidenzia l’impegno di Euronext Borsa Italiana verso le tematiche ESG.

In particolare “Nuovi scenari per imprese e investitori: dai nuovi standard di reporting alle esigenze di compliance delle PMI” è il titolo dell’incontro introdotto da Barbara Lunghi, Head of Primary Markets, Borsa Italiana – Euronext Group che ha riportato alcune evidenze significative del rapporto Euronext ESG Trends reso pubblico in occasione della settimana della sostenibilità (i cui risultati puoi leggere qui).

In occasione dell’evento, inoltre, è stata pubblicata anche la ESG Reporting Guide 2024, bussola per orientarsi tra requisiti di rendicontazione ESG, tra cui la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la tassonomia UE.

Le ultime novità in ambito normativo: CSRD, regolamento rating ESG e SFDR

Se il viaggio verso la sostenibilità per le imprese di maggiori dimensioni è già avviato, le pmi non possono chiamarsi fuori da questo percorso, poiché attive in filiere produttive e quindi coinvolte nello scope 3 delle large cap. Come fare in modo che la sostenibilità diventi un volano di competitività?

Questo tema riguarda un numero crescente di società. La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) rappresenta, infatti, la volontà dell’Unione Europea di giocare un ruolo importante nella lotta al cambiamento climatico e amplia la platea di aziende europee che dovranno rendicontare la loro attività in questo ambito dalle circa 12mila coinvolte dalla precedente normativa NFRD ad oltre 49mila (di cui circa 4mila le imprese italiane interessate), hanno fatto notare i relatori del panel dedicato a questi temi: Valerio Lemma, of Counsel, Dentons, Alessandro Accrocca, Partner, Hogan Lovells e Simona Cardillo, Partner and Sustainability Manager, Lexant Società Benefit tra Avvocati. È stato messo in luce anche il ruolo che possono avere nelle loro filiere produttive le grandi imprese che, oltre alle necessità di rendicontazione in materia di sostenibilità derivanti dalla CSRD, dovranno considerare anche le implicazioni in termini di relazioni contrattuali e commerciali che deriveranno dalla CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive).

La rendicontazione, è il messaggio forte, non è solo un tema di trasparenza informativa ma deve comportare un cambiamento operativo effettivo nella direzione della sostenibilità. Sono molti gli spunti di riflessione emersi durante l’incontro: dalla necessità di contemperare le esigenze di innovazione e digitalizzazione e l’uso di big data con l’aumento di consumi energetici collegati a queste nuove tecnologie, alla necessità di clausole standardizzate, alla necessità di fare dialogare i vari obblighi normativi con le specificità delle diverse aziende e settori e con il tema della responsabilità.

Un rischio prospettato è che, per fare fronte alla iper regulation, si mettano in essere procedure sempre più complesse per ampliare le tutele preventive, con conseguente aumento di costi e disfunzionalità a discapito del business vero e proprio.

Aspettative e sfide future per gli investitori

Per gli investitori un tema centrale è la disponibilità delle informazioni su cui basare le proprie scelte e questo riguarda sia la sostenibilità del prodotto che quella dell’emittente. Anche per gli investitori di maggiori dimensioni non è possibile analizzare tutte le informazioni necessarie e diventa quindi rilevante la collaborazione con gli ESG rating provider.  Occorre, però, fare attenzione alla definizione dei settori di riferimento: una società che costruisce tubi di acciaio, ad esempio, potrebbe essere considerata virtuosa se inserita nell’ambito del settore dell’acciaio e avere, invece, un giudizio opposto e negativo se considerata nella filiera del settore petrolifero. Ma quello che conta veramente, è stato ribadito dai relatori di questo panel tra cui Emilio Pastore, Head of Finance and Treasury, HDI Assicurazioni e Gianluca Pediconi, Partner & Portfolio Manager, MOMentum Alternative Investment, è comprendere il percorso virtuoso messo in atto dai soggetti su cui si intende investire e per questo l’attività di engagement e di dialogo con gli imprenditori è fondamentale.

Per Angelo Meda, Head of Equities, Banor “Negli ultimi anni abbiamo assistito ad alcune variazioni sulla tematica della sostenibilità, sia in termini di percezione da parte della clientela, sia in termini di regolamentazione. Andremo a commentare come il mercato utilizza i dati e i rating, evidenziandone le criticità e proponendo qualche aggiustamento per venire incontro alle nuove esigenze di trasparenza”.

Le aspettative sulla CSRD e gli esiti della consultazione su “il dialogo di sostenibilità tra pmi e banche”

La necessità di uscire dalla logica della mera compliance e di dedicare la giusta attenzione al core business e alla governance è emersa anche nel panel sulla relazione tra pmi e banche analizzata da Isabella Porchia, Counsel, Consob e Luca Ferrais, Head of Sustainable Finance and International Affairs Unit, MEF. La comunicazione e la rendicontazione, è stato ribadito, sono la fase finale dopo l’acquisizione di nuove competenze, procedure, processi e nuove funzioni dei board necessarie per una transizione di successo. Tra le iniziative illustrate anche il tavolo interistituzionale sulla finanza sostenibile promosso dal MEF e che coinvolge Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Ministero delle Imprese e del Made in Italy, la Banca d’Italia, CONSOB , IVASS e COVIP che ha visto una grande partecipazione degli stakeholder e fornisce una guida metodologica per gestire le tematiche della sostenibilità anche in chiave educativa.

Gli strumenti per le pmi

La finanza sostenibile non è appannaggio delle grandi imprese ma può diventare un’opportunità di differenziazione per le pmi che possono così dotarsi della capacità di raccogliere maggiori capitali. Ma in che modo è possibile raggiungere questo risultato?

Su questo tema hanno condiviso le loro esperienze sul campo Salvatore Amitrano, CEO, V-Finance, Mauro Iacobuzio, Head of Sales and Relationship Management Italy, ELITE, Alfredo Romano, Founder & Managing Partner, SosteniAbilita e Alessandro Mallo, Head of Minibonds and Basket Bonds, UniCredit. 

I minibond, ad esempio, possono essere strumenti di finanza innovativa per le pmi poiché permettono a soggetti, che non avrebbero da soli le dimensioni necessarie, di attirare l’interesse dei grandi investitori e l’esperienza di Unicredit è di 215 minibond dal 2017 per quasi 1,2 miliardi di controvalore. 

Centrali, infine, anche i temi della misurabilità degli obiettivi e del percorso aziendale in ambito di sostenibilità, insieme a quelli della buona governance intesa come la capacità per un imprenditore di inserire nel board le competenze e le professionalità che completano le sue capacità imprenditoriali e accelerano il percorso verso la sostenibilità, migliorando la sua competitività sul mercato.