Le Fondazioni di origine bancaria confermano il loro impegno per gli investimenti sostenibili e addirittura aumentano la quota di patrimonio che indirizzano alla sostenibilità, come evidenziato dalla quarta edizione della ricerca condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Acri e MondoInstitutional, “Gli investimenti sostenibili delle Fondazioni di origine bancaria”, presentata nell’ambito delle Settimane SRI. Dallo studio emerge, infatti, che il numero di enti che includono i criteri ESG nelle gestioni patrimoniali è stabile rispetto al 2022, ovvero 29 sulle 38 Fondazioni che hanno partecipato all’indagine (nel 2022 erano state 36). Tra quelle che includono l’analisi dei fattori ambientali sociali e di governance, 22 sono Fondazioni grandi o medio-grandi, che gestiscono complessivamente circa 34,64 miliardi di euro, cioè il 77% del totale attivo delle fondazioni inserite nel campione.
Adozione di investimenti sostenibili
“Anche quest’anno si consolida la partnership con ACRI e viene riproposta in chiave diacronica la ricerca sulle propensioni all’investimento sostenibile delle Fondazioni di origine bancaria. In questi anni in cui l’emergenza climatica e le disuguaglianze si fanno sempre più acute il ruolo del Forum e degli operatori finanziari italiani deve essere proattivo e spingere affinché a fianco alla sostenibilità finanziaria degli investimenti vi sia un chiaro e misurabile impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Le Fondazioni di origine bancaria con la loro presenza strategica sul territorio e la crescente propensione agli investimenti responsabili ne sono un chiaro esempio,” ha dichiarato Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la Finanza Sostenibile.
“La ricerca mette in luce che le Fondazioni di origine bancaria, come il resto degli investitori istituzionali italiani, stanno continuando il loro percorso per integrare i criteri ESG all’interno della gestione dei patrimoni. Infatti un numero sempre maggiore di Fondazioni ha deciso di integrare i fattori di sostenibilità in quote sempre superiori delle proprie allocazioni, allineando investimenti e finalità istituzionali, come già stanno facendo le Fondazioni più grandi”, ha aggiunto Stefano Gaspari, amministratore unico di MondoInstitutional.
Indice
Principali risultati della ricerca
La ricerca sottolinea anche un aumento (seppur lieve) del tasso di copertura delle strategie SRI rispetto al totale del patrimonio in gestione. Aumentano, in particolare, le Fondazioni che applicano le strategie SRI a una porzione di patrimonio superiore al 25%. Nel dettaglio, 6 enti estendono gli investimenti sostenibili a una quota compresa tra il 25% e il 50%, altre 5 Fondazioni detengono investimenti sostenibili sul 50-75% del patrimonio e 2 enti estendono la quota SRI alla quasi totalità del portafoglio, con un tasso di copertura compreso tra il 75% e il 100%. Inoltre, l’86% delle rispondenti attive in ambito SRI (in termini assoluti, 25 enti) ha in programma di aumentare la quota di patrimonio investita secondo criteri ESG.
Tasso di copertura delle strategie SRI
Passando, invece, alle strategie SRI adottate, si nota che gli investimenti tematici sono in prima linea, con 18 fondazioni (su 29) che puntano sul settore, seguiti dalle esclusioni (16) e dall’impact investing (12).
Strategie SRI adottate
Cosa spinge le Fondazioni di origine bancaria a investire nella sostenibilità? Innanzitutto la loro stessa natura, dato che sono soggetti non profit, privati e autonomi, che perseguono scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico. Ma è anche la volontà di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno finanziario a spingerle a investire sull’ESG (rilevante per il 59%) e l’impulso proveniente dal contesto normativo di riferimento (citato dal 34%), sebbene le Fondazioni non rientrino nel perimetro di applicazione delle normative europee approvate finora.
Ma la loro esclusione non le rende marginali nel processo di integrazione dei fattori ESG nelle scelte di investimento, anzi. “Le Fondazioni bancarie, grazie al loro profondo radicamento nei territori e soprattutto profonda conoscenza delle dinamiche sociali, possono veicolare una domanda critica e consapevole di investimenti responsabili che possano generare un vero cambiamento sistemico”, ha commentato Sara D’Aulerio, direttrice operativa di Sefea Impact Sgr.
Tra le maggiori criticità, invece, che gli enti coinvolti nella ricerca hanno riscontrato vi è la difficoltà a misurare gli impatti ambientali e sociali generati, la mancanza di dati ESG affidabili e standardizzati e la mancanza di certificazioni che tutelino contro il greenwashing.
Un dato molto incoraggiante secondo gli autori della ricerca è legato al fatto che il 72% delle Fondazioni che includono i fattori ESG nelle decisioni di investimento attribuisce tale orientamento a proposte avanzate dal Consiglio di Amministrazione. Un risultato in linea con la testimonianza di Francesco Schiavello, responsabile Investment Principles di Anima Sgr, che sottolinea come “tanti investitori istituzionali con cui abbiamo interloquito in qualità di asset manager si sono interessati autonomamente alle tematiche ESG”.
Sempre rispetto al ruolo dei CdA, la ricerca evidenzia come per il 45% delle Fondazioni attive in ambito SRI (13 su 29), il CdA valuta le performance dal punto di vista della sostenibilità degli investimenti più di una volta all’anno. Il dato è aumentato rispetto al 2022 ed è più che raddoppiato rispetto al 2021, quando solo 5 Fondazioni riportavano valutazioni così frequenti.
Ruolo dei CdA: frequenza delle valutazioni ESG
Segnale positivo anche l’aumento delle Fondazioni che includono gli SDGs nella politica di investimento. Sono passate, infatti, dalle 4 del 2022 alle 8 attuali. Inoltre, 11 rispondenti dichiarano di avere in programma l’inclusione degli SDGs nella politica di investimento. Gli SDGs maggiormente citati sono la riduzione delle disuguaglianze, le città e le comunità sostenibili e la lotta al cambiamento climatico.
Riferimento agli SDGs
Vengono riscontrati ampi margini di miglioramento, invece, per quanto riguarda l’aspetto ambientale. Tra le 29 Fondazioni attive in ambito SRI, solo 3 includono l’obiettivo net-zero e, di queste, soltanto un ente ha individuato obiettivi intermedi misurabili. Da migliorare anche la misurazione dell’impronta di carbonio, che viene effettuata solo da 4 Fondazioni (su 29), sebbene 6 abbiano dichiarato di averla in programma.
A proposito della necessità di aumentare il grado di consapevolezza sull’importanza degli investimenti ESG rispetto a determinati temi si è pronunciato Alessandro Fonzi, Country Head Italy di DPAM, che ha sottolineato come “l’importanza degli investimenti responsabili, soprattutto in alcuni ambiti, sembrerebbe non essere ancora completamente compresa. Per noi di DPAM è imperativo saperci adattare costantemente all’evolversi delle esigenze di sostenibilità, offrendo un esempio proattivo e attuando cambiamenti responsabili che plasmeranno in modo positivo il futuro degli investimenti”.
Focus investimenti immobiliari sostenibili
Elemento di novità in questa edizione è il focus sugli investimenti immobiliari sostenibili. Il 66% delle Fondazioni coinvolte dall’indagine investe nel settore immobiliare e di queste, il 44% include i criteri ESG o valuta questa opzione per il futuro (il 28%).
L’obiettivo principale degli investimenti immobiliari sostenibili è l’aumento dell’offerta abitativa accessibile per diverse categorie di beneficiari (studenti universitari, giovani coppie e soggetti fragili), seguito dalla rigenerazione di aree degradate e l’efficientamento energetico.
Impatti attesi degli investimenti immobiliari sostenibili
“L’indagine annuale sugli investimenti sostenibili delle Fondazioni di origine bancaria conferma che, nonostante la grande incertezza determinata dal permanente scenario di policrisi (pandemica, energetica, inflattiva, bellica), le Fondazioni continuano, in maniera crescente, a orientare i loro investimenti verso la finanza sostenibile. In particolare, il loro intervento nel campo dell’housing sociale rappresenta un esempio emblematico di un approccio che è in grado di coniugare sostenibilità ambientale e sociale”, ha commentato a proposito degli investimenti immobiliari sostenibili Francesco Profumo, presidente di Acri.
Il ruolo degli Advisor
In questo contesto, ad occupare un ruolo di rilievo sono gli advisor. Società, ad esempio, come Prometeia Advisor Sim, che si impegna ad “accompagnare le scelte di molti investitori istituzionali nella definizione della loro strategia ESG e nell’integrazione di questa stessa strategia in quella finanziaria”, spiega Alessandra Franzosi, Head of ESG di Prometeia. Secondo Franzosi, il compito dell’advisor è quello di “partire dall’ascolto dei clienti, in questo caso delle Fondazioni, per proseguire poi con l’analisi di materialità, che serve a capire il posizionamento dell’ente e a individuare quali sono i temi di investimento che interessano di più”. In secondo luogo, vengono identificate le modalità con cui integrare i fattori ESG nell’asset allocation strategica e viene infine monitorato il portafoglio, fase in cui intervengono anche gli asset manager. “Questi passaggi sono fondamentali per l’integrazione delle considerazioni di sostenibilità nelle strategie di investimento, e cioè per rendere il sistema più connesso e coerente”, conclude Franzosi.