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Indagine Cisalfa Group

Sport, centrale per il benessere, ma per gli italiani dovrebbe essere più sostenibile e inclusivo

Quattro italiani su cinque fanno attività fisica, ma lo sport non è ancora accessibile per tutti e permangono sfide legate all’accessibilità economica, alla disponibilità di spazi pubblici attrezzati e alla sicurezza, soprattutto nelle ore serali, e, non ultima, alla sostenibilità. È quanto emerge dall’indagine Sport e Benessere: fra il dire e il fare, realizzata da Cisalfa Group in collaborazione con Community Research&Analysis, che offre un’analisi delle abitudini sportive degli italiani e del loro impatto sul benessere fisico, psicologico e sociale.

Lo studio rileva che l’attività sportiva è parte della routine degli italiani, con il 79,7% della popolazione che pratica regolarmente sport. Tuttavia, quasi il 50% sottovaluta l’importanza della costanza nell’esercizio fisico per raggiungere un benessere duraturo e il 20% (soprattutto donne over 65 e residenti nel sud Italia) è sedentario. Inoltre, lo sport non è percepito come accessibile a tutti: molti italiani ritengono che sia poco inclusivo a causa di prezzi troppo alti (il 31% propone di ridurre i costi) e per l’assenza di spazi pubblici attrezzati (il 28,9% vorrebbe più strutture idonee). Non manca chi vorrebbe maggiore sicurezza per praticare attività fisica nelle ore serali (23,9%).

Inoltre, per il 75,3% degli italiani bisogna impegnarsi di più sul versante della sostenibilità perché i grandi eventi globali (come le Olimpiadi e i Mondiali, per cui anche le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Milano Cortina 2026) aumentano i livelli di inquinamento e di spreco di soldi (44,7%). Gli italiani ritengono, infatti, che le organizzazioni siano più interessate a guadagnare che a essere sostenibili (56,5%).Meno percepito è invece che la progettazione di nuovi impianti seguano le regole della sostenibilità (40,3%) e che le organizzazioni si stiano impegnando in questi ambiti (34,9%).

Lo sport come valore fondamentale per la Generazione Z

Per quasi la metà degli italiani (48,3%) lo sport è un elemento centrale, in particolare tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni (55,5%). Per la Generazione Z, lo sport infatti non è semplicemente un’attività fisica, ma un vero e proprio valore, un elemento centrale della loro vita. Questa generazione, più di ogni altra, ha compreso l’importanza dello sport per il benessere fisico e mentale, per la crescita personale e per lo sviluppo di competenze trasversali utili nella vita di tutti i giorni. La Generazione Z non vede lo sport come un’attività isolata, ma come parte di un più ampio contesto culturale. Per questi giovani, lo sport si intreccia con altri interessi legati al tempo libero come la musica, la moda, l’arte e l’impegno sociale. Questa visione olistica dello sport si traduce in un approccio più consapevole e completo all’attività fisica. I giovani sembrano quindi essere sempre più attenti non solo alla performance, ma anche al significato che lo sport ha per loro e per la società.

Le nuove generazioni come native digitali e utilizzano le nuove tecnologie in ogni aspetto della sua vita, compreso lo sport. Smartphone, smartwatch, app per il fitness e piattaforme social sono strumenti fondamentali per monitorare le proprie prestazioni, trovare nuovi modi per allenarsi, condividere i propri progressi e trovare ispirazione. La tecnologia, inoltre, rende lo sport più accessibile e inclusivo, offrendo opportunità di allenamento personalizzato, tutorial online e community virtuali per condividere la passione per lo sport.

Come si allenano gli italiani: focus sull’individualismo e la pratica discontinua

Quando si tratta di sport, gli italiani sembrano prediligere l’individualismo: ben l’81,7% sceglie attività come la corsa o il nuoto, mentre solo una minoranza (20,8%) si dedica a sport di squadra. Questa tendenza riflette un orientamento crescente verso modalità di allenamento autonome e meno strutturate, con la maggioranza degli italiani (80,8%) che pratica sport in modo indipendente, a casa o all’aperto.

Il luogo più diffuso dove si svolge l’attività fisico-sportiva è al di fuori delle società sportive. La grande maggioranza degli italiani (80,8%) la pratica in modo autonomo a casa oppure all’aperto. Ciò avviene soprattutto per le generazioni più adulte (84,0%, oltre 50 anni), chi ha un basso titolo di studi (85,4%), si colloca nella classe bassa (90,9%) e chi svolge un’attività fisica non strutturata (92,3%). I due quinti degli italiani (39,2%) si rivolgono a palestre e/o club privati per le attività fisico-sportive. Più frequentemente questa scelta è fatta dalle generazioni più giovani (49,2%, fino a 49 anni), in possesso di una laurea (41,9%), fra i lavoratori (44,2%) e chi fa un lavoro casalingo (41,5%), chi risiede nel Centro (46,8%), ha figli (42,5%), appartiene alla classe medio-alta/alta (47,2%) e pratica sport strutturato (56,5%).

La costanza non è sempre un punto di forza. Oltre la metà degli italiani (58,8%) si limita a praticare sport o attività fisica al massimo due volte a settimana, suggerendo un approccio spesso saltuario e discontinuo. Questa “mancanza di regolarità” sembra essere più diffusa tra le donne (61,1%), i Millennials tra i 35 e i 49 anni (63,6%), le persone con un basso livello di istruzione (62,0%), i lavoratori (60,9%), i residenti nel Sud Italia (64,2%), i genitori con figli conviventi (61,4%) e le persone appartenenti a classi sociali medio-basse (62,6%).

L’importanza di una corretta educazione alimentare e sportiva per promuovere uno stile di vita sano

Sebbene il legame tra alimentazione e attività fisico-sportiva sia sempre più riconosciuto, non è ancora un’acquisizione universalmente diffusa. Infatti, anche tra coloro che praticano sport in modo strutturato, non mancano atteggiamenti che “indulgono alla trasgressione”, suggerendo una comprensione non sempre completa dell’importanza di una sinergia tra allenamento e corretta alimentazione. L’indagine evidenzia come la consapevolezza del legame tra attività sportiva e dieta sia in crescita: il 78,5% degli intervistati ritiene che chi svolge attività fisico-sportive sia più attento a mantenere una corretta alimentazione. Inoltre, per l’84,0% degli interpellati, il benessere fisico deriva dal forte legame tra corretta alimentazione e attività fisica.

Tuttavia, permangono alcune “zone d’ombra” che rivelano come l’importanza di una corretta educazione alimentare e sportiva non sia ancora pienamente radicata. Solo l’11,3% degli intervistati ritiene che si possa mangiare qualsiasi cosa, perché l’attività fisica “brucia” le calorie assunte, mentre il 9,2% considera superflua l’attività fisica se l’alimentazione è attenta. Inoltre, il 6,8% separa nettamente l’attività fisica da una dieta corretta, suggerendo una visione ancora parziale e frammentata del legame tra sport e alimentazione.

Il 13,4% della popolazione ammette di non prestare particolare attenzione alla propria dieta, favorendo comportamenti poco salutari. Gli over 65, con il 79,1%, risultano i più attenti a mantenere una dieta corretta, mentre GenZ e Millennials mostrano una maggiore tolleranza verso abitudini alimentari meno rigorose. La ricerca mette inoltre in luce la necessità di un’educazione alimentare più mirata: l’83,4% degli intervistati ritiene che tali abitudini dovrebbero essere insegnate fin dalle scuole elementari per favorire comportamenti sani sin dalla giovane età.

Accessibilità e inclusione: le sfide dello sport italiano

Un’ampia fetta di italiani percepisce lo sport come un ambiente poco inclusivo, principalmente a causa dei costi proibitivi (il 31% degli intervistati auspica una riduzione dei prezzi) e della carenza di strutture pubbliche adeguate (il 28,9% reclama maggiori spazi attrezzati). A ciò si aggiunge la preoccupazione per la sicurezza, con il 23,9% che chiede garanzie maggiori per la pratica sportiva serale.

Non sorprende, quindi, che tra le proposte più gettonate per incentivare la diffusione dello sport emergano l’accessibilità economica delle attività sportive (31,0%) e la creazione di un maggior numero di spazi pubblici dedicati allo sport, come campetti, piste ciclabili e parchi (28,9%). Altre soluzioni considerate valide includono il miglioramento della sicurezza nelle strade e nei parchi per consentire l’attività fisica anche nelle ore serali o mattutine (23,9%), l’introduzione di una giornata lavorativa più corta, ad esempio fino alle 17 (21,3%), e una maggiore sensibilizzazione sui benefici dell’attività fisica (21,0%).

Un dato significativo riguarda anche la percezione dell’educazione fisica scolastica, considerata insufficiente rispetto agli standard europei. Il 75,3% degli intervistati ritiene che le organizzazioni sportive debbano fare di più per promuovere sostenibilità e accessibilità.

Le priorità per il futuro dello sport tra educazione, tecnologia e sostenibilità

L’indagine rivela una forte consapevolezza dell’importanza dell’educazione fisica e alimentare, con oltre l’80% degli italiani che ritiene fondamentale insegnare fin dalla scuola dell’obbligo i corretti comportamenti in questi ambiti, con un’apertura verso la tecnologia: il 50% degli intervistati riconosce il potenziale di dispositivi indossabili, app e Intelligenza Artificiale per migliorare la pratica sportiva e personalizzare gli allenamenti.

Quasi la metà degli italiani (45,9%) utilizza app per la pratica sportiva (16,6%), per monitorare la propria salute (17,8%) o per entrambe le finalità (11,4%). Sebbene questo fenomeno sia più diffuso tra la GenZ (il 62,6% di loro fa uso di tecnologie), la grande maggioranza degli italiani (75,2%) apprezza tali strumenti per diversi motivi: per il 18,3% favoriscono una pratica più costante e regolare, per il 17,8% migliorano l’attenzione alla propria salute fisica, per il 15,5% rendono l’attività fisica più accessibile e per il 14,4% svolgono anche una funzione educativa. Infine, la metà degli intervistati riconosce il potenziale dell’Intelligenza Artificiale (IA) nell’analizzare le prestazioni degli atleti aiutando a creare degli allenamenti personalizzati (49,7%) e nell’assistere gli arbitri nelle decisioni (48,3%), anche se il 29,0% ritiene che questo tipo specifico di tecnologia non abbia alcun tipo di utilità in ambito sportivo.

Più attenzione anche alla sostenibilità in ambito sportivo

Il mondo dello sport potrebbe fare di più in termini di sostenibilità. Questo è il principale aspetto che emerge dall’analisi delle opinioni della popolazione. I tre quarti degli italiani (75,3%) si collocano in una posizione intermedia: riconoscono alcune azioni intraprese nel mondo dello sport verso la sostenibilità, ma non si considerano pienamente soddisfatti. Questa fascia è composta principalmente da persone con un livello di istruzione basso (74,5%) o medio (77,1%) e che svolgono mansioni di tipo esecutivo (81,2%).

Tra le altre due categorie di opinione, quella che raccoglie maggiori consensi è costituita da coloro che giudicano il sistema sportivo come non sostenibile (17,2%). Non si notano particolari differenze in questo caso dal punto di vista delle caratteristiche socio-demografiche. Infine, una minoranza (7,5%) riconosce l’attenzione delle organizzazioni sportive verso la sostenibilità, un’opinione espressa soprattutto dalla generazione senior over 65 (13,2%).

È interessante notare come l’opinione sul sistema sportivo non cambi in base al fatto di praticare o meno uno sport: il 75% degli italiani, infatti, è convinta che le azioni intraprese dal mondo dello sport verso la sostenibilità non siano ancora sufficienti e ritiene che le organizzazioni sportive debbano impegnarsi maggiormente per promuoverla, soprattutto durante eventi di grande portata.

Nel cuore dello sport troviamo il benessere psicologico

L’attività fisica regolare non solo contribuisce a mantenere il corpo in salute, ma svolge un ruolo fondamentale nel promuovere il benessere psicologico, aiutando a ridurre lo stress e a migliorare l’umore. Numerosi studi scientifici (es. Rippe, 2018) confermano l’impatto profondo che lo stile di vita ha sulla salute e sulla qualità della vita, sia a breve che a lungo termine. Tra i fattori chiave di uno stile di vita sano, troviamo l’attività fisica, una dieta equilibrata, il controllo del peso corporeo, la riduzione dello stress e l’astensione dal fumo. Questi elementi costituiscono i pilastri della “lifestyle medicine”, una disciplina che studia come le buone abitudini possano non solo prevenire, ma anche curare diverse malattie, spesso in sinergia con terapie mediche o chirurgiche.

Proprio per l’importanza di uno stile di vita attivo, le linee guida dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, 2020) raccomandano di svolgere un livello adeguato di attività fisica: almeno 150-300 minuti di attività aerobica di intensità moderata a settimana per gli adulti e un minimo di 60 minuti al giorno per bambini e adolescenti, limitando al contempo il tempo trascorso in sedentarietà. Tuttavia, le stesse linee guida sottolineano che qualsiasi quantità di attività fisica è preferibile all’inattività completa. Anche piccoli cambiamenti nelle nostre abitudini quotidiane, come fare le scale invece di prendere l’ascensore o andare al lavoro in bicicletta, possono fare la differenza per la nostra salute e il nostro benessere.

Lo sport è considerato un pilastro fondamentale per il benessere fisico e mentale. Il 91,3% degli italiani riconosce come questo aiuti a ridurre il rischio di obesità, mentre il 74,5% ritiene che incida favorevolmente nella qualità del riposo e del sonno. Da un punto di vista psicologico, l’attività sportiva porta a una diminuzione dello stress per il 74,7% degli italiani, migliora lo sviluppo cognitivo e la concentrazione (71,9%) e rende le persone più felici e rilassate (68,4%). D’altra parte, il 68,8% ritiene che la sedentarietà aumenti il rischio di disturbi psicologici. Nonostante ciò, una parte della popolazione crede che semplici movimenti quotidiani possano essere sufficienti a sostituire una pratica sportiva strutturata (43,1%). 

Lo sport può diventare anche un’opportunità per creare connessioni sociali e sviluppare abilità relazionali. Infatti, per il 72,8% degli italiani, ha un valore educativo e formativo che si riflette anche nella vita quotidiana e professionale. Inoltre, il 63,2% ritiene che lo sport favorisca l’inclusione sociale, nonostante persistano difficoltà legate alla percezione della competitività e alla mancanza di legami profondi. In questo contesto, gli sport di squadra e le attività di gruppo sono visti come strumenti particolarmente efficaci per rafforzare le relazioni interpersonali.  

L’indagine “Sport e Benessere: fra il dire e il fare” condotta da Cisalfa Group offre un quadro complesso e articolato delle abitudini e delle opinioni degli italiani sullo sport. Se da un lato emerge una forte passione per l’attività fisica e la consapevolezza dei suoi benefici, dall’altro si evidenziano sfide importanti legate all’accessibilità, all’inclusione e alla sostenibilità. Un passo importante per portare consapevolezza sull’equilibrio a 360° delle persone e della loro interazione con l’ambiente, con l’obiettivo di un futuro in cui lo sport sia davvero per tutti e tutte.