È un passo indietro dall’ESG anche chiudere i bagni ai clienti non paganti. Eppure è quanto ha deciso di fare Starbucks, che dal 27 gennaio 2025 applicherà un nuovo codice di condotta nelle sue filiali del Nord America.
La scelta di limitare l’utilizzo dei bagni a chi non consuma prodotti o acquista servizi della caffetteria ha attirato molte critiche e perplessità. Un bar è un luogo di accoglienza e ristoro che dovrebbe riuscire a garantire dei servizi essenziali, come quello di soddisfare l’urgenza di un bisogno primario, anche per la comunità che non consuma. E infatti, diversi gruppi in difesa dei diritti dei consumatori si sono espressi in merito, tra cui l’American Restroom Association, l’associazione dedicata ai servizi dei bagni pubblici. Dal canto suo, Starbucks ha dichiarato che la decisione nasce dall’esigenza di migliorare la sicurezza e l’esperienza dei clienti e del personale.
È comunque un tema non scontato quello dell’accesso libero a servizi igienici, se si considera che l’accesso ai bagni nei ristoranti degli Stati Uniti varia a seconda dello Stato, della città e della contea. Nonostante le controversie legate alle scelte etiche, una tematica è particolarmente forte negli States ed è quella dell’elevata percentuale di homeless che abitano la Nazione: nel 2024 gli Stati Uniti hanno registrato un aumento del 18,1% delle persone senza fissa dimora, a causa soprattutto dell’aumento degli affitti e alloggi a prezzi accessibili e dell’inurbamento causato da necessità economiche o catastrofi naturali. I bar rappresentano luoghi dove poter aver accesso a servizi utili, senza i quali bisogna far riferimento a servizi privati, non accessibili in situazioni di grave povertà.