Empowerment femminile

Private equity: sempre più gestori pronti a investire su donne e parità di genere

Donna imprenditrice cercasi. La tendenza a coinvolgere e considerare le donne come protagoniste di rilievo del mondo finanziario è recente ma in forte crescita. E sono oramai numerosi i fondi, soprattutto nell’ambito del private equity, puntano sugli investimenti che promuovono la parità di genere e sulle aziende guidate da donne, consapevoli dell’importanza di valorizzare il ruolo delle donne nel mondo della finanza e di promuovere l’accesso ai finanziamenti per le donne leader d’impresa.

A fine maggio, ad esempio, la società di asset management HSBC ha annunciato il lancio della sua iniziativa HSBC ROAR, che prevede una serie di programmi volti ad affrontare le barriere delle imprenditrici e a sostenerle nel percorso di crescita professionale. La banca, inoltre, ha reso nota la creazione del Female Enterpreneur Fund, che fornirà 1 miliardo di dollari di prestiti alle imprese di proprietà femminile tra maggio 2022 e maggio 2023.

Tra i tanti fondi dedicati a questo tema, in Italia è stato lanciato il fondo Anima Investimento Gender Equality 2026, lanciato ad agosto 2021 da Gruppo Banco BPM e Anima SGR, il cui fine è quello di partecipare allo sviluppo di società che valorizzano la parità di genere nel rispetto dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU. Così come il più recente lancio a febbraio 2022 del fondo DWS Invest ESG Women for Women, del gruppo tedesco di asset management DWS, che è gestito esclusivamente da professioniste donne e si rivolge specificamente alle esigenze delle donne nella selezione degli investimenti.

In tempi ancora più recenti, invece, Morgan Stanley ha lanciato nell’ambito della sua strategia Private Credit e Private Equity, il Next Level Fund, un fondo dedicato a colmare il divario di finanziamento delle imprese multiculturali e femminili. L’iniziativa della società di gestione ha le sue origini nel riconoscimento, da parte degli investitori, che non investire in start up diversificate comporta una perdita in termini di valore aggiunto. Non a caso, il 60% dei venture capitalist intervistati in un sondaggio da Morgan Stanley aveva affermato che i loro portafogli contenevano troppo poche aziende fondate da donne e imprenditori multiculturali, mentre gli investitori in un altro sondaggio avevano riferito di aver capitalizzato le aziende diversificate fino all’80% in meno rispetto alle aziende tradizionali in generale.

Ma le iniziative dei gestori non si limitano al lancio di fondi dedicati all’empowerment femminile. Negli ultimi anni, ad esempio, circolano sempre più report dedicati al tema, come lo studio di Goldman Sachs AM The March of the women: increasing diversity in asset management, dove la società analizza il divario di genere ancora molto diffuso, soprattutto per quanto riguarda le finanze.

Sono sempre più frequenti anche partnership tra i gestori e istituzioni come le Nazioni Unite. Da sottolineare al riguardo il Memorandum d’intesa firmato sempre a fine maggio da BlackRock e UN Women con cui si impegnano a collaborare per promuovere la crescita degli investimenti basati sull’obiettivo di genere.

La maggiore attenzione dedicata alla componente femminile da parte delle società che gestiscono gli investimenti non è legata solo a ragioni di giustizia sociale ed etica, ma anche ad aspetti più strettamente economici. Recentemente, infatti, la BEI (Banca europea per gli investimenti), in occasione della Giornata internazionale della donna 2022, ha sostenuto che investire di più nelle donne imprenditrici è sì la cosa giusta da fare da un punto di vista sociale ed etico, ma anche per motivi legati a importanti ritorni economici. “Pur rappresentando più della metà della popolazione, le donne costituiscono meno di un terzo degli imprenditori. Nonostante ricevano meno della metà del capitale investito dai loro colleghi uomini, le aziende fondate da donne producono il doppio dei ricavi per dollaro investito“, si legge nella nota della BEI.

Quindi, la banca, descrive poi i passi necessari per rafforzare il ruolo della donna nella finanza, ovvero: aumentare il numero di donne nei gestori di fondi e tra i responsabili delle decisioni nei fondi di venture capital; investire con una “gender lens”, creando fondi e strumenti finanziari dedicati per sostenere l’imprenditoria femminile; aiutare le donne a trovare i fondi e la consulenza tecnica necessari per far crescere la loro attività; sostenere le donne imprenditrici nei settori in cui sono molto carenti, come l’alta tecnologia e i settori scientifici, tecnologici, ingegneristici e matematici (STEM).

Infine, è necessario evidenziare che l’ampliamento dell’offerta di prodotti ad hoc per gli utenti femminili a cui si assiste è incoraggiata da un altrettanto forte domanda delle donne, sia come operatori del settore finanziario, sia in qualità di investitrici. Secondo un recente sondaggio condotto a livello globale da eToro (rete sociale di investimento), infatti, gli effetti della pandemia hanno incoraggiato una maggiore consapevolezza finanziaria, e questo è valido ancora di più tra le donne.