Mario Nava Commissione UE | ESG News

Salone del Risparmio

Nava (Commissione Ue): il net zero sarà realtà anche grazie al risparmio privato

L’Europa ambisce a diventare la prima economia al mondo a emissioni zero e a neutralità climatica entro il 2050. Un obiettivo ambizioso che impone una strategia di lungo termine e un impegno intenso e coordinato di policy maker, istituzioni, industria e cittadini. Infatti, è solo questione di tempo ma è ormai sicuro che il net zero “sarà una realtà”, afferma con convinzione Mario Nava, direttore generale della Direzione generale per il sostegno alle riforme strutturali della Commissione UE, in occasione della conferenza organizzata da Assogestioni “Net zero, sogno o realtà?” al Salone del Risparmio 2023. 

La questione, prima ancora che economica, è politica, sottolinea Nava. E ciò risulta evidente, ad esempio, se si guarda al Green Deal Industrial Plan dell’Europa, ovvero la declinazione in un’economia di transizione verde verso il piano industriale, e all’Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti. Se si confrontano i due piani, si notano sia convergenze che divergenze nel percorso, ma l’intento comune è quello di salvare il Pianeta. Tale obiettivo, evidenzia l’esperto della Commissione, è così centrale perché delineerà la struttura dell’industria nei prossimi 30-50 anni e va monitorato continuamente, stabilendo degli obiettivi intermedi. “La Commissione UE è sempre stata molto diligente in questo senso. Il PNRR, non a caso, impone delle verifiche due volte all’anno della transizione in atto. Inoltre, per gli obiettivi intermedi le istituzioni europee hanno previsto iniziative ad hoc come il Fit for 55”, spiega Nava. 

Da una delle indagini portate avanti da Bruxelles, l’Eurobarometro Flash, è emerso che la transizione energetica è tra i 4 interessi maggiori dei cittadini europei, insieme a salute pubblica, istruzione e condizioni sociali. “I cittadini europei, dunque, sono culturalmente e profondamente interessati alla transizione e questo dato è estremamente importante perché è solo se la transizione viene sostenuta da loro che le istituzioni possono sperare che gli obiettivi siano rispettati”, sottolinea Nava. Inoltre, sono proprio i cittadini con i loro risparmi che trainano la transizione. “Per questo motivo la fiducia dei mercati è essenziale”, aggiunge l’esperto. 

Le istituzioni, però, oltre a dare una spinta alla transizione con iniziative di vario tipo, hanno il compito di supportare i governi nazionali da un punto di vista tecnico e normativo. “La Commissione e gli Stati stanno costruendo modelli nuovi per riemergere dalle crisi degli ultimi 3 anni. Esistono molti esempi di supporto finanziario e regolamentare dell’UE, tra cui il Social Climate Fund. Anche la stessa Direzione generale che dirigo è un esempio di supporto tecnico che, a tre anni dalla sua istituzione, sta portando avanti diversi progetti, di cui molti dedicati alla finanza sostenibile. Ne è un esempio il green budgeting per le amministrazioni pubbliche o l’accademia per i supervisori di finanza digitale. Il nostro obiettivo è quello di instillare nelle amministrazioni nazionali la capacity building, trasferire loro le competenze. Se vogliamo raggiungere l’obiettivo net zero è fondamentale uno scambio continuo tra Commissione e amministrazioni pubbliche”, conclude Nava.

In questo contesto, come sottolineato dall’esperto della Commissione, i rappresentanti del mondo del risparmio gestito e degli investitori, ma anche le aziende, svolgono un ruolo centrale come abilitatori della transizione.

Uno degli obiettivi principali degli asset manager, dunque, deve essere quello di dimostrare ai risparmiatori che investire nella sostenibilità significa anche investire bene, ovvero tutelare il rendimento finanziario. “Identificare le società più attente a implementare strategie volte a mitigare i rischi climatici all’inizio può significare sostenere qualche costo in più ma nel lungo periodo vuol dire ridurre i costi legati ai rischi ESG”, sottolinea Maria Paola Toschi, Global Market Strategist di J.P. Morgan AM. “Inoltre”, aggiunge la Toschi, “gli asset manager devono instaurare un dialogo con le aziende e devono accompagnarle nel percorso di transizione attraverso l’attività di engagement e stewardship. Nel 2022 J.P. Morgan ha svolto oltre 9.000 incontri con più di 3.000 aziende ubicate in 60 Paesi. L’obiettivo in tutte le assemblee è stato quello di sensibilizzare le società su queste tematiche, individuando i punti deboli e identificando un percorso insieme per raggiungere gli obiettivi. Così gli asset manager possono contribuire al cambiamento”. 

Nel rapportarsi con i clienti e gli investitori, sottolinea Federica Calvetti, Head of ESG & Strategic Activism di Eurizon, gli asset manager devono tenere in considerazione che non tutti gli interlocutori si trovano allo stesso punto del percorso verso il net zero. “Questo comporta, ad esempio, che interfacciarsi con società europee non è lo stesso che dialogare con i mercati emergenti. E i gestori devono adeguarsi per coinvolgere più settori possibili e i Paesi nella transizione energetica. È la collaborazione e l’accompagnamento che porta il risultato al tavolo”, afferma Calvetti. 

Anche le aziende sono coinvolte in prima persona nel processo di transizione, soprattutto  quelle del settore energetico. Giulia Genuardi, Head of Sustainability Planning and Performance Management & Human Rights di Enel, evidenzia come ci siano “infinite soluzioni diverse per raggiungere il net zero”. L’importante, sottolinea Genuardi, è che ci sia un cambiamento complessivo dei modelli di business per rendere concreti i percorsi. “In Enel ormai da anni lavoriamo sulle emissioni dirette, ma il net zero comprende anche quelle indirette. Ed è su queste che dobbiamo concentrare ora i nostri maggiori sforzi. Anche alla COP 27 i leader mondiali hanno insistito sull’importanza di coinvolgere l’intera supply chain nel processo di decarbonizzazione”, afferma l’esperta. 

E per un fondo pensione cosa significa essere net zero? Il tema, come spiega Andrea Mariani, direttore generale del fondo pensione Pegaso, è piuttosto nuovo nel settore. Negli ultimi tempi, però, sempre più fondi pensione realizzano policy di sostenibilità. “Pegaso si è attivata iniziando a ridurre la CO2 nei portafogli e integrando le convenzioni con i gestori. Ma il percorso verso il net zero è ancora lungo. Dovrebbe essere una stella polare, un punto di riferimento verso cui tendere per tutti i fondi pensione, soprattutto per quelli contrattuali come Pegaso”, sottolinea Mariani. “Il punto di partenza per costruire il net zero per un fondo come Pegaso”, conclude l’esperto, “è fissare un benchmark da rispettare, che può essere più o meno ambizioso, verso la decarbonizzazione. Successivamente, il fondo deve scegliere quali asset class e quali tipi di transizione intraprendere, anche in questo caso tenendo in considerazione le differenze dei settori e dei Paesi. L’obiettivo è infatti accompagnare tutti gli stakeholder in questo passaggio verso un mondo più sostenibile”.