Il CFA Institute (Chartered Financial Analyst) ha recentemente rilasciato alcuni nuove regole per le informazioni ESG, accodandosi al numero di enti e regolatori che stanno cercando di portare un po’ di ordine nell’ambito delle divulgazioni ESG. La mossa del più accreditato ente che rilascia certificazioni agli analisti finanziari è stata tuttavia criticata da diversi asset manager e associazioni di categoria che hanno giudicato inopportuno il tempismo perché arrivato alla vigilia del varo del poderoso pacchetto normativo della UE, mentre sul fronte statunitense si attende quale sarà la nuova bussola politica che verrà data dal nuovo presidente Joe Biden dopo che la precedente amministrazione non ha spinto gli investimenti ESG.
D’altro canto l’esigenza di maggiori informazioni sui rischi ESG nei portafogli è sempre più sentita dagli investitori finanziari data l’esplosione di interesse per gli investimenti sostenibili. Ed è vero che la mancanza di standard significa che i report variano notevolmente, lasciando anche aperti spiragli per il greenwashing.
Seppur quindi l’azione del CFA institute vada nella giusta direzione, molti investitori pensano che sia prematuro e che un nuovo set di regole possa creare più confusione che chiarezza.
tra i critici ci sarebbe, secondo quanto riportato dal Financial Times, l’Investment Company Institute, con sede a Washington e con AUM per 26 trilioni di dollari che in una risposta alla consultazione sullo sforzo di CFA, avrebbe affermato che “non crediamo che sia possibile per il CFA guidare la convergenza attorno a uno standard globale in questo momento”.
In questo percorso normativo un ruolo molto importante riguarda l’atteggiamento della politica, e le istituzioni in Europa e negli Stati Uniti stanno percorrendo strade diverse. L’anno prossimo l’UE introdurrà regole che obbligano i gestori a fornire informazioni dettagliate sulla sostenibilità dei loro investimenti, mentre le autorità di regolamentazione statunitensi non hanno finora cercato di favorire gli investimenti ESG.
Secondo un’altra associazione, l’ICI, sempre citata dal quotidiano UK, lo standard CFA “non può evitare o conciliare tutti i potenziali conflitti e i requisiti sovrapposti e aggiungerebbe solo un altro livello di complessità e probabile divergenza per i gestori”.
Anche Sifma AMG, con AUM pari a 45 trilioni di dollari, avrebbe invitato il CFA a sospendere i suoi lavori “fino a quando il pensiero normativo statunitense non sarà stato ulteriormente sviluppato in questo spazio”. Candriam ha aggiunto che lo standard creerebbe costi aggiuntivi per i fondi con sede in Europa che devono già far fronte a molteplici requisiti di informativa ESG.
In risposta a questa perplessità del mercato Chris Fidler, Standard Senior Director presso CFA, ha affermato che l’istituto non si sarebbe tirato indietro, sostenendo che il suo mandato globale significava che aveva il dovere di aiutare gli investitori e i professionisti al di fuori degli Stati Uniti e dell’Europa. Fidler, interpellato da Ft, afferma: “Ci sono moltissimi mercati che non hanno nemmeno iniziato a contemplare le normative per le divulgazioni ESG, di conseguenza riteniamo che sia nostra responsabilità fornire loro una guida su come affrontare questa sfida etica”.
Secondo quanto riportato da FT, Il CFA, che prevede di pubblicare la prossima bozza del suo standard volontario nel maggio 2021, ritiene che la sua esperienza nello sviluppo di standard di performance degli investimenti, ampiamente utilizzati a livello globale e noti come GIPS, è un ottimo punto di partenza per lanciare uno standard ESG, a livello globale .
Non tutti gli asset manager si sono opposti al lavoro del CFA, Aegon Asset Management, RBC Global Asset e Lazard Frères Gestion sostengono la mossa, secondo quanto riportato dal Financial Times.