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Indici ESG

IIGCC: 5 principi per migliorare i benchmark net zero degli indici ESG

In che modo i fornitori di indici possono allineare meglio i benchmark con il percorso verso il net zero? In un report l’IIGCC (Institutional Investors Group on Climate Change) ha racchiuso il parere di più di 30 investitori sulle offerte net zero dei principali fornitori di indici e sull’impatto della regolamentazione europea. Il risultato sono cinque principi chiave da considerare.

Il riferimento normativo dell’UE

In finanza un benchmark è un parametro di riferimento che viene utilizzato come indice oggettivo di riferimento per confrontare le performance di portafoglio rispetto all’andamento del mercato. I benchmark net zero, in particolare, istituiscono un confronto tra le caratteristiche di un portafoglio e i percorsi di decarbonizzazione. Pertanto, la fornitura di benchmark net zero significativi per accelerare l’allineamento del capitale investito nel mercato pubblico con la transizione è fondamentale per raggiungere gli obiettivi globali di mitigazione del cambiamento climatico e ridurre i rischi legati al clima. Per questo motivo, nel 2019, la Commissione europea ha stabilito i criteri per un benchmark ufficiale dell’UE allineato con l’accordo di Parigi (Paris Aligned Benchmark, PAB) o benchmark di transizione climatica (Climate Transition Benchmark, CTB), che integra il più ampio regolamento europeo sulla divulgazione di finanziamenti sostenibili (SFDR).

La riduzione delle emissioni è il requisito più importante richiesto da entrambi i benchmark, con una riduzione del 50% per il PAB e del 30% per il CTB, rispetto all'”universo investibile”. Oltre ai criteri di riduzione delle emissioni, è necessario soddisfare altri requisiti significativi affinché un parametro di riferimento possa essere contrassegnato con un’etichetta PAB o CTB, quali:

  • Le esclusioni: I CTB richiedono l’esclusione delle aziende coinvolte in attività legate ad armi controverse, alla coltivazione e produzione di tabacco e alle aziende che violano i principi dell’UNGC o le linee guida dell’OCSE. I PAB richiedono ulteriori esclusioni per le società coinvolte nella produzione di carbone, petrolio, gas e ad alta intensità energetica;
  • Il controllo del settore: requisito valido solo per le azioni, l’esposizione aggregata ai settori ad “alto impatto climatico” (come definiti dalla Commissione europea) deve essere almeno uguale a quella dell’universo investibile sottostante;
  • Scope 3: devono essere inclusi nella metodologia di riferimento i dati sulle emissioni Scope 3 per almeno i settori dell’energia, minerario, dei trasporti, delle costruzioni, dell’edilizia, dei materiali e industriale;
  • La trasparenza: sono stabiliti ulteriori requisiti per garantire la trasparenza sulla divulgazione della traiettoria di decarbonizzazione e l’accuratezza delle fonti di dati utilizzate. 

Con il riferimento normativo, tra il primo trimestre del 2017 e l’aprile 2023, gli investimenti in net zero benchmark sono aumentati da 10,2 miliardi di dollari a 100 miliardi, trainati principalmente da strategie di investimento passivo in fondi negoziati elettronicamente (ETF) PAB e CTB dell’UE. 

Andamento investimenti in net zero benchmark 2017-2023

Fonte: IIGCC, maggio 2023.

Sebbene questa crescita sia un segnale positivo, gli investitori coinvolti nella ricerca dell’IIGCC hanno notato alcune criticità che minacciano la realizzazione di una transizione verso il net zero davvero concreta. Vi sono infatti, delle aree di miglioramento dei PAB e dei CTB dell’UE, tra cui:

  • Il fatto che non distinguono tra riduzioni di emissioni organiche, ottenute per esempio tramite cambiamenti strutturali nelle strategie aziendali, rispetto a quelle conseguite mediante modifiche nella composizione del portafoglio
  • L’enfasi della regolamentazione sulle emissioni attuali rispetto ai piani e agli impegni futuri sminuisce l’attività di engagement degli investitori con i settori a più alta intensità di CO2. 
  • I regolamenti non prevedono un collegamento con le tassonomie che si stanno evolvendo per incentivare l’incremento degli investimenti nelle soluzioni climatiche o consentire attività fondamentali per abilitare la transizione.

Le sfide dei benchmark net zero per i fornitori di indici

La prima sfida dei benchmark net zero adottati fin qui è legata alla disponibilità e alla qualità dei dati climatici. L’IIGCC, infatti, sottolinea la necessità di uniformare i dati climatici che provengono da più fonti e di colmare le lacune dei dati non disponibili, garantendo allo stesso tempo un’elevata qualità. 

Il secondo punto su cui insiste l’IIGCC è l’importanza delle cosiddette metriche lungimiranti, ovvero quelle metriche che possono fornire informazioni sulla futura decarbonizzazione dei componenti dell’indice. La copertura dei dati in questo caso è ancora limitata poiché la documentazione empirica per fornire prove a sostegno è ancora insufficiente. 

La terza grande sfida è legata al fatto che c’è bisogno sia di definizioni più chiare dei percorsi di decarbonizzazione da intraprendere, che al momento non sono presenti né nella tassonomia, né in altri riferimenti normativi, sia di aggiornare i percorsi attuali con le evidenze scientifiche presenti e future. 

Un’altra componente chiave per la progettazione dei benchmark net zero è la possibilità di incorporare meccanismi che consentano agli investitori di utilizzare la propria influenza sulle aziende tramite le politiche di voto

I principi per benchmark net zero migliori

Dall’analisi dell’IIGCC emerge che le attuali normative possono introdurre diverse modifiche migliorative per consentire una maggiore efficienza nella prossima generazione di benchmark net zero. 

principi proposti dagli investitori per rispondere a queste sfide dovrebbero essere integrati nei processi di costruzione, manutenzione e rendicontazione dei benchmark net zero per migliorare le riduzioni delle emissioni nel mondo reale. Questi sono allineati e compatibili con il Net Zero Investment Framework, la metodologia più utilizzata dagli investitori che hanno fissato un impegno netto pari a zero. Il primo principio è onnicomprensivo, con i successivi quattro che lavorano insieme per consentirne la realizzazione.

Dare la priorità alle riduzioni delle emissioni nel mondo reale

I benchmark net zero possono avere il massimo impatto sull’economia reale quando adottano un processo basato sulle riduzioni delle emissioni legate all’economia reale e non alla ponderazione (ovvero prendendo in considerazione i titoli rappresentativi di un determinato settore o area geografica). Inoltre, i fornitori di indici dovrebbero analizzare e rendere note le modalità in cui le riduzioni delle emissioni vengono derivate dall’universo investibile, spiegando gli effetti contributivi da fonti quali riduzioni organiche del “mondo reale”, effetti di disinvestimento e riponderazione del benchmark. 

Garantire la trasparenza delle regole e delle conseguenze del benchmark

I fornitori di indici dovrebbero garantire una certa chiarezza su come il funzionamento dei benchmark porterà alla selezione delle attività, la loro ponderazione all’interno dell’indice e come l’indice si allinea con l’obiettivo net zero. La trasparenza consente agli investitori di prendere decisioni di investimento informate ed efficaci, sottolinea l’IIGCC. 

Incorporare un approccio settoriale e regionale

I parametri di riferimento dovrebbero tenere in considerazione il fatto che ogni settore e regione necessita di tempi di adeguamento diversi. Dunque, nel determinare i pesi dell’indice, il gruppo di lavoro suggerisce di assegnare diversi percorsi di riduzione delle emissioni per i vari settori. In particolare, è necessario fare una distinzione tra settori ad alta e bassa intensità di carbonio e tra Paesi sviluppati ed emergenti. 

Dare priorità ai dati pubblici disponibili e integrare metriche di allineamento alternative

Per garantire più trasparenza, la metodologia dovrebbe dare la priorità ai dati pubblicamente disponibili ed essere replicabile, indicando le fonti utilizzate. Inoltre, i benchmark net zero possono utilizzare una serie di metriche alternative che riflettono meglio il potenziale di transizione e migliorano le riduzioni delle emissioni nel mondo reale. L’incorporazione di metriche e informazioni lungimiranti può avere un impatto positivo sul portafoglio rispetto a un indice che utilizza solo le emissioni finanziate. Inoltre, considerare l’incorporazione di metriche che indichino se un componente dell’indice sta fornendo investimenti in soluzioni climatiche, amplierà l’esposizione e faciliterà maggiori finanziamenti alle aziende che sono fondamentali per la transizione. 

Facilitare il coinvolgimento per migliorare il comportamento degli emittenti

Gli investitori e i fornitori di indici dovrebbero fare attività di engagement con i componenti esistenti e potenziali di un benchmark con l’obiettivo di migliorare i comportamenti aziendali. Pertanto, le metriche che si allineano alle strategie di coinvolgimento dovrebbero essere incorporate nelle metodologie di costruzione dell’indice.