La quota di fondi di investimento dell’UE che contengono termini ESG nel proprio nome è aumentata da meno del 3% nel 2013 al 14% nel 2023. È quanto emerge da un articolo dell’ESMA (European Securities and Markets Authority), l’autorità di regolamentazione e vigilanza dei mercati finanziari dell’UE, in cui esplora l’uso del linguaggio relativo ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nei nomi e nella documentazione di oltre 36.000 fondi di investimento dell’UE che rappresentano complessivamente un Aum pari a 16 trilioni di euro. Si tratta di un importante progresso, ma restano comunque dei margini di miglioramento. L’autorità, infatti, nell’articolo evidenzia anche che i gestori di fondi tendono a preferire l’utilizzo di un linguaggio generico, ricorrendo a termini come “ESG” o “sostenibile” invece che a parole più specifiche, rendendo più difficile per gli investitori verificare che il portafoglio del fondo sia in linea con il nome.
L’obiettivo della pubblicazione è di arginare il fenomeno del greenwashing, una delle priorità della strategia dell’ESMA sulla finanza sostenibile, fornendo una valutazione del modo in cui i fondi di investimento si dichiarano sostenibili. Se da un lato, infatti, la forte domanda di prodotti sostenibili da parte degli investitori incentiva gli asset manager a fornire sempre più prodotti ESG, tanto che a fine 2022 il patrimonio dei fondi ESG UE ha superato la cifra record di 2.000 miliardi di euro (dati Morningstar), dall’altra li incentiva anche ad adottare pratiche di greenwashing per soddisfare le loro aspettative. Ciò significa, sottolinea l’ESMA, che i gestori di fondi potrebbero cercare di attrarre afflussi netti più elevati, facendo affermazioni fuorvianti o imprecise sul profilo ESG dei loro fondi con l’obiettivo di renderli più attraenti per gli investitori finali. In questo articolo l’ESMA esplora i rischi e le opportunità derivanti dalla diffusione dei fondi ESG, cercando di chiarire come si sono evoluti i nomi dei fondi negli ultimi anni e quali sono le caratteristiche dei fondi che rilasciano dichiarazioni ESG.
Risultati principali
Dall’analisi dell’ESMA dei nomi dei fondi, che considera tutti i fondi di investimento domiciliati nell’UE che investono in valori mobiliari (OICVM) in funzione tra la metà del 2013 e la metà del 2023, emerge che il 2015 è l’anno che funge da vero spartiacque. È dall’Accordo di Parigi, infatti, che si registra il trend di crescita degli investimenti sostenibili.
Evoluzione dei nomi dei fondi nell’UE
Un altro dato interessante e degno di attenzione che emerge dallo studio dell’ESMA è che quasi tutti i fondi che scelgono di utilizzare il linguaggio ESG nel proprio nome hanno preferito termini meno specifici correlati alla sostenibilità, che sono cresciuti in modo esponenziale durante il periodo preso in esame. Al contrario, le denominazioni più specifiche riferite alla sfera ambientale, “E”, o sociale, “S”, non si sono diffuse nello stesso modo, come si vede nel grafico di seguito.
Evoluzione dei nomi ESG tra i fondi dell’UE
Ciò solleva una questione rilevante dal punto di vista dei rischi di greenwashing. Naturalmente, potrebbero esserci buone ragioni per cui un gestore di fondi preferisce utilizzare parole ESG meno specifiche nel proprio nome, ad esempio per il fatto che possono consentire a un fondo di essere più flessibile in termini di asset allocation nel tempo e anche di puntare a un portafoglio più diversificato. Tuttavia, avverte l’ESMA, è anche vero che, se un fondo fosse indifferente rispetto alla diversificazione e alla flessibilità di allocazione, l’uso di parole più specifiche renderebbe anche più semplice per gli investitori verificare se il portafoglio del fondo è in linea con il nome.
Come evidenziato nella ricerca, il nome non è l’unico modo in cui un fondo può distinguersi per le sue caratteristiche di sostenibilità o il suo obiettivo di investimento. Ad esempio, i fondi possono scegliere di comunicare tramite materiale di marketing, come schede informative, o tramite il prospetto. Di fatto, dall’entrata in vigore dell’SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), i fondi dell’UE che promuovono caratteristiche ambientali e sociali e i fondi con un obiettivo di investimento sostenibile devono divulgare ulteriori informazioni relative alla sostenibilità.
Tuttavia, c’è una lacuna normativa dato che il regolamento lascia ancora piena flessibilità alla società di gestione nella descrizione del fondo, criticità che ha portato diversi asset manager a declassare diversi fondi che avevano classificato come articolo 8 o 9 per evitare di incorrere nell’accusa di greenwashing.
Infine, applicando tecniche di elaborazione del linguaggio naturale (NLP) per valutare più di 100.000 documenti di fondi, nello studio l’ESMA riscontra anche che i fondi venduti agli investitori retail sono associati a un linguaggio ESG più ampio nei documenti di informativa rispetto ai fondi rivolti agli investitori istituzionali, ma questo effetto non esiste per la strategia di investimento o il materiale di marketing. Pertanto, l’ESMA deduce che i fondi che si rivolgono agli investitori retail inseriscono ulteriori dichiarazioni ESG nei documenti creati appositamente per migliorare la comprensione del fondo da parte degli investitori al dettaglio. Ciò suggerisce che i gestori di fondi adattino le loro strategie di comunicazione alle varie tipologie di clienti, sottolineando l’importanza di garantire coerenza tra i diversi tipi di documentazione e di monitorare questo tipo di canale di comunicazione, in un’ottica di tutela degli investitori.
Conclusione
La transizione verso un’economia più verde richiederà ingenti risorse finanziarie. Per soddisfare queste esigenze di investimento, saranno necessari ingenti capitali privati. Per garantire che i prodotti di investimento ESG rimangano attraenti, è fondamentale che gli investitori abbiano fiducia che i prodotti finanziari sostenibili offerti loro siano descritti accuratamente.
Con la crescita della popolarità degli investimenti ESG, infatti, crescono anche i rischi del greenwashing. Oltre al danno per i singoli investitori, il greenwashing può avere profonde conseguenze sulla fiducia della comunità complessiva degli investitori nell’efficacia dei regimi di divulgazione legati alla sostenibilità, con effetti negativi sui finanziamenti necessari per la transizione delle economie verso uno stato più sostenibile. Per questo, affrontare il greenwashing deve restare una priorità per enti come l’ESMA.