Regole chiare per le ESG label. L’European Securities and Markets Authority (ESMA) ha infatti annunciato l’avvio di una consultazione per la proposta di norme sull’uso di termini ESG o legati alla sostenibilità nei nomi dei fondi di investimento.
L’iniziativa mira a proteggere gli investitori dal rischio di greenwashing, garantendo che i nomi dei fondi che includono termini come “ESG” o “sostenibilità” riflettano correttamente le politiche e gli obiettivi di investimento effettivi dei fondi.
Nello specifico, i principali elementi del documento di consultazione sulla bozza di linee guida per l’uso di termini ESG o legati alla sostenibilità nei nomi dei fondi su cui l’ESMA cerca di ottenere il feedback delle parti interessate sono:
- Se un fondo ha un qualsiasi termine legato all’ESG nel suo nome, una percentuale minima di almeno l’80% dei suoi investimenti deve essere utilizzata per soddisfare le caratteristiche ambientali o sociali o gli obiettivi di investimento sostenibile in conformità con gli elementi vincolanti della strategia di investimento, come indicato nell’SFDR;
- Se un fondo contiene nella sua denominazione la parola “sostenibile” o qualsiasi altro termine derivato dalla parola “sostenibile”, deve destinare all’interno dell’80% degli investimenti per “soddisfare le caratteristiche/obiettivi” di cui al precedente sottoparagrafo a) almeno il 50% della quota minima di investimenti sostenibili come definiti dall’SFDR;
- L’applicazione di salvaguardie minime a tutti gli investimenti per i fondi che utilizzano tali termini (criteri di esclusione);
- Considerazioni aggiuntive per specifiche tipologie di fondi (fondi indicizzati e fondi d’impatto).
“L’obiettivo è quello di garantire che gli investitori siano protetti da affermazioni di sostenibilità non comprovate o esagerate, fornendo al contempo sia alle Autorità Nazionali Competenti (ANC) che ai gestori patrimoniali criteri chiari e misurabili per valutare i nomi dei fondi che includono termini ESG o legati alla sostenibilità”, ha dichiarato la presidente dell’ESMA Verena Ross.
Le proposte incluse nella consultazione si concentrano principalmente sulla percentuale minima di investimenti richiesta per supportare un nome di fondo legato all’ESG. Le proposte specifiche includono una soglia dell’80% per l’uso di termini legati all’ESG, un’ulteriore soglia del 50% per l’uso di “sostenibile” o di qualsiasi altro termine legato alla sostenibilità, nonché regole per i fondi che utilizzano criteri di esclusione e per tipi specifici di fondi come i fondi d’impatto.
La consultazione giunge mentre le autorità di regolamentazione a livello globale, tra cui la FCA del Regno Unito e la SEC degli Stati Uniti, si stanno muovendo per affrontare i problemi associati alla proliferazione di prodotti e servizi d’investimento commercializzati come “ESG”, “verdi” o “sostenibili”, senza regole chiare che comunichino agli investitori gli attributi, le metodologie e i criteri effettivamente legati all’ESG che vengono presi in considerazione nei fondi.
All’inizio di quest’anno, l’ESMA ha pubblicato una tabella di marcia per la finanza sostenibile, che definisce le azioni prioritarie e le aree di implementazione per affrontare il mercato della finanza sostenibile, che sta emergendo e si sta evolvendo rapidamente. Tra le aree prioritarie figurano la lotta al rischio di greenwashing, la revisione dei requisiti di divulgazione dell’SFDR, l’implementazione dei requisiti per la progettazione di prodotti di investimento ESG e il contributo allo sviluppo di standard di rendicontazione della sostenibilità.
L’ESMA ha dichiarato che la consultazione rimarrà aperta fino al 20 febbraio 2023 e che intende finalizzare la guida in seguito.