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EU Corporate Sustainability Due Diligence Directive

CSDD: la direttiva UE sulla due diligence ESG è poco ambiziosa secondo i player finanziari

Spetterà ai singoli Stati membri dell’UE decidere se applicare nei mercati finanziari le norme previste dalla CSDD, la proposta di direttiva della Commissione europea sulla due diligence di sostenibilità delle imprese (EU Corporate Sustainability Due Diligence Directive). È questa la decisione emersa dalla posizione negoziale del Consiglio europeo resa nota il 1 dicembre. 

La bozza della direttiva pubblicata all’inizio di quest’anno dalla Commissione UE indica i requisiti obbligatori di due diligence che le aziende devono attuare per identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi dell’attività delle aziende sui diritti umani e sull’ambiente. L’aspetto più importante previsto dalla proposta della direttiva è l’applicazione delle proposte non solo alle attività dell’azienda, ma anche alle sue filiali e alle catene di fornitura, compresi i rapporti commerciali diretti e indiretti, quindi in sostanza a tutta la value chain. Rispetto alla versione iniziale, tuttavia, i ministri europei che si sono riuniti a inizio dicembre hanno alleggerito la responsabilità delle aziende sugli impatti negativi che si riscontrano lungo la catena del valore. Diversi governi, tra cui Spagna, Francia e Italia, hanno poi insistito perché venisse sostituito il termine “catena del valore” con il concetto di “catena di attività” che include la supply chain delle imprese e soltanto una fetta molto ristretta della parte a valle della catena del valore.

I principali obiettivi della CSDD sono migliorare le pratiche di governance aziendale per integrare meglio i processi di gestione e la mitigazione dei rischi e degli impatti sui diritti umani e sull’ambiente, evitando la frammentazione degli obblighi di dovuta diligenza nel mercato unico, per creare certezza giuridica per le imprese e le parti interessate rispetto ai comportamenti e le responsabilità attese nella catena del valore. Considerando non solo le attività dell’azienda, ma anche quelle dei fornitori, la direttiva intende aumentare la responsabilità delle imprese per gli impatti negativi.

Le reazioni alla bozza della Commissione siano state contrastanti. Sebbene sia stata favorevolmente accolta dalla comunità degli investitori, alcuni hanno espresso critiche. In particolare la proposta è stata definita poco ambiziosa e potenzialmente dannosa in termini di uniformità a livello europeo. 

Quanto all’inclusione del settore finanziario nella direttiva CSDD, i commenti degli osservatori sono stati positivi a condizione che il testo finale sia allineato alle linee guida dell’OCSE per le imprese multinazionali e ad altre normative pertinenti, come l’SFDR.  

Tuttavia la possibilità di lasciare agli Stati membri il compito di decisioni se seguire queste prescrizioni, secondo gran parte degli attori finanziari, significa creare una disparità di condizioni all’interno dell’Unione Europea. Sono della stessa l’opinione anche molte ONG che hanno espresso la propria preoccupazione, tra cui ShareAction e WWF. 

Già prima dell’adozione della posizione negoziale del Consiglio, Eurosif insieme a PRI aveva mostrato il proprio sostegno alla proposta di direttiva rilasciando anche 5 raccomandazioni chiave:

  • Richiesta di una due diligence solida rivolta lungo tutta la catena del valore;
  • Ampliamento del campo di “applicazione personale” delle società finanziarie e non finanziarie dell’UE ai sensi della direttiva;
  • Garanzia che siano gli amministratori ad avere la responsabilità e la supervisione dei requisiti di due diligence, degli obiettivi climatici e dei piani di transizione; 
  • Rafforzamento dei requisiti sui piani di transizione e aumento dell’allineamento con la CSRD.

In seguito alla decisione del Consiglio, il direttore esecutivo di Eurosif, Aleksandra Palinska, ha ribadito l’importanza di evitare qualsiasi incoerenza o sovrapposizione con altre norme, nonché la necessità di impedire di rendere l’ambito di applicazione un’opzione per gli Stati membri. 

Dopo questa fase il Consiglio avvierà i negoziati con il Parlamento UE per decidere la versione finale del testo legislativo. Pertanto, la speranza di chi è rimasto deluso dalla rotta intrapresa fin qui dalle istituzioni europee in merito alla CSDD, è che il Parlamento si impegni a rilanciare con una presa di posizione più ambiziosa.