L’irrisolta questione su dove collocare l’energia nucleare nel panorama della transizione energetica continua ad animare il dibattito pubblico e all’interno della Commissione europea.
Nelle scorse settimane, si è assistito alle prese di posizione di paesi come la Francia, che spinge affinché il nucleare venga classificato come energia pulita, e quelle di altre nazioni come la Germania, che è in fase di smantellamento delle proprie centrali nucleari, e spinge quindi per conferire l’etichetta di green piuttosto al gas naturale.
In questo contesto, anche i principali attori del settore finanziario si sono pronunciati a riguardo, società di asset management incluse.
Secondo Gabriela Herculano, la CEO di iClima Earth, fintech green londinese che in partenership con HANetf ha lanciato i primi ETF in Europa che puntano su energia distribuita e su aziende che consentono di evitare emissioni di CO2, sottolinea i punti di forza delle energie rinnovabili rispetto al nucleare.
“La crisi in corso mette in evidenza come ancora troppo poco sia stato fatto negli ultimi anni verso gli investimenti in energie rinnovabili: anche se comparata alle opzioni nucleari le energie green sono più economiche, meno rischiose e più capaci di soddisfare i bisogni di energia nel breve termine”, ha commentatola CEO di iClima Earth. “Ecco perché un recente report sullo stato del settore nucleare dichiara che il nucleare è irrilevante nella capacità elettrica di oggi del mercato delle nuove costruzioni, dimostrando che la capacità nucleare globale è diminuita dello 0.4GW, in confronto ad una crescita di più di 250GW per le fonti rinnovabili. Una delle ragioni a sostegno è il costante calo del costo delle energie rinnovabili. Il levelized cost dell’energia solare fotovoltaico (“LCOE”) è sceso di circa il 90% nell’ultimo decennio, mentre il LCOE dell’energia nucleare è cresciuto di circa il 33% negli ultimi anni”.
“Per noi di iClima il LCOE del fotovoltaico continuerà a diminuire notevolmente nel prossimo decennio, arrivando a $20/MWh nel 2030. Prevediamo anche una più grande diffusione del “solare locale” che fornisce una maggiore affidabilità e in molte regioni è già più economica delle tradizionali soluzioni di rete”, ha aggiunto Gabriela Herculano. Per la CEO di iClima, è infatti molto rischioso l’approccio di chi ritiene che “la riduzione delle emissioni e l’affidabilità dell’offerta necessiti la realizzazione di tutte le opzioni possibili, includendo il nucleare”, perché questo porterebbe al “crowding out” degli investimenti necessari nelle rinnovabili. A sostegno della sua posizione, la Herculano cita una ricerca pubblicata nell’ottobre 2020 su Nature.com, dove si sottolinea che se i Paesi volessero abbassare le emissioni nel modo più definitivo conveniente possibile, dovrebbero dare la priorità alle energie rinnovabili piuttosto che al nucleare. “Infatti, analizzando i progetti passati dove veniva utilizzata l’energia nucleare, questi avevano previsti costi di costruzione maggiori, ritardi, e ampi tempi d’esecuzione rispetto agli attuali progetti rinnovabili di simili dimensioni”, conclude la CEO.
Anche Massimiliano Comità, Portfolio Manager di AISM Luxembourg, società di gestione indipendente fortemente orientata ai principi di sostenibilità e responsabilità, si esprime contrario alla proposta di includere gas naturale e nucleare tra le energie pulite.
“Il gas e il nucleare saranno considerati come fonti che aiuteranno la transizione, fin quando le rinnovabili non saranno sufficienti”, ha affermato Comità. “Ma proviamo a fare due conti: per costruire una centrale nucleare ci vogliono sette anni e la vita media di un reattore di terza generazione è stimata in 60-100 anni. Può un simile progetto considerarsi di transizione, quando l’obiettivo di emissioni nette zero è fissato per il 2050?”. Il Portfolio Manager di AISM Luxembourg sottolinea inoltre che i “costi di costruzione sono esorbitanti, tanto che l’energia prodotta col nucleare ha un costo di circa 3 volte superiore rispetto a quello dell’energia prodotta dall’eolico offshore e di 6 volte maggiore rispetto a quello dell’energia solare”. Comità a chi potrebbe chiamare in causa il fatto che le centrali nucleari hanno lunga vita e permettono quindi di rientrare dell’investimento, risponde che “analizzando la durata media di un impianto eolico o solare e il fatto che le due tecnologie riducono anno dopo anno i prezzi per ogni chilowattora installato, anche questa obiezione non pare del tutto convincente. La verità è che i soldi investiti in gas e nucleare oggi sono fondi in meno per le energie più verdi”.
Comità pone poi un quesito: “Se tecnologie come il solare, il wind e l’idrogeno potessero soddisfare i nostri fabbisogni energetici oggi, Ursula Von der Leyen penserebbe al nucleare a al gas come fonti sostenibili? Rispondendo a questa domanda, forse, potremmo capire se la decisione è stata presa perché convinti che il nucleare sia una fonte green, o a causa della contingente necessità di energia”.
In conclusione, Comità ricorda che entro fine maggio sarà raggiunta e resa nota la decisione della Commissione, e che, indipendentemente da questa, “la finanza privata forse subirà una spaccatura tra coloro che seguiranno la Tassonomia e coloro che, sposando il pensiero del Ministro dell’Economia e della protezione del clima tedesco Robert Habeck, qualificheranno l’inserimento del gas e del nucleare fra le fonti sostenibili come mero greenwashing”.