Conflitto e fondi sostenibili

Columbia Threadneedle: il conflitto ha creato una “tempesta perfetta” per i fondi ESG

Proprio mentre la pandemia da Covid-19 entrava in una fase endemica più gestibile, il mondo si è trovato di fronte a una nuova sfida: la guerra in Europa. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia (due paesi ricchi di risorse) ha intensificato gli shock sull’offerta di energia e materie prime in tutto il mondo, mentre i nuovi lockdown in Cina hanno ulteriormente aggravato le turbolenze lungo le filiere produttive. Ciò si è tradotto in un ulteriore rialzo dell’inflazione e dei rendimenti obbligazionari nel trimestre, creando una tempesta perfetta per i fondi sostenibili.

Pauline Grange, gestore del fondo Columbia Threadneedle (Lux) Sustainable Outcomes Global Equities

Come ha scritto qualche giorno fa il Financial Times, “l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha reso ancora più arduo l’immenso compito di ridurre la dipendenza dell’economia globale dai combustibili fossili. Ora i governi e le aziende stanno cercando di bilanciare le loro ambizioni ecologiche con i nuovi imperativi della sicurezza energetica”. Inoltre, sottolinea ancora la testata britannica, “il conflitto ha suscitato anche una discussione sul ruolo dei produttori di petrolio e gas nei portafogli degli investitori“. Pertanto, se è vero che c’è un’indiscutibile spinta verso gli investimenti in rinnovabili, nel breve periodo sembrerebbe altrettanto certo che, a causa del problema della sicurezza energetica, ci sarà un inevitabile ricorso a fonti energetiche meno “green”.

Come spiega Pauline Grange, gestore del fondo Columbia Threadneedle (Lux) Sustainable Outcomes Global Equities di Columbia Threadneedle Investments, con l’Europa nel bel mezzo di una grave crisi energetica e i consumatori alle prese con prezzi alle stelle, l’UE ha dovuto rapidamente rivedere i suoi piani energetici. L’obiettivo è sostituire il 100% del gas russo entro il 2030 attraverso il ricorso a fonti alternative e, quindi, attualmente la politica dell’Unione punta ancora di più sulla transizione all’energia rinnovabile e sull’elettrificazione dell’economia. Pertanto, la strategia europea resta allineata alla politica di decarbonizzazione dell’UE Fit for 55, pacchetto climatico adottato dalla Commissione a luglio 2021, che mira a una riduzione del 55% delle emissioni di carbonio entro il 2030. Rispetto al precedente piano di decarbonizzazione vi è però una grande differenza: questo è più urgente e implica una rimodulazione accelerata delle forniture e dei consumi energetici dell’Europa ben prima del 2030.

Opzioni dell’UE per ridurre le importazioni di gas russo (mld di m3) entro il 2025

Fonte: Bellona, E3G, Ember e RAP, e le proiezioni basate su modelli della Commissione europea a sostegno delle iniziative della politica Fit for %%, 2022. 
 

Secondo la Grange, fondamentale per questa politica sarà l’aumento della percentuale di energie rinnovabili sulla produzione energetica complessiva dell’Europa fino al 45% entro il 2030. A tale scopo occorrerà quadruplicare l’impiego della capacità annua solare e triplicare quella eolica rispetto all’obiettivo iniziale di Fit for 55, che si prefiggeva di raddoppiare l’impiego esistente. Si stima infatti che, a partire dal 2026, l’Europa potrebbe raggiungere il picco della capacità rinnovabile di oltre 150 GW all’anno rispetto agli attuali 30 GW annui. 

Ad oggi, secondo l’esperta di Columbia Threadneedle, uno dei maggiori ostacoli all’espansione della capacità rinnovabile è costituito dai lunghi tempi di autorizzazione. Il RePowerEU raccomanda agli stati membri di ridurre queste tempistiche a meno di un anno rispetto a quelle attuali, che vanno da quattro anni per il solare fino a nove anni per l’eolico. Le industrie pesanti, come quelle del cemento e dell’acciaio, sono forti consumatrici di gas e grandi produttrici di emissioni di carbonio, ma sono anche difficili da elettrificare. L’idrogeno verde è la soluzione a lungo termine scelta dall’Europa per decarbonizzare questi settori. Peraltro, con l’impennata dei prezzi del gas naturale, la relativa economicità dell’idrogeno verde (prodotto da energie rinnovabili) rispetto a quello grigio (prodotto usando il gas naturale) appare sempre più interessante. Secondo l’analista di Columbia Threadneedle, questi investimenti forniscono un impulso forte e duraturo alla crescita degli attori europei impegnati nello sviluppo delle rinnovabili su larga scala.

L’abbandono del gas russo non implica solo un cambio di fornitore di energia, ma anche un cambiamento delle abitudini di consumo, sostiene l’esperta di Columbia. L’Europa, infatti, intende abbattere il consumo di gas naturale negli edifici e nell’industria raddoppiando il numero di impianti a pompa di calore elettrica e investendo in misure di efficienza energetica. Dal momento che gli edifici sono i maggiori consumatori di gas naturale in Europa, l’UE si prefigge di raddoppiare (o quasi) le ristrutturazioni di immobili esistenti. 

Inflazione dei prezzi dei generi alimentari

Purtroppo, sottolinea la Grange, la guerra tra Russia e Ucraina non ha aggravato solo la crisi energetica, ma anche l’inflazione dei prezzi dei generi alimentari, che già prima dell’invasione si attestava su massimi decennali.

Un nuovo picco dei generi alimentari su scala mondiale (1990-2022)

Fonte: Bloomberg, aprile 2022. 

“Inoltre”, evidenzia l’esperta di Columbia Threadneedle, “stiamo assistendo a un rincaro dei fertilizzanti per effetto sia del balzo dei prezzi del gas (un fattore produttivo essenziale) sia della carenza di offerta, in quanto la Russia rappresenta il 25% dell’offerta a livello mondiale”. Il minore utilizzo di fertilizzanti in risposta a questo fenomeno incide ulteriormente sulla resa agricola, mentre il cambiamento climatico limita la produttività in America settentrionale e meridionale. L’aumento dei prezzi di generi alimentari ed energia, come spesso accade, ha un impatto sproporzionato sulle fasce demografiche a più basso reddito. Secondo la Grange, pertanto, i governi in tutto il mondo reagiranno “a suon di politiche sociali” per garantire ai consumatori una maggiore protezione.

Threadneedle Sustainable Outcomes Global Equities

Nell’ambito della strategia Threadneedle Sustainable Outcomes Global Equitiesl’agricoltura sostenibile costituisce un tema di investimento cruciale, con posizioni in Deere e Trimble, due società impegnate nello sviluppo di soluzioni tecnologiche innovative per l’agricoltura di precisione. Queste soluzioni digitali possono aiutare gli agricoltori ad affrontare alcune tra le sfide più pressanti: migliorare la resa riducendo al contempo l’utilizzo di acqua, fertilizzanti e pesticidi, automatizzare alcune attività per aiutare a gestire la carenza di manodopera e infine, attraverso l’utilizzo dei dati e dell’AI (Artificial Intelligence), comprendere meglio i mutevoli modelli meteorologici a livello mondiale.

Secondo la Grange, l’impegno della strategia Threadneedle Sustainable Outcomes Global Equities è importante oggi più che mai dal momento che le sfide climatiche non sono diminuite e lo scenario è allarmante, come si evince dai seguenti fattori:

  • Il cambiamento climatico colpirà tutte le regioni, con effetti più ramificati di quanto ipotizzato in precedenza, alcuni dei quali già irreversibili. Il settore finanziario non sarà risparmiato dal cambiamento climatico;
  • Il caldo estremo miete già le sue vittime in tutto il mondo, e ogni anno 12 milioni di persone sono sfollate a causa di inondazioni e siccità. Ad oggi, oltre il 40% della popolazione mondiale è altamente vulnerabile al cambiamento climatico;
  • Il cambiamento climatico ha già causato danni ingenti alla biodiversità e agli ecosistemi terrestri, con perdite in molti casi irreversibili. L’aumento delle temperature accelererà il tasso di estinzione. I sistemi efficaci di adattamento basato sugli ecosistemi (Ecosystem-based adaptation, EbA) possono ridurre i rischi del cambiamento climatico per le persone, la biodiversità e gli ecosistemi;
  • Attualmente, i rischi associati a livelli di riscaldamento più bassi sono maggiori di quanto ritenuto in precedenza, e il mondo è entrato in un’era di “calamità climatiche”. La mitigazione dei rischi e la loro condivisione a livello di tutte le istituzioni, dal settore pubblico a quello privato, sono fondamentali per promuovere l’adattamento e la resilienza.
A che punto siamo rispetto alle azioni da mettere in pratica per l’azzeramento delle emissioni

Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) il mondo ha una finestra temporale sempre più stretta per adattarsi al cambiamento climatico; se non agisce quanto prima, rischia di diventare invivibile. Il gruppo ritiene che l’abbattimento delle emissioni debba restare la priorità assoluta, con l’attuazione e il rispetto di obiettivi ambiziosi sulle emissioni di gas serra per il 2030. Purtroppo, sottolinea l’analista di Columbia Threadneedle, lo sforzo coordinato a livello globale necessario per conseguire l’azzeramento delle emissioni nette è messo a repentaglio dalle crescenti spaccature a livello geopolitico. Inoltre, il rincaro del gas naturale ha fatto sì che la più inquinante tra le fonti di energia, ossia il carbone, sia diventata più economica, tentando paesi e società a bruciarne quantità maggiori. Di conseguenza si osserva un rallentamento globale nella dismissione delle centrali termiche a carbone più vecchie e un aumento della produttività negli impianti a carbone esistenti. 

“Fortunatamente”, conclude la Grange, “questa tendenza viene compensata da una parallela accelerazione delle ambizioni rinnovabili dei vari paesi. Siamo convinti che le attuali sfide ambientali, sociali ed economiche a livello mondiale non facciano altro che rafforzare i nostri temi sostenibili strutturali, che stanno diventando una componente sempre più importante della soluzione”.