Criptovalute

PGIM: le criptovalute si scontrano con gli obiettivi ESG

L’ultimo crollo delle criptovalute – in gran parte causato dall’inadeguata progettazione di una cosiddetta “stablecoin” – pone in evidenza solo uno dei tanti motivi per cui le criptovalute sono una scelta errata per gli investitori a lungo termine, secondo PGIM, gestore patrimoniale globale con un totale di 1.400 miliardi di dollari del Gruppo Prudential Financial.

Nell’ultimo paper sui Megatrends prodotto da PGIM, “Cryptocurrency Investing: Powerful Diversifier or Portfolio Kryptonite?”, decine di professionisti dell’investimento di PGIM nei settori del reddito fisso, dell’azionario, del real estate, del private debt e degli alternativi analizzano le argomentazioni più comuni a favore delle criptovalute rilevando che l’investimento diretto in criptovalute offre pochi vantaggi a un investitore istituzionale, mentre aggiunge notevole volatilità e rischio.

David Hunt, Ceo di PGIM

“In qualità di investitori a lungo termine e di fiduciari per conto dei nostri clienti, per aggiungere una nuova asset class in portafoglio, essa deve rispondere a tre requisiti: deve avere un quadro normativo chiaro, deve costituire un’efficace riserva di valore e deve avere una correlazione prevedibile con altre asset class”, afferma David Hunt, Ceo di PGIM. “Attualmente le criptovalute non soddisfano nessuno di questi tre requisiti. È decisamente più una speculazione che un investimento”.

La ricerca di PGIM dimostra che le criptovalute sono un elemento di diversificazione per il portafoglio inaffidabile e sono inadeguate nell’ambito della copertura dall’inflazione o come bene rifugio. I recenti rendimenti corretti per il rischio non sono molto diversi da quelli di altre asset class, ma presentano ribassi più frequenti e maggiori. Inoltre, il contesto normativo incerto e le significative preoccupazioni ambientali, sociali e di governance rappresentano ulteriori fattori sfavorevoli per gli investitori a lungo termine.

“Le criptovalute potrebbero rappresentare l’eroica ricerca di un sistema di pagamento peer-to-peer decentralizzato, ma il loro prezzo si basa su un comportamento speculativo, anziché su una tesi fondamentale relativa al loro valore o alla loro utilità”, afferma Shehriyar Antia, Head of Thematic Research di PGIM. “Inoltre, essendoci poche prove a sostegno dello status di bene rifugio o di efficace copertura dall’inflazione, non vediamo alcuna ragione per cui le criptovalute debbano far parte dei portafogli istituzionali”.

Sfatare i miti sulle criptovalute

Le criptovalute si scontrano con gli obiettivi ESG: secondo gli esperti di PGIM, una singola transazione sulla blockchain del bitcoin equivale a 2 milioni di transazioni sulla rete Visa, ovvero all’incirca la stessa energia necessaria per alimentare mediamente una casa americana per oltre due mesi. Dal punto di vista della governance, l’anonimato e la difficoltà nel rintracciare l’identità dei proprietari ne fanno un mezzo di scambio privilegiato per le attività illecite, come eludere le sanzioni a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Secondo gli analisti di PGIM, le criptovalute non costituiscono una copertura efficace dall’inflazione: nel 2021, il prezzo del bitcoin e di altre criptovalute si è mosso insieme all’inflazione solo per un breve periodo, prima di scendere bruscamente. L’oro, invece, ha dimostrato fin dagli anni ’70 di poter essere una copertura efficace e affidabile contro l’inflazione.

Il Bitcoin, inoltre, non funge da bene rifugio: la criptovaluta più diffusa, sottolinea, PGIM, non ha rappresentato una forza stabilizzante all’inizio del 2020, quando i prezzi degli asset globali sono scesi vertiginosamente a causa dei lockdown indotti in tutto il mondo dal Covid. Il suo valore era di gran lunga inferiore a quello dei beni rifugio convenzionali.

Opportunità tangibili nella tecnologia blockchain

“Le criptovalute sono al centro del dibattito, ma è nella tecnologia sottostante che troviamo le opportunità di investimento più interessanti“, afferma Taimur Hyat, chief operating officer di PGIM. “Le aziende che abilitano applicazioni blockchain nel mondo reale – come la compensazione e il regolamento delle transazioni, la prevenzione delle frodi e la tokenizzazione di asset reali – offrono una creazione di valore significativamente maggiore nel corso del prossimo decennio. Vale l’antico assioma: quando c’è una corsa all’oro, investi in pale e picconi”.

In particolare, la tecnologia del registro distribuito e gli smart contract possono rivoluzionare alcuni aspetti dei servizi finanziari, della logistica e della gestione della catena di approvvigionamento, in quanto eliminano la necessità di verificare le controparti e gli scambi, nonché di riconciliare le transazioni e i registri.

La tokenizzazione degli asset immobiliari e infrastrutturali, inoltre, potrebbe ridurre sostanzialmente i costi delle transazioni e del servicing, aumentare la liquidità, semplificare le transazioni, migliorare la trasparenza dei prezzi e consentire una costruzione più granulare del portafoglio.

Infine, l’innovazione complementare in aree quali la prevenzione delle frodi, la conformità normativa e altri fattori chiave dell’ecosistema crypto, hanno il potenziale per generare rendimenti interessanti per le società che forniscono questi servizi.