climate change

L'opinione di Peter De Coensel di DPAM

Mercati, è necessario guardare sotto la superficie: energia, dollaro e cambiamento climatico

Nei prossimi mesi verrà posto grande interesse sul livello sul quale si assesteranno i tassi di policy nel momento in cui le rispettive banche centrali cercheranno di trovare un equilibrio tra crescita, inflazione e disoccupazione. Tuttavia, la speranza di assistere presto alla concretizzazione di tali tassi di equilibrio potrebbe essere infranta, data la frammentazione geopolitica. D’altra parte, bisogna affrontare la realtà e cercare ispirazione guardando a ciò che accade sotto la superficie. Questo esercizio potrebbe essere la base per un ribilanciamento dei portafogli nel prossimo ciclo di investimento, ribilanciamento che si rivela necessario per superare i benchmark dei portafogli modello tradizionali (europei). In genere, tali portafogli modello allocano tra il 50% e il 75% in titoli di Stato dell’UE, credito europeo ad alto merito creditizio e azioni.

Vi sono tre fattori che agiscono su un orizzonte temporale più lungo, ma che richiedono attenzione oggi. Il primo riguarda le preferenze regionali. Il secondo invita gli investitori a compiere una scelta sull’egemonia del dollaro USA, ossia una scelta valutaria. Il terzo riguarda il successo degli investimenti settoriali o l’importanza di selezionare modelli di business vincenti nelle economie che si adattano al cambiamento climatico.

Gli investitori dovrebbero considerare attentamente l’impatto relativo, a volte assoluto, delle dipendenze da materie prime, catena del valore o energia che i Paesi OCSE devono affrontare. La fragilità nei confronti delle perturbazioni della domanda e dell’offerta, i rischi legati al doppio deficit della bilancia dei pagamenti e la scarsa crescita delle esportazioni possono colpire il potenziale di crescita economica dell’UE, ma anche il settore manifatturiero e dei servizi degli Stati Uniti. Le ricette attiviste di politica monetaria e fiscale, che sono state utili per mitigare l’impatto della pandemia e dello stress energetico, potrebbero diventare meno efficaci nel momento in cui i flussi commerciali si destabilizzano in un mondo politicamente frammentato. Nel momento in cui le imprese non riescono a trasferire completamente sui consumatori l’aumento dei costi dei fattori produttivi e dell’energia, il tessuto delle economie occidentali si indebolisce. La concorrenza fiscale tra l’UE e gli USA, simboleggiata dalla rispettiva contrapposizione tra il piano industriale Green Deal e l’Inflation Reduction Act, potrebbe danneggiare i rating del rischio di credito di entrambe le parti. A ben vedere, le prospettive per i mercati sviluppati potrebbero impallidire rispetto alle opportunità rilevate nei mercati emergenti. La dipendenza dei Paesi industrializzati dai mercati asiatici per i semiconduttori, le materie prime e le batterie è considerevole. La dipendenza dell’UE dalle forniture energetiche degli Stati Uniti e del Medio Oriente è aumentata notevolmente con l’eliminazione graduale delle importazioni dalla Russia. Il protezionismo è in crescita. L’attività di analisi sull’impatto di una maggiore ponderazione dei titoli di Stato, del credito e delle azioni dei mercati emergenti selezionati dovrebbe ricevere oggi molta più attenzione (e coraggio) da parte degli investitori.

Una seconda corrente che potrebbe rafforzarsi, sottotraccia, è il declino dell’egemonia del dollaro USA come principale valuta di riserva e di scambio globale. La quota dell’USD sul totale delle riserve globali in termini reali è scesa dal 66% circa di vent’anni fa al 55% nel 2021 e al 47% alla fine del 2022. La serie di sanzioni guidate dagli Stati Uniti, a seguito della guerra tra Russia e Ucraina, ha spinto molte banche centrali straniere a diminuire le attività basate sul dollaro. A questo proposito spicca la vendita di Treasury statunitensi liquidi. E no, le altre valute di riserva (euro, yen o yuan) non hanno tratto vantaggio da questa situazione. Il grande vincitore è stato l’oro. Anche se il dollaro USA rimane la principale valuta di transazione, si può notare che la sua supremazia sta svanendo. Il dollaro USA si è imposto come valuta di garanzia fino all’abbandono del sistema del gold standard nel 1973 da parte di Nixon.  Una serie di iniziative da parte dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), paragonabili a quelle del G7, potrebbe dare il via alla formazione di una divisa legata alle materie prime. All’inizio di quest’anno, Cina e Brasile hanno concordato di sostituire l’USD per regolare alcuni flussi commerciali. Anche l’India ha offerto ai paesi che si trovano in una situazione di mancanza di liquidità del dollaro USA di optare per i regolamenti in rupia.

Le riflessioni riguardano la necessità per aziende e governi di trasformare la strategia o la direzione delle politiche pubbliche al fine di mitigare e adattarsi all’impatto del cambiamento climatico. L’approvvigionamento di energia pulita, in quanto principale fattore di input, crescerà come vantaggio comparativo in tutte le industrie, compresi i settori delle materie prime e dei materiali. Le materie prime “verdi”, prodotte con metodi puliti ed ecocompatibili, diventeranno di uso comune. Le industrie dei trasporti stanno accelerando la loro trasformazione. Le aziende che gestiscono attivamente i loro portafogli con un orizzonte di 10-20 anni si distingueranno. Anche i settori finanziari sono destinati a essere stravolti. Gli analisti esamineranno da vicino gli attori dei servizi finanziari, dalle banche alle assicurazioni, fino alle fintech, per investire in quelli che preparano e costruiscono modelli di servizio di nuova generazione caratterizzati da esperienze istantanee, affidabili e a misura di cliente.

Combinare gli eventi visibili con le correnti sottostanti non è un’equazione facile da risolvere. Se si confronta il trio di correnti sotterranee di cui abbiamo parlato, con le valutazioni dei mercati valutari, dei tassi, del credito e delle azioni, si possono trarre conclusioni sorprendenti. È tempo di riflettere ed eventualmente testare nuovi paradigmi di asset allocation.