BCE rischi climatici | ESG News

L'opinione di Erin Bigley di AllianceBernstein

I mal di testa della BCE nella sua svolta sul clima

A partire da ottobre, la Banca Centrale Europea (BCE) darà il via all’integrazione ufficiale della politica climatica nella propria politica monetaria. Questo prevederà non solo i programmi di acquisto di obbligazioni societarie, ma anche le politiche di divulgazione, la valutazione del rischio e il quadro delle garanzie della banca. Secondo il piano, la quota di attività nel bilancio dell’Eurosistema emesse da società con una migliore performance climatica sarà aumentata rispetto a quella delle società con una performance climatica peggiore. Sembra semplice, ma il piano presenta notevoli difficoltà pratiche.

La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio è un passo critico e urgente per affrontare le cause del cambiamento climatico. Sosteniamo con forza l’azione a favore del clima e coloro che adottano misure per affrontare il riscaldamento globale. Ma è importante garantire che l’azione sia ben ponderata, si basi su una comprensione olistica dei problemi e premi le aziende le cui attività saranno fondamentali per il successo della transizione.

Consideriamo l’iniziativa della BCE un passo nella giusta direzione e attendiamo con ansia l’evoluzione delle sue linee guida per riflettere ulteriormente la complessa realtà delle questioni climatiche. Al momento, vediamo almeno quattro aree dove c’è bisogno di dati migliori, approfondimenti di esperti e un approccio più sfumato per creare un quadro decisionale efficace.

Emissioni: Un processo di selezione puramente quantitativo che premi le società con minori emissioni di carbonio è probabilmente insufficiente. Oggi solo le emissioni scope 1 e scope 2 (emissioni dirette e indirette dall’acquisto di energia) delle aziende sono ampiamente comunicate e contabilizzate, ma le emissioni scope 3, ovvero le emissioni legate alla catena di approvvigionamento e all’uso del bene o servizio, rappresentano l’impatto ambientale principale per molte industrie. Poiché le emissioni Scope 3 non sono state finora ampiamente comunicate, gli investitori si affidano spesso a dati stimati da fornitori terzi che, essendo per l’appunto una stima, presentano limiti che possono essere significativi. Solo interagendo con le aziende gli investitori possono comprendere e valutare la reale dimensione delle emissioni. 

Erin Bigley, Head of Fixed Income Responsible Investing di AllianceBernstein
 

Per esempio, di recente abbiamo incontrato una grande azienda latino-americana di fast-food in franchising. Sebbene sia classificata nel settore dei ristoranti, apparentemente innocuo, è emerso che le sue emissioni Scope 3 sono rilevanti. Infatti, l’intensità di carbonio dell’azienda era pari a quella di un’azienda chimica media e le sue emissioni di carbonio erano circa tredici volte superiori a una stima di terzi ampiamente disponibile. 

Mentre l’Unione Europea (UE) sta ancora lavorando per rendere obbligatorie le pratiche di divulgazione attraverso la proposta di direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese, la BCE potrebbe cercare di affrontare la carenza di dati relativi allo scope 3 orientandosi verso le società con pratiche di divulgazione volontaria sulle emissioni indirette. 

Riteniamo che questo approccio potrebbe creare un valido incentivo ad accelerare la divulgazione dei dati sul clima, in quanto premierebbe le aziende che migliorano la trasparenza. Tuttavia, i dati che ne deriverebbero potrebbero non essere definitivi, e mancherebbero dei termini di paragone affidabili, visti gli attuali limiti delle stime di settore di terze parti.

Valutazione dei piani di transizione: Ridurre in modo sostenibile le emissioni di carbonio significa che i piani strategici delle aziende devono mirare a ridurre le emissioni future. È quindi fondamentale identificare le aziende che hanno impegni climatici credibili per il lungo periodo. L’utilizzo di fonti indipendenti e di impegni trasparenti in materia di clima, come la Science Based Targets Initiative (SBTi) e la Net-Zero Banking alliance (NZBA), può aiutare a distinguere le aziende con impegni dimostrabili a lungo termine da quelle che non sono ancora disposte ad agire. Non è ancora chiaro come la BCE valuterà gli impegni a lungo termine. L’SBTi, ad esempio, non è ancora sostenuto direttamente dall’UE. E senza un programma di impegno attivo, sarà difficile per la BCE valutare i progressi di un’azienda nel tempo.

Apprezzare l’innovazione climatica: Alcune industrie che attualmente hanno emissioni elevate svolgeranno un ruolo fondamentale nel fornire future soluzioni climatiche. Ad esempio, l’industria automobilistica sta sviluppando tecnologie e prodotti per abbandonare la tecnologia dei motori a combustione interna ad alte emissioni.  Alcuni OEM e fornitori del settore automobilistico hanno obiettivi climatici ambiziosi a lungo termine e impegni elevati in termini di investimenti che potrebbero essere davvero trasformativi per l’industria – e quindi richiedono un’analisi più approfondita delle strategie delle aziende rispetto a quella che può essere catturata da una singola metrica delle emissioni.

Incoraggiare la resilienza climatica: Anche se l’umanità riuscirà a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, in linea con l’Accordo di Parigi, dovremo comunque migliorare le nostre infrastrutture e società per adattarci agli effetti irreversibili del cambiamento climatico. È infatti molto probabile che le condizioni meteorologiche estreme continuino ad aumentare, mettendo a dura prova i nostri edifici, i trasporti e i sistemi sanitari. Ad esempio, l’industria edile ad alta intensità energetica deve svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere tecnologie, strutture e materiali sostenibili, ad esempio attraverso isolamenti edilizi più efficaci.