Stefano Fasani Open-es | ESG News

Intervista

Fasani (Open-es): oltre 20.000 realtà nella community per la sostenibilità delle imprese

Un’alleanza di sistema nata per integrare e promuovere la sostenibilità all’interno delle filiere. È questo il ruolo di Open-es, l’iniziativa promossa tre anni fa da Eni, con l’intento di unire le forze tra i più importanti player del mondo industriale, finanziario, associativo ed istituzionale al fine di supportare le imprese nel processo di crescita sulle dimensioni della sostenibilità tramite un’unica piattaforma digitale, collaborativa e gratuita. Oggi Open-es è arrivata a riunire 20.000 aziende operanti in 65 settori differenti e attrae un ventaglio sempre più variegato di attori economici, interessati a trovare un supporto concreto alle proprie esigenze operative e di crescita nelle dimensioni della sostenibilità. Il meccanismo su cui si fonda e si espande Open-es è quello tipico delle filiere, ogni nodo coinvolge i propri fornitori e clienti costituendo una rete collaborativa di imprese che lavorano insieme per crescere e coniugare business con sostenibilità.

E la necessità di ingaggiare i propri stakeholder sui temi della sostenibilità e di guidarli in un percorso di miglioramento non riguarda più solo le grandi aziende o quelle che svolgono la funzione di capo filiera, ma attrae l’interesse anche di operatori economici diversi quali banche, assicurazioni, associazioni, istituzioni e persino asset manager. Ma oltre che dai numeri, il successo dell’iniziativa si può valutare dal livello di coinvolgimento dei partecipanti.

“Le imprese sono fatte di persone, e il ritorno più importante oltre che la soddisfazione più grande è stata quella di percepire l’entusiasmo dei partecipanti all’ultimo evento di Open-es Camp, che ha visto la partecipazione sincera e attiva da parte della community” osserva Stefano Fasani, Program Manager di Open-es “un coinvolgimento che rinsalda lo spirito di questa iniziativa, il cui scopo è proprio quello di generare una trasformazione concreta nel sistema economico coniugando la competitività delle imprese, e quindi i relativi risultati di business, con gli obiettivi di sostenibilità sociale ed ambientale, nella maniera più efficace possibile, ossia insieme”.

Fasani ha illustrato in questa intervista a ESGnews i risultati già raggiunti da Open-es e ne ha delineato i prossimi passi e le prospettive di sviluppo.

L’alleanza Open-es ha compiuto tre anni. Quali sono i principali risultati e com’è cambiata la mission?

Open-es è partita da due idee tanto semplici quanto complicate da concretizzare: fare sistema (tramite l’alleanza) ed evitare burocrazia e confusione (tramite una piattaforma digitale, aperta e semplice) per aiutare tutte le aziende a concentrare i propri sforzi nei percorsi di trasformazione e crescita del proprio business in maniera integrata con i principi ESG.

Solo unendo le forze tra tutti i player industriali, finanziari e istituzionali si possono raggiungere rapidamente ed efficacemente obiettivi globali come l’equilibrio tra tutela ambientale, cura sociale e crescita economica.  Da qui l’idea di creare un’alleanza di sistema aperta, cross settoriale e senza scopo di lucro, per collaborare tra grandi realtà del sistema economico e supportare con strumenti semplici e gratuiti le realtà maggiormente rappresentative e che più hanno bisogno di aiuto in questo percorso, le micro-piccole e medie imprese. Questa mission non è variata, è più che mai attuale e il ritorno che abbiamo registrato dal mercato ci dà molta fiducia ed energia nel proseguire su questa strada. Oggi, gli attori coinvolti sono notevolmente aumentati in quanto questa esigenza è sentita da un numero sempre maggiore di soggetti e riguarda anche il mondo finanziario, quindi banche, assicurazioni, associazioni, istituzioni, investitori e asset manager. Un allargamento della prospettiva testimoniato dalla presenza nell’alleanza di attori in competizione tra di loro nelle normali attività di business: vedere le principali società di consulenza e revisione collaborare tra di loro nell’ambito di Open-es per capire come aiutare le filiere in questo percorso, unire diverse banche e player del risparmio gestito, leader industriali del medesimo settore, è un segnale chiave, che mostra la maturità e la strategia responsabile di queste realtà. Si sta delineando sempre più quell’idea di community interconnessa che intende mettere a fattor comune le competenze e far convergere in un unico spazio digitale e condiviso gli sforzi sugli obiettivi di sostenibilità.

Quali benefici trae un’azienda dal partecipare a una community, come Open-es, che rafforza le connessioni e crea engagement sui temi ESG?

Le ricadute positive sono molteplici. In primo luogo, la piattaforma fornisce alle imprese la possibilità di creare una propria carta d’identità ESG, basata sugli standard di rendicontazione internazionale, e di decidere autonomamente con chi condividerla tra tutti i portatori di valore con cui l’azienda interagisce – per esempio per il posizionamento verso i propri clienti, l’accesso a servizi finanziari o la valutazione da parte degli investitori – attraverso un processo unico e senza dover ripetere la propria profilazione ESG per le differenti esigenze.

In secondo luogo, specialmente per supportare il lavoro e la crescita di competenze dei manager delle PMI, questa piattaforma rappresenta anche uno strumento semplice con cui mettere ordine nella documentazione e piani aziendali in materia ESG, collaborando con i propri colleghi e confrontandosi con gli altri partecipanti per chiarire dubbi ed accrescere le proprie competenze. La possibilità, infatti, di incontrare all’interno dell’alleanza punti di vista diversi, offre l’opportunità di cogliere prospettive differenti e quindi di arrivare a risposte che soddisfano le diverse esigenze presenti sul mercato.

Crescere su dimensioni quali l’efficienza energetica, la sicurezza sul lavoro, la circolarità, la tutela dei diritti umani, la gestione responsabile delle risorse idriche significa per le imprese sostenere degli investimenti e definire dei piani d’azione. Per far sì che questi investimenti siano compatibili con lo scopo dell’impresa e della relativa competitività sui mercati è necessario che da un lato ci sia un collegamento virtuoso con il proprio modello e posizionamento di business e dall’altro che questi investimenti vadano nelle apprezzate e valorizzate dai propri clienti, istituti finanziari e assicurativi. Per questo risulta estremamente utile per l’impresa avere la possibilità di coordinarsi e confrontarsi con i propri stakeholder, cercando risposte pratiche e concrete, definendo piani di transizione su obiettivi condivisi e monitorarne risultati ed efficacia nel tempo.

Un processo che può arrivare a delineare un nuovo modello di rendicontazione ESG?

Non è mai stato questo il nostro intento, sin dal principio abbiamo deciso di non volere definire un ulteriore modello di misurazione ESG, bensì di impegnarci a supportare la convergenza sulla strada oggi tracciata dagli standard setters europei ed internazionali, in particolare EFRAG ed IFRS. Per creare convergenza la standardizzazione non è però sufficiente, perché è fondamentale abbinare questa caratteristica con la flessibilità necessaria per venire incontro alle esigenze dei diversi capofiliera, banche, assicurazioni ed investitori. Nel nostro sistema pur partendo da un modello standard condiviso, consentiamo ad ogni value-chain leader di gestire in maniera dinamica specifiche esigenze informative addizionali oltre a decidere il modello di  valutazione che più si addice ai propri processi decisionali.

Open-es, quindi, non suggerisce un modello rigido al quale conformarsi, ma offre diversi gradi di adattabilità rispetto al framework scelto. Quando un’impresa entra in Open-es, crea la propria carta d’identità ESG e la fa evolvere progressivamente nel tempo, senza inutili duplicazioni e potendosi concentrare sulla definizione dei piani di miglioramento e delle azioni concrete in questa direzione. Può far validare la propria posizione da un certificatore terzo e ricevere una valutazione direttamente in piattaforma, che l’aiuta ad acquisire consapevolezza “sull’ as-is” del proprio percorso di sostenibilità, sui punti di forza e le aree di miglioramento rispetto al proprio benchmark di riferimento: è un feedback immediato, su cui poter indirizzare un percorso di crescita. Ma se una banca o capofiliera ha una propria metodologia di valutazione oppure si vuole rivolgere a una terza parte di fiducia (per esempio un ente certificatore o un rating provider), Open-es, attraverso le integrazioni della piattaforma, favorisce questa opzione, aiutando le imprese nel cammino necessario per ottenere e migliorare tale riconoscimento.

Come funziona nel concreto questa adattabilità del modello Open-es?

Viene più semplice descriverlo con un esempio: UniCredit, value chain leader partner dell’alleanza, coinvolge e collabora con i propri clienti sulle tematiche ESG attraverso la piattaforma Open-es, oltre ad aver aggiudicato a Cerved Rating Agency il servizio di scoring ESG. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione e integrazione in essere tra Open-es e l’agenzia di rating. In questo modo i clienti di UniCredit creano e gestiscono la propria carta d’identità ESG su Open-es, ricevendo in maniera integrata e automatica all’interno della piattaforma la valutazione ESG richiesta dalla propria banca senza inutili duplicazioni di attività e potendo sfruttare il resto delle opportunità di miglioramento offerte da Open-es.

Tale approccio consente di perseguire l’obiettivo che, come alleanza di sistema, promuoviamo: consentire ad ogni funzione procurement, player finanziario ed assicurativo di implementare la propria strategia di sostenibilità nella value-chain, mettendo a disposizione delle imprese uno strumento base comune e senza cadere nel rischio di una proliferazione dannosa di iniziative disgiunte che creerebbero solo confusione e burocrazia.

Quali sono i maggiori scogli evidenziati dalle aziende della community nel proprio percorso ESG?

La difficoltà maggiore che riscontriamo in questo momento è passare dalla diagnostica, quindi dalla fotografia che inquadra il posizionamento ESG delle aziende, all’azione concreta. Quindi alla realizzazione di un piano di transizione, in cui sono individuate le soluzioni prioritarie e concrete con cui poterlo attuare e che devono essere necessariamente collegate ai modelli di business e ai ritorni economici.

Open-es si compone di tre anime: misurazione, pianificazione e miglioramento. Se in questi primi anni abbiamo riscontrato risultati significativi sul primo punto, ora la sfida è quella di consentire alle aziende di sfruttare le misurazioni ottenute per individuare le azioni più efficaci per migliorare il proprio posizionamento competitivo e conseguentemente introdurre progressivamente soluzioni e trasformazioni pratiche nei propri processi aziendali con un impatto positivo e concreto sugli obiettivi di sostenibilità.

Per questo vediamo due leve chiave che le imprese devono imparare a sfruttare maggiormente e su cui stiamo lavorando insieme a loro: governance e finanza. La prima per organizzarsi e connettere gli obiettivi di business con i piani di transizione sostenibile e digitale. La seconda per sbloccare gli investimenti necessari in questa direzione.

Quali sono gli strumenti con cui supportate i partecipanti alla community?

Per la parte di miglioramento abbiamo messo a disposizione un’area di collaborazione dove le imprese si confrontano tra di loro e con esperti del settore risolvendo i propri dubbi e individuando esigenze comuni. Inoltre, c’è un marketplace (il Development Hub), dove le aziende possono trovare soluzioni e servizi offerti da realtà specializzate per colmare i gap individuati. In particolare, stiamo rafforzando l’offerta dal punto di vista dell’innovazione coinvolgendo all’interno dell’ecosistema imprese altamente qualificate. Può essere molto utile, soprattutto per le PMI, avere una lista di soluzioni, tecnologie e servizi innovativi, altrimenti difficilmente individuabili e con condizioni commerciali meno convenienti. Questo è il ruolo di Open-es su questo fronte, favorire l’incontro tra l’esigenza delle imprese e le soluzioni offerte dagli esperti in materia.

Inoltre, stiamo investendo molto sulla formazione. Ne sono un esempio il format mensile “Competenze ESG” e l’iniziativa dedicata alle PMI “Open-es Camp”, il campus laboratoriale che è già alla sua seconda edizione, attività che hanno in comune l’approccio pratico e il focus attuativo che intendiamo offrire alle imprese. Non bisogna limitarsi ad acquisire una nozione, proprio perché è necessario passare dalla misurazione all’azione. Quindi chi opera in azienda non solo deve comprendere e acquisire competenze su come definire un piano effettivo e come attuare meccanismi di miglioramento, ma deve anche capire come metterle in pratica, imparare ad affrontare le difficoltà nell’execution dei progetti ESG, i contrasti che ci si trova spesso ad affrontare e, soprattutto, allenarsi a compiere scelte che riescano a unire le esigenze di business, le priorità imprenditoriali, il budget e l’obiettivo ESG. È su questo che si gioca la partita ed è questo che dimostra agli stakeholder che un’azienda fa sul serio e che sa trasformare le buone intenzioni in pratica.

Per Open-es quali sono i prossimi obiettivi?

L’obiettivo principale è quello di far convergere sempre più attori all’interno di questa alleanza. Unire le forze deve essere sempre più un mantra che anche con un coinvolgimento istituzionale e a livello sistemico vogliamo affermare. Riteniamo di fondamentale importanza la presenza in questa alleanza di player chiave come Federmanager, le realtà confindustriali e altri attori istituzionali che si aggiungeranno a breve . È un messaggio di serietà, vicinanza e concretezza che arriva direttamente agli imprenditori ed imprenditrici del nostro tessuto produttivo. Open-es è l’unione di due anime: una strategica con l’alleanza e una tecnica con la piattaforma. Oggi l’obiettivo è quello di rafforzare il più possibile l’alleanza consentendo ad un numero sempre maggiore di player di cogliere il valore della collaborazione per raggiungere gli obiettivi ESG insieme ai propri stakeholder. La transizione sostenibile richiede pianificazione, pragmatismo, monitoraggio costante dei risultati e strategie di medio-lungo termine. Tutte caratteristiche abilitate proprio dalla collaborazione tra i differenti settori e i diversi attori economici.