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Intervista

Puccio (B Lab Italia): Ecco cosa vuol dire essere B Corp

Accelerare il cambiamento culturale e organizzativo delle aziende per promuovere un sistema economico inclusivo e rigenerativo a beneficio delle persone e del Pianeta. È questo l’obiettivo di B Lab Italia, organizzazione non-profit del network B Lab nato nel 2006 negli Stati Uniti con lo scopo di riunire aziende virtuose in ambito di governance e offrire loro gli standard sociali e ambientali per ottenere la certificazione B Corp.

B Lab Italia rappresenta e coordina le aziende certificate B Corp che ad oggi sono 275. Nata a luglio 2023, B Lab Italia promuove i valori del movimento in Italia con un unico grande obiettivo: la trasformazione dell’economia da estrattiva a equa, inclusiva e rigenerativa.

“Oggi esiste un cammino normativo in ambito ESG ma, tra rinvii e posticipazioni a livello europeo, il rischio è che tutto questo continui ad essere percepito come un tema esclusivamente di compliance e rendicontazione aziendale”, dichiara Anna Puccio, Managing Director di B Lab Italia, in questa intervista a ESGnews. 

“Le aziende B Corp, invece”, aggiunge Puccio, “che decidono di intraprendere un cammino di trasformazione virtuosa, si basano su un sistema di valori che riguarda ogni aspetto dell’organizzazione dell’impresa in una logica di continuo miglioramento”.  Un cammino di costante innovazione e avanzamento stimolato anche dallo stesso B Lab che attualmente sta aggiornando i propri standard e ha aperto una consultazione pubblica a cui possono partecipare tutte le realtà aziendali italiane, non solo B Corp, e gli stakeholder interessati.

La community italiana delle B Corp è ormai consolidata da tempo. B Lab, invece, è nata nel 2023. Qual è il suo ruolo? 

B Lab Italia rappresenta e coordina il movimento delle B Corp in Italia. Il suo obiettivo è far crescere la community delle B Corp coinvolgendo l’ecosistema allargato, per realizzare un sistema economico più inclusivo, equo e rigenerativo. È un punto di riferimento per le 275 aziende italiane che ad oggi hanno ottenuto la certificazione B Corp e che operano lungo la Penisola seguendo i valori del movimento. Inoltre, B Lab Italia si occupa di promuovere gli standard e i principi fondanti, accompagnando le imprese interessate al percorso di certificazione e svolgendo il ruolo di stimolo anche presso le istituzioni, sia nazionali sia internazionali. 

Il concetto di B Corp nasce una ventina di anni fa, quando la sostenibilità non era così diffusa e rappresentava una scelta innovativa. Qual è il suo valore distintivo in una fase, come l’attuale, nella quale i temi ambientali, sociali e di governance, anche grazie alla nuova normativa, sono sempre più incorporati dalle aziende?

Sicuramente c’è un certo orgoglio nell’essere stati uno dei soggetti che ha iniziato già dal 2006 non solo a parlare dei temi di sostenibilità, ma anche a passare all’azione in questo ambito. Credo che ciò che ci abbia sempre differenziato e continuerà a farlo riguarda l’approccio evolutivo e valoriale delle aziende che decidono di certificarsi B Corp.

Le B Corp sono aziende che decidono di intraprendere un cammino di trasformazione profonda che riguarda ogni aspetto dell’organizzazione dell’impresa. Questo inizia con l’accogliere gli input forniti dagli standard e la verifica del livello di aderenza e prosegue con il raggiungimento dei livelli minimi per l’avvio del percorso e del processo di continuo miglioramento delle performance. 

Un cammino di costante perfezionamento e avanzamento stimolato anche dallo stesso B Lab, considerando che gli standard sono già stati aggiornati quattro volte e attualmente è in corso la consultazione pubblica sugli standard nuovi che dialogheranno con gli standard GRI e con gli ESRS dell’UE. La rivisitazione dei principi di B Lab ha infatti anche l’intento di supportare le aziende in questo fiorire di novità normative e di renderle più preparate alle nuove regolamentazioni. 

In Italia il movimento B Corp ha riscosso interesse e partecipazione con circa 275 aziende certificate. Quali saranno i vostri prossimi passi?

Sicuramente l’arrivo dei nuovi standard e la loro divulgazione è un tema che sarà al centro di tutto il 2024. Sebbene la loro attuazione ufficiale partirà dal 2025, infatti, le B Corp devono essere accompagnate per iniziare i processi di adeguamento delle performance alle nuove richieste. Quindi siamo ora impegnati nella divulgazione sul mercato italiano delle novità.

Oltre a questo, è per noi importante aumentare il numero di B Corp in Italia, analizzando territori che fino ad ora sono stati meno raggiunti e cercando di migliorare il trend di crescita già positivo, che ha visto 70 nuove aziende ottenere la certificazione nel 2023. 

Continueranno poi in parallelo le attività di supporto alla ricertificazione, in quanto ogni tre anni l’azienda è chiamata a rinnovare l’attestato e verificare che sia ancora in linea con le best practice. Un processo che in Italia è facilitato dal fatto che, più che altrove, le piccole e medie imprese del cosiddetto “made in Italy” hanno già nel proprio DNA l’obiettivo dell’impatto, in primis sociale. Il modus operandi olivettiano è spesso intrinseco nelle realtà che operano nel nostro Paese e ciò le avvicina molto ai valori e ai principi, anche operativi e organizzativi, del movimento delle B Corp.

Essere B Corp più che un bollino è quindi un percorso: quali benefici avete riscontrato nel tempo per le aziende che hanno aderito alla certificazione?

Per diventare B Corp bisogna raggiungere almeno 80 punti in cinque aree di impatto (Lavoratori, Clienti, Comunità, Ambiente, Governance) della valutazione BIA (B Impact Assessment). Ogni tre anni c’è poi la verifica del punto in cui l’azienda è arrivata nel percorso di miglioramento delle performance e la ricertificazione. I dati a livello europeo attestano che circa la metà delle imprese migliora fino a 25 punti nel triennio.

Ma soprattutto ciò su cui il nostro modello spinge riguarda il raggiungimento di una consapevolezza delle modalità con cui il management integra determinate riflessioni sulla sostenibilità. Più che sul raggiungimento di obiettivi prefissati, per esempio sulla gender diversity o sull’economia circolare, il percorso di una B Corp lavora su una visione di business inclusivo e rigenerativo in cui tali aspetti non possono che rientrare nella strategia aziendale. 

La vostra analisi si adegua ai tempi: attualmente state facendo una revisione degli standard. Quali sono le principali novità?

Come anticipato, al momento stiamo effettuando un processo di aggiornamento dei nostri standard e passeremo dai cinque temi d’impatto attuali a nove principi con l’intento di riuscire a fornire linee guida e requisiti di performance sempre più specifici e completi, adattati al contesto aziendale in base a fattori quali dimensione, settore e geografia.

Una delle principali novità è il focus esplicito sulla governance, che ritroviamo negli standard Purpose & Stakeholder Governance, Cultura organizzativa, Relazioni istituzionali e azione collettiva, e la divisione dei temi ambientali in Azione per il clima e Circolarità e tutela ambientale. Gli altri argomenti d’impatto sono poi Diritti Umani, Equità salariale e Giustizia, equità, diversità, inclusione (JEDI). Questi ultimi sono aspetti estremamente rilevanti per un approccio imprenditoriale differente: quando si parla di rigenerazione non si deve fare riferimento solo a quella ambientale, ma a una rigenerazione sociale, dell’essere umano. 

Le aziende possono giocare un ruolo significativo in tale senso e supportare le istituzioni nell’affrontare concretamente le problematiche complesse che stanno aumentando, come per esempio le disuguaglianze sociali. Giustizia, equità, diversità e inclusione non sono solo etichette. È importante una presa di responsabilità su questi temi da parte delle aziende e di consapevolezza sulle soluzioni che possono offrire.  

Quali feedback state ricevendo dalla community?

A metà gennaio abbiamo aperto la seconda consultazione pubblica sugli standard a cui sarà possibile partecipare fino al 26 marzo. La nuova bozza è una versione aggiornata a seguito dei commenti raccolti dagli stakeholder a settembre 2022. Siamo arrivati alla fine di un processo lungo che ci ha visti impegnati negli ultimi anni in focus group, ricerche e incontri di approfondimento con tutti i portatori di interesse. I nuovi standard dovrebbero diventare operativi nel 2025.

In generale abbiamo ricevuto una reazione molto positiva dagli stakeholder. L’attitudine, poi, dipende dalla singola azienda: c’è chi vorrebbe già adottare le modifiche e tarare la propria compliance sui nuovi standard e chi invece sta velocizzando il processo di certificazione in quanto percepisce quello attuale come meno oneroso. 

Circa il 50% delle aziende certificate in Italia sono micro o piccole imprese con un fatturato sotto i 5 milioni di euro e un massimo di 50 dipendenti. Sono in grado di fornire i dati e di adeguare la propria organizzazione alle richieste di B Lab?

Tra le micro imprese rientrano per lo più start up di giovani che sono sensibili alla sostenibilità e hanno già un approccio al business di tipo responsabile, inclusivo e rigenerativo. In generale, nel nostro campione, non riscontriamo difficoltà di adeguamento alle richieste anche nel caso di aziende piccole. Spesso, infatti, posseggono già i dati richiesti in quanto l’attenzione ai temi d’impatto è nel loro DNA e hanno sistemi di valutazione e monitoraggio delle proprie attività.  

Inoltre, le aziende che diventano B Corp, affrontano un percorso di valutazione di due anni durante il quale hanno modo di comprendere dove è necessario agire e migliorare la capacità di reperimento dei dati.