Nato da una proposta dell’ex Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan in occasione del World Economic Forum di Davos nel 1999 e lanciato operativamente l’anno seguente, l’UN Global Compact è la più grande iniziativa di sostenibilità aziendale nel mondo che coinvolge oltre 20.000 aziende e più di 3.500 firmatari no profit localizzati in circa 160 Paesi.
In Italia, l’iniziativa onusiana opera attraverso il suo network locale (UN Global Compact Network Italia – UNGCN Italia) che si impegna a promuovere i Dieci Principi manifesto (afferenti a quattro aree tematiche: diritti umani, lavoro, ambiente e anticorruzione), gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 e il dialogo tra i diversi stakeholder sui temi dello sviluppo sostenibile.
Tra le attività che caratterizzano la rete italiana, oltre a quelle di promozione e di approfondimento, vi sono anche le attività “di supporto”, ossia pensate per accompagnare le imprese nel processo di integrazione dei principi di sostenibilità all’interno delle proprie strategie aziendali e che oggi devono coinvolgere tutta la catena del valore.
“Alle note sfide globali – quali la riduzione delle emissioni di gas serra, il divario retributivo di genere e la povertà – se ne affianca un’altra, forse quella più critica ma necessaria: il coinvolgimento, da parte delle aziende, delle proprie filiere nelle strategie di sostenibilità” spiega Daniela Bernacchi, Executive Director, UN Global Compact Network Italia, “Per dare pieno compimento all’Agenda 2030, è cruciale un coinvolgimento attivo dei fornitori, ossia un vero e proprio ingaggio in politiche e misure a supporto di una transizione che sia in primis culturale”.
Il prossimo appuntamento con il network italiano è a Palermo il 17 e 18 ottobre per l’edizione 2023 de l’Italian Business & SDGs Annual Forum. Quest’anno l’iniziativa di punta della rete onusiana sarà centrata sulle sfide aperte e sulle opportunità connesse al tema dell’impatto generato dal settore privato sui diversi ambiti della sostenibilità.
Qual è la mission dell’UN Global Compact Network Italia?
Il Global Compact delle Nazioni Unite è un’iniziativa speciale del Segretario Generale dell’ONU con il mandato di guidare e sostenere la comunità imprenditoriale globale nel promuovere gli obiettivi e i principi di sviluppo sostenibile attraverso pratiche aziendali responsabili. Nato da una proposta dell’ex Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan in occasione del World Economic Forum di Davos nel 1999, l’UN Global Compact è stato poi lanciato operativamente dal Palazzo dell’ONU di New York nel 2000. Da allora, coinvolge oltre 20.000 aziende e più di 3.500 firmatari no profit localizzati in circa 160 Paesi. Questo fa dell’UN Global Compact la più grande iniziativa di sostenibilità aziendale nel mondo. In Italia, l’iniziativa onusiana opera attraverso il suo Network locale (UN Global Compact Network Italia – UNGCN Italia), organizzazione costituitasi in Fondazione nel 2013 dopo dieci anni di attività come gruppo informale. Come rete italiana, lavoriamo anzitutto per promuovere al livello nazionale l’UN Global Compact ed i suoi Dieci Principi afferenti a quattro aree tematiche: diritti umani, lavoro, ambiente e anticorruzione. Siamo altresì impegnati nell’avanzamento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 ONU. Nell’iniziativa sono coinvolte primariamente realtà imprenditoriali, oltre che istituzioni, università ed organizzazioni non profit, il che contribuisce all’instaurazione di un ampio dialogo multistakeholder sui temi dello sviluppo sostenibile. Attualmente, oltre 550 imprese ed organizzazioni non profit italiane aderiscono all’UN Global Compact.
Attraverso quali passaggi accompagnate le aziende che entrano a fare parte del Network nel loro percorso di crescita sostenibile?
Come Network italiano di UNGC, accompagniamo le imprese aderenti tramite il programma di attività annuale, che si declina in occasioni di approfondimento tematico, dialogo istituzionale, attività di formazione e peer-to-peer learning, pubblicazioni e strumenti pratici innovativi. Generalmente, il programma si articola in attività di tre diverse tipologie: promozione, ossia quelle attività avviate con lo scopo di far conoscere l’UN Global Compact e il suo Network italiano, i Dieci Principi e gli SDGs; approfondimento, finalizzate principalmente alla condivisione di conoscenze e all’aggiornamento continuo, rappresentano un’importante occasione di confronto tra le organizzazioni aderenti; supporto, ossia quelle attività pensate per accompagnare le imprese nel processo di integrazione dei principi di sostenibilità all’interno delle proprie strategie aziendali. Tra le principali iniziative del nostro Network, si annoverano il Business & SDGs High Level Meeting, una tavola rotonda di altissimo livello in cui Presidenti e Amministratori Delegati di grandi aziende italiane si confrontano sui temi dello sviluppo sostenibile, e l’Italian Business & SDGs Annual Forum, che riunisce ogni anno i rappresentanti aziendali di realtà attive in vari settori produttivi, organizzazioni della società civile, istituzioni ed enti accademici ed è finalizzato a favorire il dialogo sul ruolo che il settore privato ricopre nell’avanzamento dell’Agenda 2030. Ci sono poi l’Osservatorio Diversity & Inclusion in azienda, il Tavolo di lavoro sul Sustainable Procurement e diversi programmi di accelerazione sui temi del cambiamento climatico e della piena parità di genere sui luoghi di lavoro.
Quindi quali benefici può ottenere un’impresa aderendo all’UN Global Compact?
Con l’adesione all’UN Global Compact, le imprese si impegnano ad allineare le proprie strategie di business ai Dieci Principi UNGC e ai 17 Global Goals dell’Agenda 2030, oltre che a promuovere le tematiche dello sviluppo sostenibile nell’ambito della propria sfera di influenza. D’altro canto, l’adesione all’UN Global Compact rappresenta un’opportunità di crescita e di rafforzamento delle competenze utili per affrontare alcune tra le sfide globali più urgenti, come il cambiamento climatico e la gender equality; per accelerare i propri progressi e generare un impatto concreto su obiettivi specifici; per rispondere alle aspettative del mercato ed avere un più semplice accesso ai finanziamenti. Tramite l’adesione, un’impresa può anche rafforzare la propria reputation ed accountability, poiché ogni realtà aderente è chiamata a comunicare annualmente i progressi compiuti sui Dieci Principi. Infine, le imprese e, in generale, le organizzazioni aderenti possono attivare partnership virtuose ed avviare azioni collettive; dialogare e confrontarsi con esperti di settore nazionali e del mondo delle Nazioni Unite; condividere e valorizzare il proprio impegno per la sostenibilità.
Quali sono le principali sfide che vede affinché possa affermarsi un modello economico sostenibile?
Le sfide da affrontare per il raggiungimento di una transizione giusta e sostenibile sono diverse, sia in ambito ambientale che sociale. Le strategie di riduzione delle emissioni restano la componente principale e prioritaria dell’Azione per il Clima da parte delle aziende, considerando che l’obiettivo di contenimento dell’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C – fissato dagli Accordi di Parigi – è attualmente a rischio. Dal punto di vista sociale, poi, ci sono emergenze ancora aperte: secondo le stime del WEF, per colmare il divario retributivo di genere al livello globale serviranno ancora più di 160 anni; dal Rapporto annuale 2022 dell’Istat, inoltre, emerge come il 9,4% della popolazione italiana si trovi in condizione di povertà e questa permanga anche in presenza di un’occupazione, con il 29,5% dei lavoratori dipendenti italiani che ha una retribuzione lorda annuale inferiore ai 12 mila euro (fenomeno dei working poors). A queste sfide globali, se ne affianca un’altra – forse quella più critica ma necessaria: il coinvolgimento, da parte delle aziende, delle proprie filiere nelle strategie di sostenibilità. Secondo UNCTAD, l’80% del commercio mondiale dipende dalle supply chain, le quali impattano in maniera trasversale su diversi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, come l’SDG 8 – Lavoro dignitoso, l’SDG 12 – Produzione e consumi responsabili e l’SDG 13 – Azione per il Clima. Pertanto, per dare pieno compimento all’Agenda 2030, è cruciale un coinvolgimento attivo dei fornitori, ossia un vero e proprio ingaggio in politiche e misure a supporto di una transizione che sia in primis culturale, e non solo selezione etica e sostenibile degli stessi.
A giugno avete lanciato il Manifesto “Imprese per le Persone e la Società”: cosa significa e quali sono le dimensioni sociali su cui le imprese devono migliorare il proprio approccio?
Il Manifesto “Imprese per le Persone e la Società” è stato presentato il 20 giugno 2022, in occasione dell’ottava edizione del Business & SDGs High-Level Meeting. Lo scopo del Manifesto è quello di dare nuovo impulso alla transizione giusta e contribuire alla creazione di società più eque, inclusive e prospere attraverso il coinvolgimento dei più alti leader aziendali e, quindi, delle organizzazioni di cui sono alla guida. Con la firma al Manifesto, le imprese si impegnano a garantire standard lavorativi adeguati ai dipendenti e a richiederli anche ai propri fornitori, nonché a ridurre le disuguaglianze sociali e di genere nella comunità. Inoltre, dichiarano di voler intraprendere o sostenere azioni per il benessere della collettività, investire nella formazione e nella sensibilizzazione all’interno e all’esterno dell’ambito aziendale, ed assicurare l’accessibilità di beni e servizi ai consumatori fragili. Infine, l’azienda firmataria è chiamata a comunicare il rinnovato impegno per la dimensione sociale della sostenibilità, agendo quindi come ambasciatore dello sviluppo sostenibile. Ognuna di queste azioni mira alla creazione di un impatto sociale concreto e positivo in tutti quegli ambiti della dimensione sociale sui quali le imprese devono rafforzare il proprio impegno. Un’ultima nota che vorremmo sottolineare: abbiamo scelto di invitare gli Amministratori Delegati e i Presidenti delle aziende a firmare i dieci punti del Manifesto perché, come UN Global Compact, siamo convinti che la sostenibilità aziendale debba essere integrata nelle strategie di business primariamente attraverso il commitment dei vertici aziendali.
Il prossimo 17 e 18 ottobre a Palermo si terrà il vostro Forum annuale incentrato sul tema “Imprese e impatto: sostenibilità 5.0”. Come deve fare un’impresa per avere impatto e come si misura?
Tra le iniziative di punta del nostro Network, rientra l’Italian Business & SDGs Annual Forum. L’edizione 2023 si terrà a Palermo e sarà centrata sulle sfide aperte e sulle opportunità connesse al tema dell’impatto generato dal settore privato sui diversi ambiti della sostenibilità. Durante la Decade of Action, iniziata tre anni fa e che si concluderà nel 2030 – anno limite indicato dall’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile per il compimento dei suoi 17 Global Goals, come UN Global Compact abbiamo invitato le aziende di tutto il mondo a innalzare il livello di impegno per la “transizione giusta”. La risposta ricevuta, sia in Italia che nel mondo, è stata e continua ad essere molto positiva. Quindi, la sfida che resta ora, prioritaria e aperta, è quella della ricerca, della valutazione e della misurazione dell’impatto positivo e concreto che queste possono generare per l’avanzamento degli SDGs e che può essere declinato in diverse dimensioni. In ambito ambientale, le imprese possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati con l’Accordo di Parigi attraverso la definizione di target di riduzione delle emissioni, la promozione di iniziative di uso efficiente delle risorse, lo sviluppo di progetti per la tutela della biodiversità e del territorio. Allo stesso modo, tramite investimenti in iniziative volte alla promozione del benessere dei lavoratori, dei diritti umani e dei valori dell’equità e dell’inclusione, le imprese possono generare un impatto sociale positivo sui territori e nelle comunità in cui operano. Come detto, però, oltre all’impegno, è fondamentale che le aziende fissino obiettivi concreti e misurino il proprio impatto secondo criteri ed indicatori di performance chiari ed efficaci. Ad esempio, strumenti per la misurazione dell’impatto ambientale sono la valutazione della Carbon Footprint, che permette di calcolare le emissioni di CO2 dell’azienda; oppure il Life-Cycle Assessment, che quantifica gli impatti ambientali di un bene o un servizio, analizzandone l’intero ciclo di vita, dalla fase di produzione a quella di dismissione finale. In conclusione, misurare il proprio impatto rappresenta la manifestazione della volontà, capacità e responsabilità da parte dell’azienda di contribuire in maniera concreta ed affidabile al miglioramento della qualità della vita delle persone e del Pianeta,