A fine 2021 la popolazione mondiale raggiungerà secondo le previsioni gli 8 miliardi di persone ed entro il 2050 si attende che il 68% degli abitanti vivrà nelle città, rispetto al 55% del 2018. L’urbanizzazione, dunque, continua imperterrita. Mentre le chiusure per via della pandemia avevano temporaneamente eliminato alcuni dei vantaggi associati al vivere in città – e accentuato alcuni svantaggi del vivere nelle metropoli – ora che la maggior parte dei governi ha ripristinato la libertà di movimento, il lustro delle città è tornato. Gli aspetti negativi della rapida urbanizzazione, però, sono molteplici e rispetto a questa problematica, secondo Simone Borsetti, Research Analyst di MainStreet Partners, le smart cities possono essere di grande aiuto, come evidenzia nell’analisi di seguito riportata.
A Londra, ad esempio, i recenti dati del portale immobiliare inglese Rightmove hanno mostrato un aumento del 6,6% dei prezzi degli immobili rispetto all’anno precedente, poiché la ripresa del “business as usual” ha riacceso la concorrenza nel mercato del mattone della capitale.
Indice
Urbanizzazione: compromesso tra crescita e ambiente
Le aree urbane densamente popolate sono state a lungo associate alla crescita economica e le città attualmente sostengono l’80% del PIL globale, secondo una ricerca del MIT Technology Review.
Questo non è un dato da trascurare. Attualmente la crescita è limitata, visto che molte economie cercano di controllare l’inflazione dilagante con aumenti aggressivi dei tassi, così da non soffocare l’attività economica. Di conseguenza, nella sua ultima previsione, il FMI parla di una crescita globale del 3,2% nel 2022, in calo rispetto alla precedente aspettativa del 3,6% di aprile.
Preoccuparsi della sola crescita economica però non è più sufficiente. La continua urbanizzazione potrebbe avere enormi implicazioni sulla qualità dell’aria, sulla crescita dei rifiuti o la gestione dei servizi sanitari, a meno che questo fenomeno non venga gestito correttamente.
Come le Smart Cities possono aiutare
Sebbene il termine “Smart Cities” non sia nuovo, dato che è stato usato per la prima volta negli anni ’90, recentemente l’idea di rendere le nostre città “intelligenti” sta guadagnando terreno e acquistando valore. Si tratta di inserire nelle aree urbane delle soluzioni digitali volte ad aumentarne l’efficienza operativa e migliorare la vita dei cittadini, affrontando al contempo le sfide ambientali.
Lo scorso luglio, i rappresentati di quasi 100 città leader a livello mondiale si sono riuniti a Londra per “affrontare la triplice minaccia della congestione, dell’inquinamento atmosferico e dell’emergenza climatica”. Alla fine di quest’anno, il gruppo denominato C40, si incontrerà nuovamente a Buenos Aires per portare avanti la sua missione di dimezzare le emissioni delle città che ne fanno parte entro un decennio.
Ma quali sono le iniziative che rendono una città intelligente? E quanto sono efficienti questi progetti?
Le aree di sviluppo e i tipi di attività che rientrano nel perseguimento dello status di smart city variano da regione a regione e da organizzazione a organizzazione. Tuttavia, gli obiettivi comuni includono: reti di trasporto urbano più intelligenti, miglioramento dell’approvvigionamento idrico e delle strutture per lo smaltimento dei rifiuti, modi più efficienti per illuminare e riscaldare gli edifici, e-governance e partecipazione pubblica al governo, aumento della mobilità e spazi pubblici più sicuri.
Un’analisi storica del McKinsey Global Institute ha valutato come decine di attuali “applicazioni per città intelligenti” potrebbero funzionare in tre città campione. Per garantire la validità dei dati, le città avevano sistemi infrastrutturali e punti di partenza diversi.
L’analisi ha rilevato che queste applicazioni potrebbero ridurre gli incidenti mortali dell’8-10%, accelerare i tempi di risposta alle emergenze del 20-35%, ridurre il tempo medio di percorrenza del 15-20% e ridurre le emissioni di gas serra del 10-15%, oltre a tanti altri risultati positivi.
Caso di studio: Singapore
Nel novembre 2021 Singapore, per il terzo anno consecutivo, si è classificata al primo posto nello Smart City Index, seguita da Zurigo e Oslo. L’indice prende in considerazione dei dati forniti dai residenti, con 120 cittadini di ogni città intervistati su come la tecnologia ha migliorato la loro vita. In questa analisi, Singapore ha ottenuto un punteggio elevato per la sua efficienza in materia di salute e sicurezza (in particolare in risposta al Covid-19), mobilità e opportunità di lavoro e studio.
Un buon esempio di come le autorità di Singapore stiano migliorando la mobilità e riducendo la congestione del traffico è il sistema di tariffazione elettronica delle strade, in base al quale gli automobilisti pagano di più per veicoli più grandi, o per attraversare determinate aree in determinati orari (come durante le ore di punta dei pendolari).
Come investire sul tema delle Smart Cities
Per gli investitori attenti alla sostenibilità, il grado di “intelligenza” di una città dipenderà probabilmente dal ruolo che la sostenibilità svolge nell’approccio alla pianificazione e all’innovazione della stessa, in particolare con la crescita della popolazione di questi centri urbani.
MainStreet Partners offre alcune soluzioni attualmente coperte dal suo rating Fondi ESG per investire sul tema delle “Smart Cities” (l’analisi è stata effettuata utilizzando l’approccio proprietario a 3 pilastri dedicato ai fondi, da cui si ottiene un rating ESG complessivo che può variare da 1 a 5).
- Pictet SmartCity (ESG Rating 4,5): fondo azionario lanciato a maggio 2010 e attualmente composto da una sessantina di società che contribuiscono all’urbanizzazione globale o che ne traggono vantaggio. L’universo investibile viene definito attraverso la determinazione, da parte dell’Advisory Board, di settori coinvolti con il tema Smart City e la successiva identificazione di aziende esposte a tali settori. Attualmente, il fondo ha una dimensione di circa 1.25 miliardi di sterline, e per circa il 50% è esposto al settore immobiliare e dei servizi finanziari. Fanno parte delle top holdings aziende come Prologis, Visa e Segro.
- CPR Invest – Future Cities (MSP ESG Rating 4,0): fondo azionario lanciato a dicembre 2016 che attualmente investe in circa 60 società coinvolte con tutti gli aspetti dell’urbanizzazione, ma che al contempo contribuiscono allo sviluppo sostenibile delle città. L’universo di riferimento è composto da aziende esposte a 5 settori correlati con il tema dell’urbanizzazione, quali costruzioni, mobilità, connettività, risorse e servizi. Il fondo ammonta a circa 69 milioni di euro, ed è esposto per lo più al settore informatico (27%); infatti le posizioni principali ad oggi in portafoglio sono società come Apple e Microsoft.
- iShares Smart City Infrastructure UCITS ETF (MSP ESG Rating 3,4): fondo azionario passivo lanciato a marzo 2020 che replica i risultati degli investimenti dello STOXX Global Smart City Infrastructure, un indice composto da circa 150 società, parte dei mercati sviluppati ed emergenti, che forniscono servizi e soluzioni per lo sviluppo e la gestione efficiente e sostenibile delle infrastrutture delle “città intelligenti”. Attualmente, la strategia ha una dimensione di 368 milioni di dollari e, sebbene il portafoglio risulti molto diversificato (le top 10 holdings ammontano a circa il 12% del portafoglio), il fondo è quasi totalmente investito nel settore industriale e informatico (84%).
Considerando che è prevista una crescita del mercato globale delle Smart Cities ad un tasso di circa il 18% annuo tra il 2022 e il 2027, è plausibile aspettarsi una crescita in termini di numero di fondi disponibili sul mercato, così come un ampliamento delle opportunità a disposizione degli investitori per essere esposti a questo tema, nel medio termine.