I biocarburanti restano fuori dall’accordo europeo sull’auto elettrica. Non è passata la richiesta di alcuni Paesi europei tra i quali l’Italia di riaprire i negoziati tra le istituzioni europee, rinviando il voto del Consiglio europeo sul divieto di vendita delle auto a combustione nell’UE entro il 2035 (approvato in Parlamento il 14 febbraio scorso). Tuttavia, la Germania ha ottenuto una posizione più morbida di Bruxelles sugli e-fuels. L’Unione, dunque, prosegue decisa nell’imporre lo stop ai motori a benzina e diesel dal 2035 e martedì 28 marzo il regolamento dovrebbe essere inserito tra i punti all’ordine del giorno della riunione dei ministri dell’Energia che si terrà nella capitale belga.
Per inquadrare la decisione di Bruxelles è utile ripercorrere le vicende delle scorse settimane. Le richieste di bloccare l’iter legislativo, in cui l’approvazione del Consiglio sembrava una pura formalità, sono state avanzate principalmente dalla Germania, che ha trovato sostegno in altri Paesi come l’Italia, la Polonia, la Bulgaria e la Repubblica Ceca.
Il pacchetto europeo per la decarbonizzazione del settore dei trasporti prevede lo stop alle immatricolazioni dei motori endotermici nel 2035, passando per una riduzione delle emissioni del 55% al 2030 rispetto al 2021 e il loro azzeramento cinque anni dopo. Il nocciolo della questione per cui la Germania si è opposta al divieto proposto dall’UE, è che la Commissione europea non ha ancora dato seguito a un progetto di legge complementare su come le auto e i furgoni alimentati con carburanti neutrali per il clima (i cosiddetti e-fuels o carburanti elettronici sintetici, che sono climaticamente neutri perché realizzati attraverso processi ambientalmente sostenibili, quindi da fonti rinnovabili) possano essere immatricolati nell’UE dopo il 2035. Berlino, dunque, invitava a riflettere sul fatto che, nel processo di transizione, vanno considerate delle vie alternative al blocco totale delle auto a combustione, in un orizzonte temporale così vicino. Secondo quanto dichiarato dal Ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, infatti, i veicoli a combustione di nuova immatricolazione avrebbero dovuto costituire un’eccezione al divieto dopo il 2035.
Quindi spiraglio aperto per gli e-fuel che nascono da un processo altamente energivoro, per il quale debbono essere utilizzate energie rinnovabili, che permette di unire idrogeno ottenuto attraverso l’elettrolisi alla CO2 per ottenere un liquido energetico, l’e-fuel. I biocarburanti, invece sono combustibili prodotti dalla lavorazione di materie agricole, come scarti alimentari, mais e colza. La critica è che sono spesso associati a processi di deforestazione. Inoltre è difficile arrivare allo zero totale di emissioni.
In questo settore Eni è all’avanguardia e proprio nel mese di febbraio ha lanciato l’HVOlution, un biocarburante composto al 100% da olio vegetale idrotrattato puro. Si tratta di un gasolio rinnovabile prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali e da oli generati da colture non in competizione con la filiera alimentare, che dovrebbe essere disponibile già nelle prime 150 stazioni di rifornimento.
Per l’Italia, che chiedeva la deroga per i biocarburanti (combustibili ottenuti dalle biomasse), la decisione UE rappresenta una sconfitta. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni aveva salutato come “un successo italiano” la decisione di rinviare il voto dell’UE sulla proposta di porre fine alla vendita di auto a benzina e diesel a emissioni di carbonio a partire dal 2035. In particolare, secondo il governo italiano, l’UE trascura una forte criticità legata al regolamento proposto, ovvero il risvolto sociale: una transizione equa e sostenibile, infatti, dovrebbe essere pianificata e portata avanti evitando ripercussioni negative in termini di produzione e occupazione, nonché di accessibilità in termini di costo dei nuovi veicoli. Per ora infatti le auto elettriche hanno un costo significativamente più elevato di quelle con motore a scoppio.
Questo, secondo i Paesi che si oppongono, significa non chiudere la porta a percorsi di tecnologie pulite diverse dai veicoli elettrici. In particolare, in una dichiarazione inviata nelle scorse settimane ai rappresentanti dei 27 Stati membri dell’UE in merito al divieto, l’Italia aveva sottolineato che fissando un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% entro il 2035 e non fornendo alcun incentivo per l’uso di combustibili rinnovabili, il regolamento non sarebbe stato in linea con il principio di neutralità tecnologica.
In sintesi, le questioni portate in campo dal blocco tedesco erano:
- Il risvolto sociale, inteso come effetti sull’occupazione, sulla produzione e l’accessibilità limitata dei veicoli elettrici;
- Il tema della mancanza di infrastrutture adeguate in tutti i Paesi dell’UE per sostenere un passaggio totale all’elettrico in un futuro così prossimo;
- L’esclusione di alternative valide allo stop totale di auto alimentate da motori a combustione, come il ricorso ai combustibili neutrali per il clima.
- La dipendenza dai paesi che hanno le materie prime necessarie alla produzione delle batterie per i motori elettrici
- La non autosufficienza tecnologica in Europa per quanto riguarda la produzione delle batterie
- L’eccessiva tensione sulla produzione di energia
I Paesi maggiormente preoccupati dall’ostruzionismo tedesco erano Francia, Croazia e Slovenia. Secondo loro, infatti, il divieto di vendita di nuove auto con motore a combustione interna nell’Unione Europea entro il 2035 è una colonna portante del Green Deal europeo e uno dei passi intermedi fondamentali per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Se sui biocarburanti l’Europa non si è resa disponibile a tornare sui suoi passi, come detto, lo stesso non si può dire per gli e-fuels. Nei giorni scorsi, infatti, dopo intense settimane di trattative, Berlino e Bruxelles hanno trovato un’intesa che, secondo quanto dichiarato dal vicepresidente della Commissione UE Frans Timmermans su Twitter, dovrebbe permettere di considerare le auto alimentate con gli e-fuels come carbon neutral. I dettagli dell’accordo verranno resi noti il prossimo fine settimana, secondo quanto trapelato da dichiarazioni di un alto funzionario dell’UE.