Il nostro futuro prevede la progressiva affermazione di un modello di energia sostenibile (dal punto di vista economico, ambientale, sociale e tecnologico), sicura, diffusa e partecipata, con il coinvolgimento diretto di tutti gli stakeholder, pubblici e privati, collettivi ed individuali. Per arrivare a questo quadro è necessario il pieno sviluppo delle fonti rinnovabili, delle nuove tecnologie e dei servizi energetici e ambientali ma anche un’evoluzione dei valori che metta al centro l’inclusività, il senso di comunità e la promozione del bene comune.
È quanto emerge dallo studio Verso la società del futuro: come vivremo, lavoreremo, ci relazioneremo e le energie della trasformazione presentato da Edison e The European House – Ambrosetti nel corso del Forum di The European House – Ambrosetti che si è svolto a Cernobbio dall’1 al 3 settembre.
“Oggi, in un contesto di crescenti sfide ambientali e sociali, il ruolo abilitante del sistema energetico per il progresso umano assume una rilevanza senza precedenti”, ha commentato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison, “La necessità di perseguire obiettivi di sostenibilità e inclusività rende infatti l’energia un fattore chiave per realizzare un futuro equo e rispettoso dell’ambiente: è sufficiente pensare che, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dalle Nazioni Unite, 6 su 17 sono direttamente impattati dall’energia. Questo ruolo cruciale non farà che intensificarsi grazie alle frontiere aperte dalla ricerca, dall’innovazione e dagli investimenti: già oggi, infatti, l’energia è il primo settore economico a livello europeo e italiano per intensità degli investimenti (39% del valore aggiunto del settore in entrambi i casi, per un valore complessivo di 90 miliardi dell’Unione Europea)”.
Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House -Ambrosetti ha aggiunto che in un momento di incertezza globale come quello che stiamo attraversando oggi da questo studio emergono “importanti messaggi positivi” spiegando che, da un lato, la condivisione dell’opportunità legata alla transizione ecologica (7 giovani su 10 e 6 imprese su 10 ritengono che sia la priorità per la società del futuro), dall’altro lato, la fiducia nel ruolo dell’innovazione tecnologica in un contesto in cui il digitale è vissuto come parte integrante della quotidianità sono quindi la migliore risposta alla crisi permanente degli ultimi anni.
La ricerca mette in luce anche il fatto che i giovani vedono “negli investimenti nel sistema educativo e formativo, nella valorizzazione del ruolo della comunità e del sistema pubblico e nell’impegno per la transizione ecologica gli strumenti per raggiungere una società più sostenibile e inclusiva. In parallelo, le imprese sono consapevoli su quali energie e forze possiamo contare per modificare il corso degli eventi, a partire dalle attività di ricerca e sviluppo” ha spiegato invece Ferruccio Resta, presidente MOST – Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile.
Oggetto di studio è stato un campione di 500 ragazzi e 500 aziende italiane le cui risposte hanno portato alla conclusione che la transizione ecologica, in vista del 2050, anno chiave che nelle policy europee e internazionali e assunto come riferimento per il raggiungimento della decarbonizzazione delle economie avanzate, è oggi una priorità compresa e condivisa da entrambe le categorie: 7 giovani su 10 e 6 imprese su 10 la vedono infatti come l’elemento determinante per il passaggio alla società del futuro. I giovani, inoltre, abbinano alla priorità per la sostenibilità un’evoluzione dei valori che metta al centro l’inclusività, il senso di comunità e la promozione del bene comune.
Percentuale di risposte alla domanda “Quali sono le sfide prioritarie che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare da qui al 2050?” (somma percentuale dei valori 5 e 6 in una scala da 1=minimo a 6=massimo), 2023
Per quanto riguarda le imprese inoltre è emerso che una azienda su due sta realizzando investimenti in ricerca e sviluppo oltre ad azioni legate alla sostenibilità sociale ed ambientale puntando alla collaborazione con altre imprese, ritenuta un fattore significativo per creare sinergie e favorire il progresso verso una società più inclusiva e omogenea. A conferma di questa crescente consapevolezza c’è la rilevanza oggi attribuita dalle imprese ai criteri ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) e ai diversi framework finanziari finalizzati a premiare gli investimenti sostenibili, ritenuti cruciali per garantire una gestione responsabile e sostenibile delle risorse.
A tutto ciò si aggiunge (sia per quanto riguarda i giovani che per quanto riguarda le imprese) la consapevolezza di un necessario impegno e senso di responsabilità verso la comunità e il territorio che diventano la principale dimensione per la società del futuro. Un ruolo molto significativo è, inoltre, assegnato al sistema pubblico: circa 3 giovani su 4 lo vedono come un pilastro di riferimento a cui ancorare i nuovi valori condivisi.
Percentuale di risposte alla domanda “Chi pensi che sarà in grado di interiorizzare i nuovi valori della società del futuro?”
La tecnologia naturalmente rappresenta un fattore positivo di cambiamento: per oltre 7 giovani su 10 il digitale è parte integrante della quotidianità ed è un potente strumento di interazione sociale e il 63,6% delle imprese inoltre ritiene, che l’innovazione tecnologica porterà a un aumento dell’occupazione grazie a specializzazioni e guadagni di produttività che consentiranno di accrescere gli occupati. Solo lo 0,6% degli intervistati ritiene, invece, che la tecnologia porterà ad una riduzione occupazionale. Per fare sì che ciò avvenga, ovviamente, risulta fondamentale il tema delle competenze e, in particolare, delle competenze digitali: quasi 1 azienda su 2 ritiene che le competenze digitali siano le più richieste nel mercato del lavoro, seguite da competenze tecniche specialistiche e competenze multidisciplinari.
La parte conclusiva del rapporto sottolia quindi come “alla luce di queste dinamiche, per raggiungere gli obiettivi di competitività, sostenibilità e inclusività un ruolo chiave va svolto dai paradigmi ESG (environment, social, governance) e dalla loro trasposizione in ambito finanziario: in Italia, se le imprese non sostenibili diventassero altamente sostenibili, il valore aggiunto dell’intero settore manifatturiero aumenterebbe di +11,6 miliardi di euro (+5,1% vs. valori attuali) e fino a +14,2 miliardi di euro (+6,3%) se tutte (anche quelle a bassa o media sostenibilità) fossero altamente sostenibili.
All’interno delle pratiche sostenibili, l’economia circolare rappresenta un approccio innovativo e essenziale per affrontare le sfide ambientali e sostenibili del nostro tempo, massimizzando l’efficienza delle risorse, riducendo gli sprechi e mantenendo i materiali e i prodotti in circolazione il più a lungo possibile (tra -43% e -94% delle emissioni grazie all’utilizzo di materie prime seconde).
Le rivoluzioni industriali della storia e le evoluzioni energetiche associate
In questo quadro è ancora una volta evidente come l’energia costituisca un fattore centrale: nelle città, tramite lo sviluppo di sistemi energetici più efficienti e sostenibili a supporto della mobilità e dei luoghi di vita; nelle imprese, guidando il percorso di transizione dei modelli produttivo-organizzativi verso gli obiettivi di sostenibilità, tramite tecnologie e paradigmi green e secondo principi di collaborazione (grazie ai distretti industriali); nelle comunità, ponendo il tema della coesistenza con l’ambiente e con gli altri attori al centro dei nuovi modelli formativi ed educativi, affermandolo quindi come principio sociale fondamentale.