Cause legali | ESGnews

Analisi di S&P Global Ratings

S&P: cause legali climatiche in crescita, ma non hanno effetti sul credito degli emittenti

Sebbene il numero di cause legali legate al clima sia aumentato rapidamente negli ultimi 10 anni (oggi sono quadruplicate rispetto al 2013), l’incertezza sulle potenziali sentenze e sui costi associati fa sì che tali contenziosi non abbiano finora influito sulla qualità del credito degli emittenti. È quanto emerge dal Sustainability Insights Research Climate Litigation: Assessing Potential Impacts Remains Complex di S&P Global Ratings.

La ricerca, che esplora le tendenze nel contenzioso sul clima da ottobre 2021 ad oggi, punta a raggiungere una migliore comprensione della potenziale influenza delle cause climatiche sul merito creditizio degli emittenti e quando tale esposizione potrebbe tradursi in un impatto finanziario significativo. Dal report emerge però che attualmente è difficile misurare questo impatto, in particolare i costi diretti e indiretti. “Finora non abbiamo identificato influenze sui rating nel settore del petrolio e del gas che derivassero dal rischio di contenziosi climatici. Tuttavia, riteniamo che se i costi associati alle controversie sul clima dovessero aumentare materialmente, il potenziale impatto sulla posizione competitiva e sui profili di rischio finanziario di alcune entità cambierebbe”, si legge nell’analisi. 

In questo scenario, il settore assicurativo potrebbe acquisire sempre più importanza. S&P ritiene infatti che in futuro le polizze assicurative possano includere un linguaggio più specifico per stabilire se i casi legati al clima siano coperti e a quali condizioni, inducendo potenzialmente gli enti a proteggersi dai costi deicontenziosi.

Le cause legali legate al clima hanno registrato un’impennata dal 2013

Sebbene individuare il numero esatto di cause legali legate al clima sia difficile a causa della mancanza di una definizione univoca e delle diverse sfumature giurisdizionali, è evidente che con la maggiore attenzione che viene riservata alle tematiche climatiche sempre più parti interessate si rivolgono ai tribunali per risolvere tali questioni. Tra gli stakeholder che vi ricorrono più spesso vi sono gli Stati, le ONG, gli investitori e, in alcuni casi, anche i singoli individui. S&P nella sua analisi osserva, infatti, che il numero cumulativo di cause legate al clima avviate è più che quadruplicato negli ultimi 10 anni, passando da 581 nel 2013 a 2.410 nel 2023. 

Il numero complessivo di cause legali legate al clima è più che quadruplicato tra il 2013 e il 2023

Fonte: S&P Global Ratings, maggio 2024.

Negli ultimi dieci anni il picco del numero di nuovi casi legati al clima è stato raggiunto nel 2021, con 263 casi, mentre nei due anni successivi si è registrato un rallentamento di tale crescita (254 nuovi casi nel 2022 e 200 nel 2023).

Il numero di casi presentati ogni anno è aumentato rapidamente dopo il 2015, ma ha raggiunto il picco nel 2021

Fonte: S&P Global Ratings, maggio 2024.

I contenziosi climatici si sono diffusi in tutti i Paesi e settori

Un altro dato messo in luce da S&P è che, se prima gli Stati Uniti erano il palcoscenico principale dei contenziosi climatici, con l’aumento del numero di cause legali legate al clima sono aumentate anche le posizioni geografiche, insieme ai settori e agli argomenti delle controversie. Le giurisdizioni spaziano dai Paesi sviluppati, alle nazioni in via di sviluppo alle prese con gli impatti sproporzionati del cambiamento climatico.

Ciononostante, gli Stati Uniti ancora oggi rappresentano quasi il 70% di tutti i casi riscontrati nel database di monitoraggio delle controversie sul clima del Sabin Center for Climate Change Law. Allo stesso tempo, è aumentato il numero di giurisdizioni in cui sono state intentate azioni legali, passando da 24 nel 2017 a 75 nel 2023. In particolare, cause legate al clima sono state intentate in nuove giurisdizioni, come a Panama e in Portogallo nel 2023, mentre diversi nuovi casi sono stati intentati in mercati emergenti come Brasile e Turchia.

Per quanto riguarda i settori, S&P sottolinea che la maggior parte delle controversie sul clima riguardano il settore del petrolio e del gas, ma cause simili vengono avviate anche in altri settori, compreso quello finanziario, l’alimentare e dei servizi di pubblica utilità. Ciò riflette, secondo gli autori della ricerca, la crescente consapevolezza dell’esposizione di vari settori ai rischi fisici e di transizione associati al cambiamento climatico.

Tra i principali motivi che spingono gli accusanti a intentare le cause climatiche domina il greenwashing. Ad esempio, nel 2023, i gruppi ambientalisti hanno intentato la prima causa legata al clima contro una banca commerciale, BNP Paribas, per il suo finanziamento al settore dei combustibili fossili. E, nel gennaio 2024, Friends of the Earth Netherlands (Milieudefensie) ha annunciato che stava avviando una causa relativa al clima contro ING Group per motivazioni simili. 

Più recentemente, però, oltre al greenwashing si sono diffuse sempre di più anche le cosiddette cause legali di “responsabilità climatica”, soprattutto negli Stati Uniti, dove vengono citate principalmente compagnie petrolifere e del gas per il loro presunto ruolo nella diffusione dei danni legati al clima. Rientra in questa tipologia l’azione legale mossa dallo Stato della California nel settembre 2023 contro cinque major petrolifere (tra cui ExxonMobil) che avrebbero ingannato la comunità minimizzando i rischi posti dai combustibili fossili e causando danni per miliardi di dollari. 

Le aziende non sono le uniche ad essere citate in giudizio 

Gli imputati nelle controversie legate al clima non sono solo le aziende, ma anche i loro consigli di amministrazione. Nel 2023, ad esempio, l’organizzazione no-profit ClientEarth ha intentato un’azione (poi archiviata) contro il consiglio di amministrazione di Shell per presunta violazione del dovere fiduciario relativo alla gestione del rischio legato al cambiamento climatico. Altre cause simili, però hanno avuto successo, come quella intentata da PG&E Victims Trust contro i dirigenti e i membri del Cda di PG&E in relazione agli incendi in California nel 2017 e nel 2018 (che si è conclusa con una multa di 117 milioni di dollari). 

È successo anche, sottolinea S&P, che a volte le stesse compagnie petrolifere e del gas avviassero proprie azioni legali legate al clima. Ne è un esempio quella intentata da Eni contro Greenpeace nel luglio 2023 dopo che il gruppo (insieme ad altre parti) aveva intentato una causa civile nel maggio dello stesso anno contro la compagnia petrolifera per il suo contributo al cambiamento climatico.

Misurare gli impatti strategici e finanziari delle controversie sul clima rimane complesso

Nonostante l’aumento delle cause legali legate al clima, resta difficile discernere il potenziale impatto delle controversie climatiche sulle aziende. Uno dei maggiori ostacoli nel tradurre il rischio di contenziosi climatici in impatti finanziari è l’alto grado di incertezza su quando un caso si concluderà e quale sarà la sentenza definitiva. Gli esiti legali sono molto variabili e dipendono da fattori quali la giurisdizione, la natura delle rivendicazioni, la forza delle argomentazioni legali e la volontà delle parti di transigere o ricorrere in appello.

La variabilità dei risultati si estende all’entità delle sanzioni e alla tempistica. In particolare, la questione della tempistica è rilevante perché, ad esempio, “una società potrebbe essere in grado di assorbire una grossa sanzione senza un deterioramento sostanziale dei suoi parametri finanziari se l’azienda in questione dispone di grandi quantità di capitale esistente e di flussi di cassa liberi in corso, o se tale sanzione è ripartita su un certo numero di anni”. Ne consegue che il rischio di contenzioso va valutato caso per caso

Tuttavia, dal punto di vista del credito, anche se gli impatti finanziari non sono immediatamente quantificabili, altre componenti (analisi della governance, ad esempio) della valutazione del rating di S&P possono riflettere il rischio di contenzioso.

Per quanto riguarda i costi associati ai contenziosi climatici, S&P ne individua due tipi: diretti e indiretti. I primi derivano dal pagamento di spese legali, sanzioni, transazioni e qualsiasi altro esborso di denaro allo scopo di perseguire o difendersi da controversie. I costi indiretti, invece, includono i costi opportunità (ad esempio associati alla liquidità che un emittente mantiene nel proprio bilancio per proteggersi dall’impatto finanziario di una sentenza sfavorevole o la quantità di tempo che il management dedica alla preparazione dei processi), nonché i costi immateriali, come l’impatto sulla reputazione di un’azienda derivante dall’essere stata coinvolta in cause climatiche. 

Come nel caso della misurazione degli impatti, anche per i costi è difficile fare delle stime puntuali, soprattutto perché questi numeri non vengono resi pubblici da querelanti e imputati. “Un modo possibile per stimare i costi diretti del contenzioso è esaminare il reporting delle stesse aziende”, suggerisce S&P. Nel caso dei costi indiretti, la misurazione è ancora più ardua

“Una stima della reale entità dei costi indiretti può essere possibile solo attraverso un’analisi qualitativa. Il rischio reputazionale legato alle controversie sul clima può tradursi in un costo, ma diversi fattori possono influenzare l’entità di tale costo. Le minacce alla reputazione di un’azienda possono provenire da molte fonti, sia interne che esterne, e possono essere imprevedibili. I costi indiretti relativamente bassi del rischio reputazionale legato al clima, in passato, non implicano lo stesso in futuro”, spiega S&P. Tuttavia, nella ricerca vengono messi in luce sei potenziali fattori principali che, sebbene in genere evolvano nel tempo, potrebbero influenzare l’entità del rischio reputazionale nonché i costi indiretti associati:

  • La consapevolezza del cliente: i clienti sono sufficientemente consapevoli del marchio dell’azienda e delle azioni legali contro di essa?
  • La disponibilità di sostituti: esistono sostituti o alternative ai prodotti o servizi e, in caso affermativo, sono opzioni fattibili per i clienti?
  • Il comportamento del cliente: quale parte della base di clienti smetterà di acquistare o ridurrà gli acquisti, supponendo che siano consapevoli del contenzioso sul clima e possano farlo?
  • La stabilità del finanziamento: si tratta di un’accusa che potrebbe indurre alcuni fornitori di finanziamenti a imporre requisiti aggiuntivi sui prestiti o a cessare del tutto i prestiti?
  • Le relazioni con gli investitori: gli investitori vorranno impegnarsi in progetti, cedere azioni, escludere l’emittente da determinati fondi o utilizzare strumenti di copertura per coprire le perdite?
  • Il capitale umano: è probabile che i dipendenti attuali e potenziali prendano in considerazione un impiego alternativo a causa del danno reputazionale percepito?

Gli assicuratori stanno rivedendo la loro esposizione ai contenziosi sul clima

In conclusione, una domanda che S&P si pone è: se venisse emessa una sentenza finanziariamente significativa, chi la pagherebbe? L’importo e il tipo di copertura assicurativa acquistata da una società imputata in una causa legata al clima potrebbero svolgere un ruolo importante nella capacità di tale azienda di assorbire i costi associati. “Indipendentemente dall’esito di questi casi, riteniamo che gli assicuratori abbiano identificato il contenzioso climatico come un rischio chiave e stiano rivedendo la formulazione delle polizze assicurative per includere un linguaggio più specifico riguardo alla copertura dei casi legati al clima e in quali circostanze”, conclude S&P.