Nel 2024 la domanda mondiale di petrolio è aumentata di quasi 1 milione di barili al giorno rispetto al 2023, un incremento più basso di quello dell’anno precedente, a causa del raffreddamento dell’economia cinese. L’offerta, nonostante questo, è rimasta stabile e in grado di soddisfare la domanda, con gli Stati Uniti che sono diventati il primo produttore al mondo. Questi sono alcuni dei risultati riscontrati dall’Unem, associazione delle imprese dei carburanti, nel suo Preconsuntivo petrolifero 2024, presentato a Roma.
La domanda
Il 2024 è stato un anno caratterizzato da tensioni geopolitiche continue, che non hanno però provocato influenze rilevanti sui mercati petroliferi, a riprova di una flessibilità e resilienza agli eventi esterni, avendo la capacità di trovare nuovi equilibri tra le numerose aree di approvvigionamento.
La domanda di petrolio complessivamente è ammontata a 102,8 milioni b/g: un rallentamento nella crescita che è stato una conferma per i Paesi Ocse, ma una sorpresa per quelli non-Ocse, che hanno scontato il raffreddamento dell’economia cinese.
Analizzando le dinamiche dei Paesi si nota infatti un andamento in equilibrio per Europa e Stati Uniti, più che compensato da Africa, Medio Oriente, America del Sud e dai Paesi asiatici. L’unica eccezione risulta essere la Cina, che ha contribuito per il 14% dell’incremento totale, rispetto al 67% del 2023, e che ha visto una maggiore penetrazione delle autovetture elettriche che nel 2024 hanno “spiazzato” di 310.000 b/g la domanda di petrolio interna (pari all’1,8%).
L’offerta
L’offerta di petrolio nel 2024 è stata pari a 102,9 milioni b/g, risultato della gestione dei tagli da parte dei Paesi Opec Plus, che hanno saputo adeguare l’offerta all’evoluzione sempre più incerta della domanda.
Si sono rivelati in crescita gli investimenti energetici mondiali, che nel complesso sono ammontati ad oltre 3.000 miliardi di dollari, di cui i due terzi in clean energy, in cui l’Europa ha investito l’85% delle risorse impiegate, contro il 79% della Cina e il 55% degli Stati Uniti.
La situazione italiana
Nel 2024 la domanda di energia italiana si stima intorno ai 144,3 Mtep, ma inferiore dell’8,7% rispetto al 2019, calo dovuto per oltre l’80% alla decisa flessione del gas. Nel periodo 2019-2024 le emissioni di CO2 collegate alla domanda di energia complessivamente si sono ridotte del 15%, non solo per la crescita delle rinnovabili, ma anche per una maggiore efficienza energetica.
A fronte di consumi industriali in calo per la flessione della produzione, particolarmente incisiva nell’automotive, si riscontra un aumento della domanda sia nel settore dei trasporti che nel civile, quest’ultimo influenzato dalle alte temperature estive che hanno spinto l’uso dei climatizzatori.
Il petrolio, che si conferma prima fonte di energia con un peso di circa il 39%, mostra un progresso dell’1,7%, dovuto in larga parte alla ripresa dei carburanti e più in generale dei prodotti per la mobilità, favoriti dalla tenuta del settore dei servizi e del turismo. In calo invece i consumi industriali e della petrolchimica. Il gas naturale, seconda fonte di energia italiana, limita la flessione ad un meno 0,7%. Le rinnovabili, che includono anche i biocarburanti, sono le fonti energetiche con la migliore dinamica dell’anno, con una crescita del 12%, dovuta ai risultati decisamente favorevoli della produzione di energia elettrica. Il carbone, con un meno 63%, crolla al suo minimo storico per effetto della drastica riduzione degli impieghi nella generazione di energia elettrica dove ha contribuito per circa l’1%, rispetto al 5% dello scorso anno.
I consumi petroliferi nel complesso hanno evidenziato un progresso dell’1,7%, sostenuti dal buon andamento della benzina (+5,8%) e del carboturbo (+10,2%). Prendendo i soli prodotti per la mobilità (benzina, gasolio, gpl auto, carboturbo e bunker), il progresso diventa del 3,7% rispetto al 2023 e dell’1,9% rispetto ai valori pre-pandemia, a conferma della centralità di questi prodotti nella mobilità del nostro Paese.