A che punto è la divulgazione dei piani di transizione climatica? È cresciuta molto nel 2023, anzi si tratta della crescita più significativa negli ultimi anni (+44% rispetto al 2022) che si traduce nella realizzazione di piani credibili per circa 6.000 aziende, vale a dire 1 su 4 delle società presenti sulla piattaforma di CDP (Carbon Disclosure Project), iniziativa che promuove la trasparenza sui parametri ESG.
L’obiettivo dei piani esaminati da CDP è quello fissato dagli Accordi di Parigi che prevede l’impegno delle aziende aderenti a limitare l’incremento delle temperature all’1,5% rispetto ai livelli preindustriali. Per il 2025 le cose dovrebbero andare ancora meglio visto che altre 8.200 aziende (il 36% del totale) hanno affermato l’intenzione di includere nella loro reportistica gli indicatori necessari per consentire la valutazione di credibilità e solidità dei piani di transizione climatica.
Questi numeri suggeriscono che la pianificazione della transizione relativa al clima non viene messa in atto solo per dimostrare la credibilità delle strategie che si intendono portare avanti, ma si rivela sempre più importante anche per l’accesso al capitale, l’efficienza e la conformità alle richieste del mercato e delle normative.
Sherry Madera, CEO di CDP, infatti, ha sottolineato che “con un aumento di quasi il 50% delle aziende che segnalano i piani di transizione climatica attraverso il CDP nel 2023, è evidente che i dati relativi agli impegni previsionali stanno diventando strumenti cruciali per le aziende per costruire e mantenere la fiducia con gli stakeholder del mercato. Questo slancio è inequivocabile, con altre 8.000 aziende che intendono adottare i loro piani di transizione entro il 2025. Si tratta di un dato incoraggiante e di una mossa aziendale intelligente, in quanto i piani di transizione climatica sono uno strumento essenziale per le aziende credibili nel passaggio al net-zero. Disporre di piani solidi sta diventando sempre più importante per accedere ai capitali, per ottenere efficienze aziendali e per soddisfare le richieste di regolamentazione e di mercato. I nostri dati mostrano che le aziende che divulgano costantemente informazioni sul clima attraverso CDP stanno aumentando le loro ambizioni e hanno maggiori probabilità di sviluppare piani di transizione dettagliati, credibili ed efficaci. Quest’anno CDP è un partner migliore per queste aziende, rendendo più semplice la divulgazione dei dati solidi di cui il mondo ha bisogno grazie all’allineamento con l’IFRS S2 e ad un unico questionario semplificato per il clima e la natura”.
Indice
Indicatori e tempi necessari per un piano climatico credibile
In particolare sono 21 gli indicatori che supportano le aziende nella divulgazione di un piano e che sono inclusi nel questionario di CDP, utilizzato lo scorso anno da aziende che rappresentano oltre il 66% della capitalizzazione di mercato. Gli elementi chiave per il clima monitorati da questo questionario vanno dalla governance alla rendicontazione delle emissioni, dalla strategia alla definizione degli obiettivi, la pianificazione finanziaria e l’impegno nella catena del valore.
La nuova analisi del CDP, inoltre, mostra che le aziende possono sviluppare e divulgare un “piano credibile” in meno di due anni. Venticinque delle aziende valutate da CDP sulla copertura di tutti gli indicatori, infatti, avevano segnalato l’intenzione di redigere un piano due anni fa. Inoltre il 39% delle aziende (2.329) che hanno dichiarato di avere un piano sta già divulgando i dati sulla maggior parte degli indicatori, segno che sono sulla buona strada per sviluppare piani solidi.
Tuttavia, viene anche evidenziato che meno dell’1% (140) di tutte le aziende che hanno pubblicato i dati attraverso il CDP ha riportato tutti i 21 indicatori richiesti per valutare la credibilità di un piano. Ma quasi tutte queste aziende hanno riportato i dati attraverso il CDP di anno in anno, dimostrando che una trasparenza coerente sul clima aiuta le imprese a costruire piani di transizione climatica credibili.
I migliori (e i peggiori) a comunicare: analisi per indici
Il rapporto di quest’anno valuta la divulgazione delle informazioni di oltre 23.200 organizzazioni di 14 settori industriali in 129 Paesi rispetto ai 21 indicatori chiave del piano di transizione climatica del CDP.
In particolare il grafico di CDP mostra che le aziende quotate nell’indice europeo FTSEurofirst 300 e in quello coreano KOSPI 200 hanno sovraperformato i loro omologhi quotati nel G20 in modo considerevole: rispettivamente il 77% e il 75% hanno coperto la maggior parte degli indicatori chiave nelle loro informazioni.
E il dato relativo alle aziende europee è forse ancora più significativo se si pensa che nel vecchio continente il riscaldamento globale cresce ad un ritmo quasi doppio rispetto a quello globale.
L’indice S&P/TSX60 (Canada) e il CSI 300 (Cina) sono stati, invece, gli indici con i risultati più scarsi tra i Paesi del G20: solo il 28% e il 29% delle società hanno divulgato i dati sulla maggior parte degli indicatori chiave.
CDP ha inoltre lavorato a stretto contatto con la Taskforce per i Piani di Transizione in UK per lanciare il suo “Disclosure Framework” per supportare le aziende nello sviluppo di piani di transizione credibili. L’anno scorso, il FTSE 100 è stato il terzo indice più performante nell’analisi di CDP, con 70 aziende che hanno divulgato almeno due terzi dei 21 indicatori chiave e CDP si attende un aumento della divulgazione credibile in tutto il Regno Unito, man mano che le aziende inizieranno ad allinearsi con le linee guida recentemente rilasciate.
In quali paesi si tende a comunicare di più e meglio
Il grafico del rapporto CDP riportato sotto mette a confronto diverse aree geografiche sulla capacità di risposta a tutti gli indicatori di un piano climatico credibile.
Più in dettaglio nell’UE le organizzazioni di paesi come Germania, Italia, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca sono rappresentate nei primi 20 paesi per numero di divulgazioni totali. Tra questi, la Germania e la Francia registrano i maggiori incrementi nel numero di organizzazioni che effettuano divulgazioni a livello ALL (cioè su tutti e 21 gli indicatori) con la Germania che passa da un’organizzazione nel 2022 a 10 nel 2023, e la Francia che passa da cinque a 12. Per l’Italia in particolare, su 664 aziende che divulgano a CDP, sono sei quelle che comunicano su tutti i parametri, 52 ne rivelano “molti”, 106 “alcuni” e 500 “pochi”.
Piani di transizione e standard internazionali
L’informativa sui piani di transizione climatica è richiesta da diversi standard, tra cui l’IFRS S2 sviluppato dall’International Sustainability Standards Board (ISSB) e gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) nell’ambito dei Corporate Sustainability Reporting Standards (CSRD) dell’Unione Europea. Inoltre, la Transition Plan Taskforce (TPT) del Regno Unito ha pubblicato il suo Disclosure Framework finale con la Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito che ha esaminato come questa guida possa supportare le organizzazioni che divulgano i piani di transizione ai sensi dell’IFRS S2.
Infine l’analisi settoriale di CDP ha messo in luce anche che i settori della produzione di energia, dei servizi finanziari e delle infrastrutture hanno registrato la divulgazione più estesa, con il 32%, il 30% e il 24% delle organizzazioni che hanno divulgato “tutti” o “molti” degli indicatori chiave nel 2023. Al contrario, il settore dei combustibili fossili ha continuato a registrare i risultati peggiori.
Ma che cosa frena questa disclosure? In generale solo il 2% delle aziende che dichiarano di avere un piano di transizione sta attualmente divulgando tutti i 21 indicatori per giudicare la credibilità: gli ostacoli principali, secondo CDP, includono la strategia completa, la definizione degli obiettivi e la pianificazione finanziaria.