È possibile misurare in maniera scientifica il grado di sostenibilità di un’attività agricola, al di là di proclami, ambizioni e teorie? Sì, basta chiedere alle api. Lo dimostra il progetto pluriennale di ricerca promosso da Monini e realizzato da LifeGate in collaborazione con l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, che punta a monitorare il livello di biodiversità e salubrità del territorio e il benessere degli insetti impollinatori all’interno del Bosco Monini di Perolla (Grosseto), un oliveto da circa 400 mila piante realizzato su terreni prevalentemente abbandonati e in parte bonificati.
La prima parte del progetto è stata infatti dedicata a creare un habitat adatto: i terreni sono stati riportati in salute con pratiche di sovescio e si è arricchita la biodiversità del luogo piantando nuove essenze, soprattutto mellifere, per attirare gli impollinatori e favorire la lotta naturale agli insetti e parassiti nemici dell’olivo.
Successivamente sono state insediate diverse popolazioni di api e impollinatori, attraverso tre diverse postazioni: una postazione per api mellifere con 10 alveari, una postazione per api selvatiche e solitarie con 5 nidi da circa 500 api osmie ciascuno, una postazione per impollinatori selvatici con due “bee hotel” vuoti per favorirne la colonizzazione.
I risultati del primo anno di ricerca hanno visto un buon sviluppo delle famiglie di api mellifere con assenza di episodi di moria anomala e produzione di miele in eccesso. Inoltre le osmie hanno colonizzato i nidi e hanno registrato un tasso di riproduzione piuttosto elevato ed anche i “bee hotel” sono stati occupati da diversi insetti impollinatori (in particolare dalle cosiddette api “tagliafoglie”). Api in buona salute, quindi, ma non solo: le analisi chimiche effettuate sul polline raccolto dalle api non hanno rilevato residui di pesticidi chimici di sintesi e hanno restituito una fotografia molto “colorata” della biodiversità. È stato infatti possibile risalire al numero e alle varietà vegetali visitate dalle api quantificate in 19 varietà diverse impollinate.
Bosco Monini, che entro il 2030 raggiungerà un milione di olivi, rappresenta il cuore del percorso di sostenibilità dell’azienda umbra che si pone l’obiettivo di produrre più olio italiano che sia realmente sostenibile sotto il profilo economico, produttivo e naturalmente ambientale, anche grazie al contribuito di progetti di ricerca realizzati con i più importanti partner nazionali.