La Germania sta cercando di esentare migliaia di aziende di piccole e medie dimensioni dalle regole di rendicontazione ecologica dell’UE, con una mossa che rischia di vanificare gli sforzi comunitari per rendere le aziende coscienti e responsabili del loro impatto sull’ambiente. Lo afferma il Financial Times spiegando che Berlino preme perché Bruxelles estenda la definizione di piccola e media impresa, alzando la soglia da 250 a 500 dipendenti per “limitare il carico [burocratico] che grava su di loro a ciò che è realmente necessario”. Secondo i calcoli basati su uno studio del think tank Center for European Policy Studies della Commissione europea, la proposta esenterebbe tra 7.500 e 8.000 aziende dal rispetto delle norme di rendicontazione sulla sostenibilità recentemente adottate.
L’iniziativa rientra in una più ampia manovra da parte della Germania per alleggerire la burocrazia per le aziende mentre combattono l’elevata inflazione, la carenza di personale e un mercato globale sempre più protezionistico.
A tutto ciò si aggiungono i timori che le industrie comunitarie stiano perdendo il loro vantaggio competitivo a causa di tutte le nuove normative introdotte come parte della legge sul clima del Green Deal europeo, che mira a spingere il blocco a raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Anche la Francia è intervenuta sul tema ma, per ora, non ha aderito alla proposta tedesca.
Pascal Durand, eurodeputato che ha guidato i negoziati sulle regole di rendicontazione della sostenibilità aziendale, ha affermato che la riapertura del dibattito su uno degli elementi chiave della legge sul clima dell’UE rischia sia di ridurre in modo significativo l’impatto della direttiva sia in definitiva di penalizzare migliaia di aziende che hanno iniziato a riorganizzare le proprie attività per soddisfare i nuovi standard di sostenibilità e rendicontazione.
La settimana scorsa la Commissione ha comunicato di voler rivedere il numero di PMI che rientrano nell’ambito di applicazione di regolamenti finanziari come il reporting di sostenibilità e la tassonomia verde, la guida pratica per la classificazione delle attività green degli investimenti sostenibili, e la nuova soglia potrebbe essere modificata in base all’inflazione.
Secondo le norme attuali, sono comprese nell’ambito di applicazione della normativa sulla rendicontazione ecologica solo le PMI quotate che, peraltro, non dovranno riferire sui loro impatti ambientali e sociali fino al 2026. La definizione OCSE di PMI è quella con 250 o meno dipendenti mentre oggi la soglia fissata dalla UE prevede che un’azienda soddisfi i parametri di riferimento in due delle tre aree: numero di dipendenti, fatturato netto e bilancio totale.
In queste settimane sono in corso di negoziazione a livello comunitario anche ulteriori norme che obbligheranno le aziende a garantire che le loro catene di fornitura siano esenti da rischi ESG.