Le aziende hanno fatto dei progressi in termini di indicatori climatici, ma è necessaria un’azione più urgente da parte delle società per supportare l’obiettivo globale di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. A rilevarlo sono le nuove valutazioni rilasciate da Climate Action 100+, la più grande iniziativa al mondo di coinvolgimento degli investitori sui cambiamenti climatici con firmatari responsabili di oltre 60.000 miliardi di dollari in attività. Si tratta del secondo ciclo di valutazioni Net Zero Company Benchmark: Climate Action 100+ ha coinvolto 166 aziende misurando i loro progressi rispetto agli obiettivi prefissati dall’iniziativa e una serie di indicatori chiave relativi all’allineamento aziendale rispetto agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Per riflettere il ritmo di cambiamento necessario per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e per garantire che sia allineato con la più recente politica basata sulla scienza, Climate Action 100+ ha aggiornato la metodologia del Benchmark nel 2022, valutando le aziende rispetto al più impegnativo scenario Net Zero dell’IEA (International Energy Agency) entro il 2050 per i settori disponibili. Ha anche aggiunto nuovi indicatori e valutazioni incentrate sulla transizione “giusta” e sulla contabilità e revisione del clima per guidare una maggiore ambizione aziendale e riflettere le priorità degli investitori in evoluzione.
I risultati emersi dalle valutazioni di Climate Action 100+ indicano miglioramenti generali rispetto alla riduzione delle emissioni di gas serra, alla governance del clima e al rafforzamento delle informazioni finanziarie relative al clima. Il 69% delle aziende coinvolte, infatti, si è impegnato a raggiungere emissioni nette zero entro il 2050 o prima, in tutta o in parte della loro impronta di emissioni, con un aumento del 17% rispetto all’anno precedente. Inoltre, ben il 90% delle aziende ha un certo livello di supervisione del consiglio di amministrazione sul cambiamento climatico.
L’89% delle aziende, infine, si è allineato alle raccomandazioni della TCFD (Task Force on Climate-Related Financial Disclosures).
Tuttavia, è allarmante che la stragrande maggioranza delle aziende non abbia fissato obiettivi di riduzione delle emissioni a medio termine allineati a 1,5°C o che non abbiano adeguato completamente le loro future spese di capitale agli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Solo il 17% delle aziende prese in esame, infatti, ha fissato obiettivi a medio termine che sono allineati con lo scenario 1,5°C dell’IEA. Inoltre, solo il 42% delle società presenta impegni per il net zero entro il 2050 e copre anche le emissioni materiali Scope 3.
Secondo quanto riportato da Climate Action 100+, anche quando le aziende riescono a fissare obiettivi di riduzione delle emissioni, nella maggior parte dei casi non hanno strategie di decarbonizzazione solide (solo il 17% ne è provvisto). E nessuna azienda ha dimostrato che i suoi rendiconti finanziari sono redatti utilizzando ipotesi coerenti con lo zero netto entro il 2050, come previsto dal nuovo indicatore sulla contabilità e revisione del clima.
Questi risultati sono preoccupanti perché indicano che gran parte delle aziende non è ancora pronta per mettere in atto gli impegni presi, soprattutto nel breve termine, per rispondere alla crisi climatica.
In un rapporto appena pubblicato, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha avvertito che la finestra di opportunità per intraprendere qualsiasi azione significativa per il clima si sta rapidamente chiudendo e le emissioni mondiali devono diminuire del 45% entro il 2030 per avere qualche possibilità di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto 1,5°C.
Climate Action 100+, dunque, si impegna a chiedere a tutte le società firmatarie di aumentare l’ambizione rispetto agli obiettivi climatici prima che un terzo round di valutazioni Benchmark venga rilasciato nel corso dei prossimi mesi.
Gli investitori dovrebbero aumentare la pressione sulle aziende e sui consigli di amministrazionedurante la prossima stagione delle deleghe negli Stati Uniti e in Europa, dopo i voti di maggioranza record dell’anno scorso sulle proposte sul clima. I prossimi mesi, secondo Climate Action 100+, saranno un momento critico per gli investitori per sostenere le risoluzioni chiave degli azionisti sul clima, comprese quelle segnalate dall’Iniziativa.
Il lato positivo è che le aziende, soprattutto alla fine del 2021 durante il periodo di revisione, hanno dimostrato un forte spirito collaborativo e un chiaro interesse a impegnarsi con il Benchmark dell’Iniziativa.Climate Action 100+, per supportarle in questo sforzo, ha fornito alle aziende un modo standardizzato di riferire sulle ambizioni climatiche aziendali.
“Nel complesso il Net Zero Company Benchmark mostra chiaramente che le aziende focalizzate non stanno facendo i progressi necessari per allinearsi al raggiungimento dell’obiettivo climatico di 1,5°C concordato a Parigi e riaffermato a Glasgow lo scorso anno”, spiega Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment presso GAM Investments e attuale presidente del comitato direttivo globale Climate Action 100+. “Dato che queste aziende rappresentano i più grandi emettitori di gas serra del mondo – continua la presidente del comitato direttivo – la loro ambizione e il loro ritmo di cambiamento sono fondamentali per una transizione di successo e devono accelerare. Di conseguenza, dovremmo aspettarci un aumento delle risoluzioni degli azionisti guidate dagli investitori, così come un maggiore controllo sui piani di transizione portati al voto, a partire dall’imminente stagione delle AGM”.