clima Torino ONU | ESG News

Organizzazione Metereologica Mondiale

Clima: l’Europa è il continente che si sta riscaldando più velocemente

L’Europa è il continente che si sta riscaldando più velocemente rispetto al resto del mondo a causa del cambiamento climatico. Per la precisione, si tratta di un riscaldamento di circa il doppio rispetto alla media globale. Colpito da caldo torrido, siccità e incendi, ondate di calore marino e una fusione dei ghiacciai senza precedenti, nel 2022 il continente europeo ha registrato una temperatura di circa 2,3°C al di sopra della media preindustriale (1850-1900). È quanto emerge dal secondo Rapporto Annuale sullo Stato del Clima in Europa pubblicato dall’Organizzazione Metereologica Mondiale (OMM) e il Servizio Copernicus per i Cambiamenti Climatici dell’Unione Europea, in concomitanza con la sesta Conferenza Europea sull’Adattamento ai Cambiamenti Climatici tenutasi a Dublino. Il report presenta in particolare un approfondimento sull’energia e su come l’intensificarsi di condizioni meteorologiche estreme stia avendo implicazioni crescenti per l’offerta, la domanda e le infrastrutture del sistema energetico europeo.

Al contempo, però un barlume di speranza arriva proprio dalle azioni globali in termini di transizione energetica e, come già reso noto dai dati del Global Electricity Review del think tank energetico Ember ad aprile, anche l’OMM e Copernicus hanno evidenziato che per la prima volta nel 2022 le energie rinnovabili, in particolare la combo tra eolico e solare hanno generato più elettricità del gas fossile, ossia il 22,3% dell’elettricità dell’UE nel 2022, a fronte del 20% proveniente da gas fossile.

Gli impatti del clima che cambia: gli eventi estremi in Europa

Nel 2022 i rischi meteorologici, idrologici e climatici in Europa hanno provocato 16.365 vittime e colpito direttamente 156.000 persone. Circa il 67% degli eventi è stato legato a inondazioni e tempeste, che hanno causato la maggior parte dei danni economici totali, pari a circa 2 miliardi di dollari. Molto più gravi, in termini di mortalità, sono state le ondate di calore, che hanno causato più di 16.000 morti in eccesso.  

“Purtroppo, questo non può essere considerato un evento unico o una stranezza del clima”, ha dichiarato il dottor Carlo Buontempo, direttore del servizio cambiamenti climatici di Copernicus, “La nostra attuale comprensione del sistema climatico e della sua evoluzione ci informa che questo tipo di eventi fa parte di un modello che renderà lo stress da caldo estremo più frequente e più intenso in tutta la regione”.

Fonte: WMO

Nel 2022 le precipitazioni sono state inferiori alla media in gran parte dell’Europa. È stato il quarto anno secco di fila nella penisola iberica e il terzo consecutivo nelle regioni montane delle Alpi e dei Pirenei. La Francia ha registrato il suo gennaio-settembre più secco di sempre, con conseguenze di vasta portata per l’agricoltura e la produzione di energia. A luglio la riserva idrica della Spagna è scesa al 41,9% della sua capacità totale, con una percentuale ancora più bassa in alcuni bacini.

I ghiacciai europei hanno perso un volume di circa 880 km3 di ghiaccio dal 1997 al 2022. Le Alpi sono state le più colpite, e nel 2022 hanno registrato un nuovo record di perdita di massa, causato da una quantità di neve molto bassa, da un’estate molto calda e dal deposito di polvere sahariana. I tassi di riscaldamento della superficie degli oceani, in particolare nel Mediterraneo orientale, nel Mar Baltico e nel Mar Nero e nell’Artico meridionale, sono stati più di tre volte superiori alla media globale. Le ondate di calore marine hanno provocato migrazioni di specie ed estinzioni di massa, l’arrivo di specie invasive e lo sconvolgimento degli ecosistemi e della biodiversità.

Energia in UE

L’UE si è impegnata ad aumentare la produzione di energia rinnovabile fino a raggiungere almeno il 42,5% del consumo totale entro il 2030, quasi il doppio dei livelli del 2019.

Nel 2022, la radiazione solare annua è stata la più alta dall’inizio delle rilevazioni nel 1983, il 4,9% più alta della media del 1991-2020. Il caldo e la siccità, se hanno favorito il solare, hanno invece ridotto la produzione dell’idroelettrico (meno acqua nei bacini) e del nucleare (meno acqua per raffreddare i reattori).

Ciò sottolinea l’importanza delle variabili meteorologiche, quindi la radiazione solare superficiale per il fotovoltaico, la velocità del vento per l’eolico, le precipitazioni e il deflusso per l’idroelettrico. Questi fattori hanno delle tendenze topografiche ma anche una grande variabilità stagionale, dal -40% a +80% per la velocità del vento, tra il più o meno 30% per le precipitazioni e tra il più o meno 15% per la radiazione solare.

A livello globale, le interruzioni delle operazioni nucleari dovute a condizioni climatiche avverse sono aumentate negli ultimi tre decenni, anche se rappresentano una quota molto ridotta delle interruzioni totali. I fattori principali sono i bassi flussi fluviali e l’aumento delle temperature e degli estremi di calore. In caso di peggioramento degli scenari climatici a lungo termine, è necessario stabilire disposizioni di adattamento rigorose per i potenziali siti di impianti nell’Europa meridionale.

Secondo un’indagine sui Servizi Meteorologici e Idrologici Nazionali (NMHS) condotta dall’OMM, l’83% dei membri in Europa ha dichiarato di fornire servizi climatici per l’energia (raccolta dati, monitoraggio, analisi e previsioni). Tuttavia, meno della metà fornisce previsioni climatiche per il settore energetico. Esiste quindi un potenziale non sfruttato per sostenere la transizione energetica.