Bankitalia

Rapporto ESG

Bankitalia, rafforza gli investimenti ESG e riduce la CO2 nel portafoglio azionario del 60%

Bankitalia rafforza il proprio impegno verso la gestione del proprio portafoglio, pari a circa 210 miliardi, secondo i criteri ESG (Environmental, Social e Governance) e presenta i risultati del percorso degli ultimi tre anni, cioè da quando ha iniziato a inserire i temi dell’ambiente e delle persone nella scelta dei titoli su cui investire. Rispetto al 2018, anno precedente l’avvio della strategia di investimento sostenibile, l’impronta carbonica del portafoglio azionario gestito da Banca d’Italia, pari a 16 miliardi di euro e corrispondente a oltre il 90% degli investimenti in titoli privati dell’istituto, è diminuita del 60%.  È quanto emerge dall’ultimo Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici pubblicato dalla banca.

Dal 2019, infatti, Banca d’Italia ha iniziato a utilizzare criteri ESG nella gestione dei propri portafogli non di politica monetaria. Una scelta che testimonia la consapevolezza anche da parte dell’istituto presieduto da Ignazio Visco, che i rischi legati ai fattori ESG, e in particolare quelli ambientali legati al cambiamento climatico, sono importanti anche per le banche centrali e le autorità di vigilanza in quanto possono condizionare la loro capacità di conseguire gli obiettivi istituzionali.

Il rapporto risponde all’impegno, preso con la pubblicazione nel 2021 della Carta degli investimenti sostenibili, di fornire informazioni sulle metodologie applicate per tenere conto dei rischi ESG nell’attività di investimento dei portafogli della banca non riferiti alla politica monetaria, e sui risultati conseguiti.

Il documento si ispira alle raccomandazioni elaborate dalla task force per la diffusione di informazioni finanziarie collegate ai rischi climatici (Task force on climate-related financial disclosures, TCFD) e alla guida per la divulgazione di informazioni sui rischi climatici da parte delle banche centrali, pubblicata dal Network for Greening the Financial System (NGFS), cui la banca aderisce dal 2019. Il rapporto dedica un capitolo a ciascuno dei quattro profili indicati dalla TCFD, ossia i meccanismi di governo; la strategia; la gestione dei rischi; gli indicatori e i risultati.

I meccanismi di governo

Per quanto riguarda i meccanismi di governo, il rapporto evidenza che, con l’introduzione di criteri di sostenibilità, non è stato necessario modificare significativamente l’assetto di governo adottato dall’istituto per le scelte di investimento. Le strutture preesistenti sono state incaricate di aggiungere i profili di sostenibilità ai precedenti criteri, basati sulle tradizionali considerazioni di tipo finanziario. Per assicurare una gestione unitaria dei temi legati alla sostenibilità tra le funzioni della banca è stato istituito il “Comitato Cambiamenti climatici e sostenibilità” ed è stato creato a supporto un nucleo che coordina e indirizza i lavori dell’Istituto su tutte le tematiche ESG, riguardanti gli investimenti di portafoglio, la vigilanza bancaria e finanziaria, la ricerca economica e le operazioni aziendali.

La strategia

A partire dal 2019 la strategia di investimento sostenibile è stata ampliata in termini di classi di attività finanziarie e di obiettivi, attribuendo progressivamente una maggiore attenzione ai fattori ESG e in particolare a quelli legati al cambiamento climatico.

Alla fine del 2021 i portafogli potenzialmente interessati da una gestione sostenibile avevano un controvalore di circa 210 miliardi di euro. Per i titoli di Stato dell’area dell’euro, che rappresentano gran parte di questo importo, gli indicatori di sostenibilità vengono attualmente monitorati ma non influenzano le scelte di investimento. Fanno eccezione le obbligazioni verdi di emittenti sovrani dell’area dell’euro e di istituzioni sovranazionali, attualmente pari a 1,7 miliardi di euro.

La gestione dei rischi

Mentre in passato gli investimenti in strumenti del settore privato, e in particolare le azioni, seguivano un principio di neutralità, quindi la composizione del portafoglio replicava quella del mercato, con l’esclusione di alcuni settori, dal 2019 la Banca ha integrato in maniera graduale i fattori climatici e di sostenibilità nei preesistenti modelli di gestione dei rischi.

In un primo momento l’integrazione è avvenuta a valle dell’allocazione del portafoglio tra le varie classi di attività e ha riguardato la selezione dei titoli dapprima per i portafogli azionari, quindi per quelli obbligazionari. In un secondo momento i profili di sostenibilità sono stati utilizzati anche nella fase di allocazione tra classi di attività solo per i titoli di emittenti privati; l’impiego dei fattori ESG è stato così esteso all’intero processo di investimento, dalla fase di allocazione fino a quella di selezione dei singoli titoli.

La strategia di investimento sostenibile si traduce in una combinazione di diverse politiche di gestione del portafoglio. Per i titoli di emittenti privati queste considerano criteri di esclusione sulle società selezionabili; preferenza delle imprese che adottano le migliori prassi ESG (best in class); integrazione di profili ESG nei modelli finanziari.

Finora gli indicatori ESG utilizzati per orientare le scelte sui portafogli di strumenti di emittenti privati sono stati di tipo storico (misure di determinate grandezze a una data precedente) in quanto, secondo l’istituto bancario, l’utilizzo di dati prospettici è reso complesso dalle incertezze sugli orizzonti temporali e sulla tipologia di indicatori, sulla probabilità degli eventi e sulla loro gravità.

Tuttavia, le informazioni sui piani futuri diffuse dalle imprese rappresentano una base da cui partire, caratterizzata da un numero minore di ipotesi di scenario. Da quest’anno, quindi, le decisioni di investimento saranno prese anche in considerazione degli impegni di decarbonizzazione e dei piani di transizione delle imprese; con queste ultime sarà inoltre avviato un dialogo per raccogliere informazioni sulle strategie di sostenibilità e sui risultati finora conseguiti.

Verrà infine creato un portafoglio azionario di investimento tematico destinato alle aziende maggiormente in grado di contribuire alla transizione ecologica, per cogliere le opportunità legate alle innovazioni tecnologiche e favorire il cambiamento strutturale del sistema economico.

Gli indicatori e i risultati

L’esame degli indicatori e dei risultati mostra i progressi compiuti dalla banca negli ultimi anni. Come anticipato, per il portafoglio azionario gestito internamente, pari a 16 miliardi di euro e corrispondente a oltre il 90 per cento degli investimenti in titoli privati dell’Istituto, l’impronta carbonica è diminuita del 60% rispetto al 2018, mentre l’intensità carbonica (WACI) si è ridotta del 37%.

Fonte: Rapporto sugli investimenti sostenibili e i rischi climatici, Banca d’Italia, 2022

Il Climate VaR (Value at Risk) sul rischio di transizione, che misura la perdita massima probabile di un portafoglio in un determinato scenario di rischio, è risultato migliore dei relativi indici di mercato considerati sia per le azioni dell’area euro sia per gli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) in azioni statunitensi e giapponesi, in entrambi gli scenari di transizione ordinata e disordinata definiti dall’NGFS (Network of Central Banks and Supervisors for Greening the Financial System, la rete di banche centrali e autorità di controllo che su base volontaria condivide le best practice per rendere più sostenibile la finanza).

Fonte: Rapporto sugli investimenti sostenibili e i rischi climatici, Banca d’Italia, 2022

L’istituto ha effettuato inoltre la misurazione del rischio fisico il quale considera due indicatori: il Climate VaR relativo al rischio fisico e la percentuale di fatturato realizzato in aree geografiche vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici. I due portafogli presentano stime di Climate VaR in uno scenario estremo, rispettivamente pari a -10,4% e a -5,1%, inferiori in valore assoluto ai relativi indici di mercato considerati. I principali fenomeni climatici da cui derivano le perdite potenziali sono costituiti da inondazioni costiere, ondate di calore, rischio idrogeologico e cicloni. In relazione all’ubicazione degli impianti produttivi delle imprese, il rischio fisico per il portafoglio euro è maggiore di quello calcolato per gli OICR.

Fonte: Rapporto sugli investimenti sostenibili e i rischi climatici, Banca d’Italia, 2022

Bankitalia ha definito una griglia di indicatori ESG sulla bade dei quali valuta i propri investimenti. Relativamente agli indicatori ambientali, gli investimenti azionari sono caratterizzati in generale da risultati notevolmente migliori rispetto agli indici di mercato. Per esempio gli usi di energia elettrica sono minori di circa il 21%, l’intensità dell’uso di acqua è inferiore del 13,7% e la produzione di rifiuti del 27,8%.

Anche per quanto riguarda gli indicatori sociali, il portafoglio in euro presenta risultati migliori dell’indice di riferimento su quasi tutti i profili, per esempio la quota di donne impiegate è maggiore di 7 punti percentuali rispetto al benchmark e il tasso di infortuni è inferiore del 9%. Il portafoglio di OICR invece riporta indicatori migliori solo sulla flessibilità nell’orario di lavoro e il tasso di sindacalizzazione; mostra risultati leggermente peggiori per i temi della parità di genere e per il tasso di infortunio.

Le metriche di governo societario del portafoglio in euro e degli OICR sono sostanzialmente allineate ai benchmark, dal momento che, secondo quanto riportato dall’istituto, la regolamentazione dei paesi di residenza delle imprese dispone stringenti criteri di governance (per esempio in termini di amministratori indipendenti e diversità di genere).

Fonte: Rapporto sugli investimenti sostenibili e i rischi climatici, Banca d’Italia, 2022