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Normativa europea

Accordo UE su tassa carbonio per importazioni, EU ETS e fondo per il clima: ecco cosa prevede

Raggiunto l’accordo sul Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), la cosiddetta “carbon tax” per le importazioni di prodotti ad alta intensità di carbonio, che comprende il cemento, l’alluminio, i fertilizzanti, la produzione di energia elettrica, il ferro, l’acciaio e alla quale è stato inserito anche l’idrogeno.

L’obiettivo del CBAM è equiparare il costo di produzione delle imprese europee, che per questi prodotti pagano un prezzo delle emissioni di carbonio sulla base del sistema EU ETS, a quello dei prodotti importati da Paesi dove non esistono questo tipo di meccanismi. In questo modo i produttori sarebbero tutti allineati agli obiettivi di decarbonizzazione. Il nuovo strumento, che rappresenta una novità assoluta, è stato definito per assicurare che i target climatici dell’UE non siano compromessi dalla delocalizzazione della produzione in paesi con politiche meno ambiziose.

Il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo hanno infatti raggiunto, nella sera di sabato, un accordo politico su alcune delle proposte legislative del pacchetto Fit for 55 che hanno l’ambizione di ridurre ulteriormente le emissioni e affrontare il loro impatto sociale. L’intesa è provvisoria in attesa dell’adozione formale da parte di entrambe le istituzioni e, oltre alla proposta del nuovo sistema CBAM, ha riguardato l’estensione dei settori soggetti all’EU ETS, il mercato europeo di scambio di CO2, e l’istituzione di un fondo sociale per il clima.

Il meccanismo CBAM e il sistema EU ETS

Il nuovo strumento CBAM, ribattezzato carbon tax, prevede che gli importatori paghino alla EU un ammontare pari al prezzo degli EU ETS relativo alle emissioni dei propri prodotti nel momento in cui intendono vendere le proprie merci nei Paesi dell’Unione europea, pari a quello che avrebbero sostenuto i concorrenti europei.

In un primo momento il CBAM si applicherà in maniera semplificata e prevederà solo obblighi di comunicazione con l’obiettivo di raccogliere dati al riguardo. Dall’ottobre 2023, poi, diventerà operativo nella sua totalità. Tale meccanismo sarà introdotto progressivamente, in parallelo con l’eliminazione graduale delle quote gratuite per i settori previsti nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS) concordato ieri dal Consiglio e dal Parlamento. 

Il Consiglio e il Parlamento hanno infatti raggiunto un accordo anche sul mercato del carbonio europeo per eliminare le quote gratuite per le aziende e allargare i settori inclusi nel sistema.

L’EU ETS è il principale strumento dell’Unione Europea per la riduzione delle emissioni e copre circa il 40% delle emissioni totali di CO2 dell’UE. Il sistema si basa su un meccanismo di cap-and-trade, cioè limitazioni alle emissioni massime per le aziende delle industrie ad alta intensità energetica e per quelle del settore della produzione di energia, con la possibilità di vendere quote da parte delle aziende virtuose e comprarle da parte di quelle che hanno maggiori emissioni.

L’accordo di ieri prevede di aumentare al 62% l’aspettativa di riduzione delle emissioni entro il 2030 nei settori coperti dal sistema ETS e una riduzione del tetto complessivo delle emissioni in due anni, rispettivamente di 90 e 27 milioni di quote. Questo avverrà tramite un aumento del tasso di riduzione annuale del tetto del 4,3% all’anno dal 2024 al 2027 e del 4,4% dal 2028 al 2030.

Per quanto riguarda i settori coperti dal Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) il Consiglio e il Parlamento hanno concordato di porre fine alle quote gratuite per questi settori entro il 2034. 

Estensione dell’applicazione del sistema EU ETS a nuovi settori

Il Consiglio e il Parlamento hanno inoltre deciso di includere le emissioni del trasporto marittimo nell’ambito del sistema ETS dell’UE. Hanno concordato un’introduzione che riguarderà il 40% delle emissioni delle compagnie di navigazione a partire dal 2024, il 70% entro il 2025 e il 100% per il 2026.

La maggior parte delle grandi navi sarà inclusa nel campo di applicazione del sistema ETS fin dall’inizio. Le grandi navi offshore di oltre 5.000 tonnellate di stazza lorda saranno comprese nel regolamento europeo MRV, che riguarda il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di CO2 derivanti dal trasporto marittimo, a partire dal 2025 e nel sistema ETS a partire dal 2027. Le navi da carico generale e le navi off-shore di stazza lorda compresa tra 400 e 5.000 tonnellate saranno incluse nel regolamento MRV a partire dal 2025 e la loro inclusione nel sistema ETS dell’UE sarà rivista nel 2026.

L’accordo tiene conto delle specificità geografiche e propone misure transitorie per le piccole isole e per i viaggi relativi alle regioni ultra periferiche oltre che agli obblighi di servizio pubblico.

Alcuni Stati membri con un numero relativamente elevato di compagnie di navigazione riceveranno inoltre il 3,5% del tetto delle quote messe all’asta da distribuire tra di loro.

I due organi hanno infine concordato di includere anche le emissioni di metano (CH4) e di ossido di diazoto (N2O) nel regolamento MRV a partire dal 2024 e nel sistema ETS UE a partire dal 2026.

Ancora, nella sera di sabato, Parlamento e Consiglio hanno stabilito che sarà creato un nuovo sistema di scambio di quote di emissioni, il cosiddetto ETS II, per il settore degli edifici e del trasporto stradale e per i combustibili destinati a settori aggiuntivi. Questa decisione è una importante novità per gli obiettivi di decarbonizzazione dell’UE e amplia lo strumento dell’ETS al fine di garantire che la riduzione delle emissioni in questi settori (difficili da decarbonizzare) avvenga in maniera costo efficiente.

Il nuovo ETS inizierà nel 2027, ma nel caso in cui i prezzi dell’energia siano eccezionalmente alti, l’avvio del nuovo sistema di scambio di quote di CO2 sarà posticipato al 2028. Una volta avviato, poi, se il prezzo delle quote supererà i 45 euro per un certo periodo di tempo, verranno rilasciate diritti ad emettere aggiuntivi per aumentare l’offerta sul mercato.

Nell’ambito di questo ETS II, infine i colegislatori europei hanno concordato che parte dei proventi derivanti dalla vendita delle quote di emissione sarà utilizzata per sostenere famiglie e microimprese vulnerabili attraverso un apposito Fondo sociale per il clima.

Il Fondo sociale per il clima

Sempre nella serata di sabato, il Parlamento e il Consiglio hanno dunque raggiunto un accordo provvisorio per istituire il Fondo sociale per il clima (SCF).

Tale fondo andrà a beneficio delle famiglie vulnerabili, delle microimprese e degli utenti dei trasporti e quelli particolarmente colpiti dalla povertà energetica. I due organi hanno reso noto che solo le misure e gli investimenti che rispettano il principio di “non nuocere in modo significativo” all’ambiente e che mirano a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili riceveranno un sostegno.

I Paesi dell’UE saranno dunque tenuti a presentare alla Commissione un “piano sociale per il clima”, contenente le misure e gli investimenti che intendono intraprendere per attenuare l’impatto del nuovo sistema di scambio delle emissioni sulle famiglie e gli utenti vulnerabili. Tali misure potrebbero includere l’aumento dell’efficienza energetica e la ristrutturazione degli edifici e l’adozione di mobilità e trasporti a emissioni zero o a basse emissioni, nonché misure di sostegno diretto al reddito in modo temporaneo e limitato.

In primo luogo, il fondo finanzierà misure temporanee di sostegno diretto al reddito per affrontare l’aumento dei prezzi dei carburanti per il trasporto su strada e per il riscaldamento, con un limite massimo del 37,5% del costo totale stimato di ciascun piano nazionale. Il Fondo coprirà poi anche gli investimenti strutturali a lungo termine, previsti nei piani.

Tempistica e finanziamenti

Su richiesta del Parlamento, l’SCF inizierà nel 2026, un anno prima che il sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) venga esteso agli edifici e al trasporto su strada (ETS II) con la consapevolezza che l’inizio potrà essere posticipato di un anno in caso di costi dell’energia elevati.

All’inizio, il fondo sarà finanziato con le entrate ottenute dalla vendita all’asta di 50 milioni di quote ETS (stimate in circa 4 miliardi di euro). Una volta entrata in vigore l’estensione dell’ETS, l’SCF sarà finanziato dalla vendita all’asta delle quote ETS II fino a un importo di 65 miliardi di euro, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali (per un totale stimato di 86,7 miliardi di euro).