Giorgia Meloni è arrivata alla Cop29 di Baku e ha presentato la visione del suo governo sulle politiche climatiche. Ha confermato tutti gli impegni presi dal Paese e ha annunciato un approccio “pragmatico” e “non ideologico” nei confronti delle scelte energetiche dell’Italia. Per la premier “al momento non c’è alternativa ai combustibili fossili, dobbiamo avere una visione realistica. Dobbiamo usare tutte le energie a nostra disposizione, non solo le rinnovabili, anche i biocarburanti e la fusione nucleare”, secondo il principio della “neutralità tecnologica“, dimostrando una difesa decisa nei confronti dei combustibili fossili e dando una spinta alle energie in generale, per non escludere nessuna possibilità.
“L’Italia è all’avanguardia nella fusione nucleare” ha proseguito Meloni, facendo leva sugli sviluppi in fatto di energia nucleare. “Nell’ambito della nostra presidenza del G7, abbiamo organizzato il primo incontro del World Fusion Energy Group, promosso dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Intendiamo rilanciare questa tecnologia, che potrebbe cambiare le carte in tavola”.
In Italia, alla luce le parole di Meloni pronunciate alla Cop29, non sono mancate le critiche degli ambientalisti e dei think tank, vedendo commenti di Greenpeace, Legambiente e Wwf focalizzati a concetti di “benaltrismo ambientale” e riconoscendo nel suo discorso una formalità di ostentazione più che un’occasione per rinnovare in maniera concreta la sostenibilità ambientale e la scelta di rinnovare le potenzialità energetiche del Paese.
“La cosa forse più grave del suo intervento è il sostegno al gas, che fa un regalo all’industria fossile che mina gli obiettivi di sviluppo sostenibile” ha dichiarato Luca Bergasmaschi del think tank Ecco.
“La fusione nucleare non è oggi un’opzione energetica” ha commentato Nicola Armaroli, ricercatore del Cnr. “È un campo di ricerca con grande potenziale, ma che non potrà contribuire alla decarbonizzazione per i prossimi 30 anni”.