Le Società Benefit (SB) italiane si impegnano pubblicamente nei loro statuti a generare un impatto positivo sui propri stakeholder e sono caratterizzate dal senso di appartenenza al territorio, dalla consapevolezza organizzativa e dall’orientamento all’equità. Ed è soprattutto quello sociale, l’ambito prevalente a cui le aziende che decidono di costituirsi SB vincolano il proprio impegno.
Le finalità specifiche di beneficio comune indicate negli statuti delle società benefit rivelano una forte attenzione di questo tipo di aziende alle relazioni con la comunità (28,2%), al coinvolgimento, alla diversità e inclusione delle persone (14,7%), alla diffusione del modello benefit (10,4%) e infine alla resilienza del modello di business (8,2%) e alla progettazione del prodotto e la gestione del suo ciclo di vita (8,2%). È questa la fotografia che emerge dalla seconda parte della Ricerca Nazionale sulle Società Benefit 2024, realizzata da un gruppo di lavoro formato da NATIVA, dal Research Department di Intesa Sanpaolo, da InfoCamere, insieme al Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Padova, alla Camera di commercio di Brindisi-Taranto e ad Assobenefit.
Il progetto, unico nel suo genere, ha incrociato i dati sulle Società Benefit contenuti nel Registro delle Imprese e forniti dalla Camera di Commercio di Brindisi – Taranto con il supporto di InfoCamere, permettendo un’analisi sistematica di tutte le Società Benefit su scala nazionale. Anche grazie all’utilizzo di strumenti di IA applicati all’analisi testuale, per la prima volta è stato quindi possibile analizzare in modo sistemico gli statuti di tutte le Società Benefit italiane (3.619 a fine 2023), identificando le 18.618 finalità specifiche di beneficio comune, in media 5,8 per azienda. Tali finalità sono state categorizzate secondo uno standard internazionale, evidenziando così gli impegni concreti e pubblici che queste aziende assumono nei confronti delle persone, delle comunità e dell’ambiente.
Più in particolare, dalla classificazione delle finalità emerge che il 32,5% (6.045 finalità) ha come argomento il Capitale sociale, a evidenziare il forte legame con la comunità locale e il territorio in cui le aziende sono inserite; il 24,4% (4.542 finalità) riguarda l’innovazione del Modello di business, con impegni relativi al ridisegno dei processi interni e lungo la catena di fornitura, delle logiche di progettazione di prodotti e servizi in ottica di sostenibilità; il 17,6% (3.271 finalità) afferisce alle politiche di gestione del Capitale umano, che incide sull’equità, sull’organizzazione del lavoro, sul benessere e la valorizzazione delle persone, sui processi di formazione e sviluppo e sui modelli di welfare aziendale; il 13,4% (2.494 finalità) rientra nell’area Leadership e governance e riguarda le pratiche di gestione aziendale (del rischio, la sicurezza, i conflitti di interesse) e la diffusione del modello benefit; e infine con il 12,2% (2.266 finalità) gli impegni per l’ambiente. Quest’ultima percentuale, si legge in una nota, è dovuta al fatto che il 30,5% delle Società Benefit italiane appartiene al settore dei servizi, in cui gli impatti ambientali sono prevalentemente indiretti e quindi meno controllabili e al fatto che nello standard adottato il lavoro di ottimizzazione dell’impatto anche ambientale dei processi e prodotti ricade nell’area “Modello di business”.
Nel dettaglio, come anticipato, le categorie delle finalità specifiche di beneficio comune rivelano una forte attenzione alle relazioni con la comunità (28,2%), seguite dal coinvolgimento, dalla diversità e dall’inclusione delle persone (14,7%) e dalla diffusione del modello benefit (10,4%). Completano le prime cinque posizioni la resilienza del modello di business (8,2%) e la progettazione del prodotto e la gestione del suo ciclo di vita (8,2%).
A conferma dell’attaccamento alla comunità e al territorio, raggruppando le finalità secondo l’approccio ESG (Environmental, Social, Governance), l’analisi evidenzia una particolare attenzione alle attività che producono un impatto sociale positivo (9.671 finalità, 51,9%), seguite da quelle legate all’ambiente (4.832 finalità, 25,6%) e infine alla governance (4.115 finalità, 22,1%).
Come prevedibile, la propensione a prendere impegni verso l’ambiente aumenta nelle aziende dei settori più hard, come la trasformazione delle materie prime, prodotti, infrastrutture e trasporti, in cui gli impatti ambientali sono diretta conseguenza delle scelte ambientali, mentre è minore nelle imprese di servizi.
La mappatura delle finalità di beneficio comune è stata realizzata utilizzando lo standard internazionale Sustainability Accounting Standards Board (SASB), riconosciuto a livello mondiale per la classificazione di questioni ambientali, sociali e di governance più rilevanti relativamente ai rischi finanziari associati in 77 diversi settori. Per ogni settore, lo standard SASB permette di analizzare anche la materialità, ovvero quanto un certo tema influenza le performance di sostenibilità dell’azienda in uno specifico settore. Tra le Società Benefit, circa 8 su 10 (il 78,0%) hanno indicato almeno una finalità specifica di beneficio comune materiale, dimostrando consapevolezza su quali siano i fattori critici globali per aumentare l’impatto nel proprio settore.
E, stando al rapporto, il dato aumenta al crescere della dimensione aziendale: 75,5% per le micro aziende rispetto all’87,7% per le grandi, più strutturate. A queste finalità materiali (in media 2 per ogni azienda), le Società Benefit ne aggiungono altre che meglio interpretano la propria specifica vocazione e che ritengono rilevanti per il particolare contesto economico, sociale e ambientale in cui operano.
Cosa sono le Società Benefit
Società Benefit è uno status giuridico adottato da imprese che, oltre allo scopo di dividere gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, ambiente e stakeholder, impegnandosi a valutare in maniera trasparente il proprio impatto. Nel 2016 l’Italia è diventata il primo Paese, dopo gli Stati Uniti, a introdurre nella propria legislazione la possibilità per le aziende di adottare la qualifica di Società Benefit. Secondo la norma, le Società Benefit presentano alcune sostanziali novità:
- Una o più finalità di beneficio comune indicate nell’oggetto sociale. La realizzazione di un beneficio comune viene pertanto a configurarsi come un obbligo giuridico di natura statutaria.
- L’obbligo, nella gestione, di bilanciare l’interesse dei soci con il perseguimento delle finalità di beneficio comune e gli interessi degli stakeholder.
- L’obbligo di comunicare in maniera trasparente il perseguimento del beneficio comune con una relazione annuale che contempli anche la misurazione dell’impatto generato – secondo standard di valutazione esterni – su governance, lavoratori, stakeholder del territorio e ambiente.
- La necessità di individuare un soggetto all’interno della società responsabile per il perseguimento del beneficio comune.