Ci vorranno ancora 131 anni per raggiungere la parità di genere in tutto il mondo. Infatti, nonostante nel 2023 il divario globale di genere si sia ridotto di 0,3 punti percentuali rispetto al 2022, l’anno in cui il gap sarà colmato resta il 2154. A rilevarlo è il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum (WEF), secondo cui l’Italia si trova al 79° posto nella classifica degli oltre 140 Paesi presi in esame.
Il progresso complessivo nel 2023 è in parte dovuto al miglioramento nel colmare il divario nel livello di istruzione, con 117 dei 146 Paesi indicizzati che hanno ora colmato almeno il 95% del gap. Al contempo, anche le differenze nella partecipazione economica e nelle opportunità si sono ridotte del 60,1%, mentre quelle nell’emancipazione politica solo del 22,1%.
Il WEF ha reso noto che la parità è progredita di soli 4,1 punti percentuali dalla prima edizione del rapporto, nel 2006, e il tasso di cambiamento complessivo è rallentato in modo significativo. Il report analizza l’evoluzione dei divari di genere in quattro aree: partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica. Se per colmare il divario totale tra i sessi saranno necessari in media 131 anni, ce ne vorranno invece ben 169 per raggiungere la sola parità economica e 162 anni per quella politica.
“Sebbene ci siano stati segnali incoraggianti di ripresa verso i livelli pre-pandemia, le donne continuano a sopportare il peso dell’attuale crisi del costo della vita e delle perturbazioni del mercato del lavoro. Una ripresa economica richiede tutta la potenza della creatività, delle idee e delle competenze diverse. Non possiamo permetterci di perdere slancio nella partecipazione e nelle opportunità economiche delle donne”, ha dichiarato Saadia Zahidi, direttore generale del World Economic Forum.
Indice
Risultati principali del Global Gender Gap Report 2023
Il Global Gender Gap Report, giunto alla 17esima edizione, analizza l’evoluzione dei divari di genere in quattro aree: partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza ed emancipazione politica. Si tratta dell’indice più longevo che traccia i progressi compiuti per colmare questi divari sin dal suo inizio, nel 2006. Inoltre, esplora l’impatto dei recenti shock globali sulla crisi del divario di genere nel mercato del lavoro.
Nel 2023 l’Indice ha messo a confronto 146 Paesi, fornendo una base per una solida analisi internazionale. Il Global Gender Gap Index misura i punteggi su una scala da 0 a 100 e i punteggi possono essere interpretati come la distanza percorsa verso la parità (ovvero la percentuale del divario di genere che è stata colmata). I confronti tra Paesi mirano a sostenere l’identificazione delle politiche più efficaci per colmare i divari di genere.
Dai risultati principali emersi nel 2023, il divario globale tra i sessi è stato colmato del 68,4%, segnando un miglioramento di 0,3 punti percentuali rispetto all’edizione dello scorso anno (68,1%). Rispetto allo scorso anno, i progressi verso la riduzione del divario di genere sono stati più diffusi: 42 delle 145 economie prese in considerazione sia nell’edizione 2022 che in quella 2023 hanno migliorato il loro punteggio di parità di genere di almeno 1 punto percentuale rispetto all’edizione precedente.
I risultati di quest’anno mostrano che nei 146 Paesi coperti dall’indice 2023, il divario di genere in termini di salute e sopravvivenza si è ridotto del 96%, il livello di istruzione del 95,2%, la partecipazione economica e le opportunità del 60,1% e l’emancipazione politica del 22,1%.
Esaminando il campione di 145 Paesi inclusi sia nell’edizione 2022 che in quella 2023, i risultati mostrano che i progressi di quest’anno sono dovuti principalmente a un miglioramento significativo del divario nel livello di istruzione e aumenti più modesti per i sottoindici della salute e della sopravvivenza e dell’emancipazione politica. Il punteggio della parità di genere nella partecipazione economica e nelle opportunità è invece diminuito rispetto all’anno scorso.
Copertura e risultati dei Paesi inclusi nel report
Al fine di garantire una rappresentazione globale del divario di genere, il World Economic Forum ha coperto il maggior numero possibile di economie, ovvero quelle che riportano i dati relativi ad almeno 12 dei 14 indicatori che compongono l’indice.
Mentre aumenta il numero di Paesi che registrano un miglioramento almeno marginale, tale progresso è mitigato da un aumento del numero di Paesi con punteggi in calo di oltre 1 punto percentuale (da 12 nel 2022 a 35 nel 2023).
Dalla classifica emerge anche che, sebbene nessun Paese abbia ancora raggiunto la piena parità di genere, i primi nove (Islanda, Norvegia, Finlandia, Nuova Zelanda, Svezia, Germania, Nicaragua, Namibia e Lituania) hanno colmato almeno l’80% del loro divario. Per il 14° anno consecutivo, l’Islanda (91,2%) occupa la prima posizione. Inoltre, continua a essere l’unico Paese ad aver colmato più del 90% del proprio divario di genere. La top five globale è completata da altri tre Paesi nordici – Norvegia (87,9%, 2°), Finlandia (86,3%, 3°) e Svezia (81,5%, 5°) – e da un Paese dell’Asia orientale e del Pacifico – Nuova Zelanda (85,6%, 4°). Inoltre, dall’Europa, la Germania (81,5%) sale al 6° posto (dal 10°), la Lituania (80,0%) torna tra le prime 10 economie, conquistando il 9° posto, e il Belgio (79,6%) entra per la prima volta nella top 10 al 10° posto. L’Italia, invece, è scesa di 16 posizioni rispetto all’anno scorso, passando dalla 63° alla 79°.
Risultati e tempi di raggiungimento della parità in Europa
Quest’anno la parità di genere in Europa (76,3%) supera quella in Nord America (75%), posizionandosi al primo posto tra le regioni. Subito dopo l’Europa e il Nord America si trova l’America Latina e i Caraibi, con una parità del 74,3%. A più di 5 punti percentuali di distanza dall’America Latina e dai Caraibi si trovano l’Eurasia e l’Asia centrale (69%) e l’Asia orientale e il Pacifico (68,8%). L’Africa subsahariana è al sesto posto (68,2%), leggermente al di sotto del punteggio medio ponderato globale (68,3%). L’Asia meridionale (63,4%) supera il Medio Oriente e il Nord Africa (62,6%), che nel 2023 sarà la regione più lontana dalla parità. Al ritmo attuale, si prevede che l’Europa raggiungerà la parità di genere in 67 anni, 7 anni in più rispetto alle previsioni dello scorso anno, ma la metà circa degli anni necessari a livello globale, principalmente grazie ai risultati di Paesi come Islanda, Norvegia e Finlandia.
Divario di genere colmato fino ad oggi, per regione
L’Italia nel Global Gender Gap Report 2023
In questo contesto, l’Italia si trova al 79° posto, con uno score pari a 0,705 su 1. Un discreto peggioramento se si considera che lo scorso anno occupava il 63° con uno score di 0,720 su 1. Il sottoindicatore rispetto al quale il nostro Paese è particolarmente carente è l’emancipazione politica (con uno score di 0,241). L’altro sottoindicatore rispetto al quale l’Italia potrebbe fare diversi progressi è la partecipazione economica e l’opportunità (con uno score pari a 0,618), dal momento che ancora rispetto alla parità salariale il divario è lungi dall’essere colmato (score di 0,616).
Colmare il divario di genere
Nel rapporto il World Economic Forum evidenzia che l’aumento della partecipazione economica delle donne e il raggiungimento della parità di genere nella leadership, sia nelle aziende che nei governi, sono due leve fondamentali per affrontare i divari di genere più ampi nelle famiglie, nelle società e nelle economie. Un’azione collettiva, coordinata e coraggiosa da parte dei leader del settore pubblico e privato sarà determinante per accelerare i progressi verso la parità di genere e dare il via a una nuova crescita e a una maggiore resilienza.
“Gli argomenti economici e commerciali sono chiari. Fare progressi nel colmare il divario di genere è fondamentale per garantire una crescita economica inclusiva e sostenibile. A livello di singola organizzazione, la strategia di genere è considerata essenziale per attrarre i migliori talenti e garantire prestazioni economiche, resilienza e sopravvivenza a lungo termine. È dimostrato che gruppi di leader diversificati prendono decisioni più basate su fatti concreti che portano a risultati di qualità superiore. A livello economico, la parità di genere è stata riconosciuta come fondamentale per la stabilità finanziaria e la performance economica”, si legge nel report.