Diritti Umani

Gli investitori propongono modifiche agli standard OCSE sui diritti umani

Obsolete. È l’aggettivo che l’Alleanza degli investitori per i diritti umani (IAHR) ha destinato alle linee guida per le imprese multinazionali dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Nella risposta alla consultazione avviata dall’OCSE in previsione dell’aggiornamento delle linee guida, i membri dell’alleanza, pur riconoscendo che sono uno strumento prezioso e uno standard globale per una condotta aziendale responsabile e per i diritti umani, affermano che molte questioni importanti per aiutare gli investitori istituzionali ad adempiere alla loro responsabilità di rispettare i diritti umani e l’ambiente non sono state affrontate in modo adeguato.

Pertanto, gli investitori hanno accolto con favore il previsto (per giugno) aggiornamento delle linee guida, che propone l’inclusione dell’International Sustainability Standards Board (ISSB) e nuovi requisiti sulla biodiversità e sull’azione per il clima. Si tratta del primo aggiornamento delle linee guida dal loro lancio nel 2011.

Nuovi requisiti su clima e biodiversità

In particolare, l’NBIM (Norges Bank Investment Management) ha dichiarato di aver accolto con favore il nuovo riferimento all’ISSB nel capitolo delle linee guida dedicato alle informazioni. Tuttavia, l’IAHR ha affermato che non è chiaro il motivo per cui l’ISSB sia stato menzionato nelle linee guida, insieme alla Global Reporting Initiative, mentre l’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), che ha affermato di promuovere un approccio a doppia materialità, non lo è stato.

L’NBIM ha accolto con favore anche le revisioni al capitolo “Ambiente” delle linee guida, che si concentrano sull’azione per il clima e anche sulla biodiversità. Un nuovo paragrafo proposto afferma che i sistemi di gestione ambientale delle aziende dovrebbero includere azioni pratiche per rispondere all’emergenza climatica, comprese politiche e obiettivi basati su dati scientifici, che coprano le emissioni di ambito 1 e 2 e, per quanto possibile, quelle di ambito 3.

Il nuovo paragrafo dice anche che i crediti di carbonio, o compensazioni, devono essere considerati come l’ultima risorsa per affrontare le emissioni non ancora eliminate e che le aziende devono riferire pubblicamente sul loro utilizzo in modo separato dal reporting sulla riduzione delle emissioni.

Un altro nuovo paragrafo proposto prevede che le imprese contribuiscano alla conservazione della diversità biologica, degli habitat e degli ecosistemi e che evitino e affrontino il degrado marino, delle acque dolci, del suolo e delle foreste, compresa la deforestazione.

L’alleanza chiede che l’OCSE garantisca una migliore integrazione dei diritti umani e un riferimento incrociato in tutte le linee guida, e afferma che dovrebbero essere inclusi requisiti di divulgazione da parte delle aziende su come la retribuzione sia legata alla sostenibilità e testi sulla supervisione a livello di consiglio di amministrazione delle responsabilità in materia di diritti umani.

Anche il Business and Human Rights Resource Centre ha risposto alla consultazione dell’OCSE, con i suoi suggerimenti per la revisione, tra cui quello di chiarire che in situazioni di conflitto armato, le imprese, compresi gli investitori, devono adottare un approccio sensibile ai conflitti e condurre una maggiore due diligence sui diritti umani, che richiede di identificare e affrontare i loro impatti negativi sui diritti umani e sul conflitto.