Sassolino Carbonsink arte | ESG News

Biennale di Venezia

Con Carbonsink e l’artista Arcangelo Sassolino anche l’arte diventa responsabile

Nell’attuale crisi ambientale e climatica in cui ci troviamo, anche l’arte è chiamata ad essere responsabile e ad accogliere la sfida intellettuale sull’emergenza climatica. Un’emergenza che tocca nel profondo la nostra esistenza e non può far restare indifferenti. Lo sa bene Arcangelo Sassolino, artista di Diplomazija astuta, prima opera d’arte al mondo certificata carbon neutral, in esposizione nel Padiglione di Malta della Biennale di Venezia in programma fino al 27 novembre. “Forse mai come in questo momento storico siamo arrivati a un punto in cui è sotto gli occhi di tutti quello che sta succedendo. Non ci sono scuse e non servono ulteriori prove da parte del Pianeta per capire che dobbiamo essere tutti responsabili, e con tutti intendo quindi anche il sistema dell’arte” ha dichiarato Sassolino intervistato da ESGnews.

Un primato, quello dell’artista vicentino, che auspica di diventare un esempio per gli operatori del settore dell’arte e spianare la strada ad altri progetti all’insegna della sostenibilità, e che è stato raggiunto grazie al supporto di Susanna Sieff, consulente esperta di sostenibilità per grandi eventi e aziende, attualmente impegnata nella strategia di riduzione delle emissioni per le Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026, e Carbonsink, pioniere nello sviluppo di strategie climatiche e di progetti che generano crediti di carbonio certificati. “Ciò che ci auguriamo è che il messaggio e l’interpretazione di Sassolino funga da spunto non solo per altri artisti ma anche per altri settori” ha dichiarato Elisa Riva, Head of Marketing & Communication di Carbonsink, “Ci sono esempi di iniziative che innescano un ciclo positivo di comunicazione e divulgazione su determinate tematiche. Penso all’ambito della moda e al Fashion Pact che ha catalizzato l’attenzione alla sostenibilità e all’impatto ambientale del “fashion”. Speriamo che l’opera di Sassolino possa dare vita nell’ambito dell’arte a un nuovo movimento in questo senso”.

Per fare in modo che gli Accordi di Parigi non restino solo degli obiettivi su carta, sottolinea Riva, è fondamentale una forte opera di sensibilizzazione e divulgazione circa il corretto percorso e la corretta strategia da adottare per avere una reale e misurabile azione sul clima. Su questo fronte Carbonsink si fa promotore di attività di educazione e divulgazione sul cambiamento climatico per aumentare la consapevolezza. “E quale cassa di risonanza maggiore de La Biennale di Venezia per l’arte” aggiunge Riva che sottolinea il grande interesse riscosso a livello internazionale dall’opera, di grande impatto visivo e suggestione: gocce di acciaio fuso che, nel buio del Padiglione, cadono in vasche  piene d’acqua e si ritirano nell’oscurità .

Sassolino Carbonsink Diplomazia astuta | ESG News
Diplomazija astuta, Padiglione Malta, Biennale di Venezia

Le azioni per ridurre l’impatto ambientale di Diplomazija astuta

Per raggiungere l’obiettivo della Carbon neutrality, l’opera di Arcangelo Sassolino è stata approcciata come se fosse un prodotto e quindi la norma di riferimento utilizzata per la certificazione è stata la ISO 14167 che è pensata per i prodotti e ne considera l’intero ciclo di vita. Nella valutazione degli impatti di Diplomazija astuta ne sono stati identificati due principali: in primo luogo quelli legati all’utilizzo massivo dell’acciaio e dell’alluminio, e poi quelli legati all’utilizzo dell’energia sia in termini di produzione dell’opera, sia in termini di vita dell’installazione all’interno di Biennale, dal momento che questa prevede una fusione continua di acciaio che richiede una quantità di energia importante.

“Per quanto riguarda l’uso di acciaio e alluminio, abbiamo lavorato in due direzioni” ha raccontato a ESGnews Susanna Sieff, “da una parte abbiamo cercato di usare il più possibile metalli provenienti dalla filiera del recupero, raggiungendo, in termini assoluti, il 78% per l’acciaio e circa il 70% per l’alluminio. Dall’altra parte abbiamo cercato di reimmettere nella filiera del recupero l’acciaio che per tutti i giorni della durata della Biennale è fuso e cade nelle vasche piene d’acqua. Questo è ridato al fornitore, che è stato scelto di prossimità per ridurre il più possibile anche le distanze e quindi le emissioni associate al trasporto, affinché ritorni ad essere acciaio”.

“Dal punto di vista energetico, invece” ha spiegato Sieff, “la costruzione dell’opera è stata fatta all’interno di capannoni dove l’energia proveniente da fotovoltaico era il 68%. Mentre per l’opera è stato fatto un contratto attraverso Biennale che prevede l’utilizzo esclusivo di energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili”.

Nella fase di produzione dell’opera è stato inoltre valutato l’impatto sulle risorse idriche, sebbene non strettamente connesso alla carbon footprint. Le vasche dell’installazione prevedono infatti un cambio dell’acqua che, inizialmente previsto per 10 volte nell’arco della partecipazione di Biennale, sono poi state ridotte a tre.

Ntakata Mountains: il progetto scelto per compensare le emissioni è anche sociale

Non tutte le emissioni però possono essere evitate e pertanto entra in azione l’attività di Carbonsink che permette di neutralizzare l’impatto dell’opera e ottenere la neutralità carbonica compensando attraverso i crediti di carbonio certificati le emissioni residue – calcolate con l’aiuto di Tetis Institute e certificate con verifica indipendente da parte di DNV, ente internazionale di certificazione. Un credito di carbonio rappresenta la riduzione o la rimozione di una tonnellata di CO2 equivalente dall’atmosfera che si ottiene attraverso progetti di mitigazione al cambiamento climatico.

La società di consulenza climatica, che a gennaio 2022 è entrata a far parte di South Pole e che fa della lunga esperienza, della verticalità di competenze sul cambiamento climatico e della passione dei dipendenti le proprie carte vincenti, ha infatti aiutato a compensare le 81 tonnellate residue di CO2 emesse dall’installazione attraverso crediti di carbonio certificati di alta qualità, generati dal progetto di protezione forestale Ntakata Mountains REDD in Tanzania.

Il progetto, avviato nel maggio 2017 nel distretto di Tanganica, Tanzania occidentale, è stato scelto per la sua vicinanza al messaggio di Diplomazija astuta. Mettendo in primo piano la creazione di opportunità di sviluppo e i diritti di gestione delle terre delle comunità locali, Ntakata Mountains unisce le azioni di mitigazione climatica all’impegno per contrastare le diseguaglianze e le ingiustizie sociali.

“Per 10 anni il territorio è stato sfruttato in maniera forte e questo ha determinato carenze di risorse idriche e impoverimento del suolo. Le popolazioni vedevano la foresta come una realtà da sfruttare per sopravvivere.”, ha raccontato Elisa Riva,” Attraverso questo progetto è cambiata la percezione della popolazione che vede ora la possibilità di avere anche dei mezzi di sussistenza sostenibili attraverso un’agricoltura più attenta all’utilizzo del suolo e delle risorse idriche. Ciò ha avuto impatti economici reali che, associati all’assistenza sanitaria e scolastica previsti dall’iniziativa, contribuiscono alla lotta delle disuguaglianze sociali. Abbiamo scelto questo progetto perché coerente con la poetica di Sassolino”.

L’arte non fa rivoluzioni, ma non può essere avulsa dalle questioni del tempo: spetta a tutti essere responsabili

“Stiamo attraversando un momento di turbolenza in cui ci stiamo rendendo conto che questioni come democrazia, ambiente, pace, salute che davamo in qualche modo per scontate non lo sono” ha poi commentato Sassolino. “L’arte può essere una guida in grado di accompagnarci nelle complesse vicissitudini del tempo, ma non ha mai fatto una rivoluzione. Spetta alla politica e ai governi agire, e spetta sicuramente a tutti i cittadini, quindi anche agli artisti, essere responsabili”.

Diplomazija astuta, Padiglione Malta, Biennale di Venezia

L’arte”, ha proseguito, “intacca la società più per osmosi che per una presa diretta. Perciò è giusto che registri questo momento storico, come ha sempre fatto. Filtrare le contingenze e trasformarle in qualcosa di visivo è qualcosa di intrinseco nell’arte stessa, ma non è il ruolo dell’arte cambiare il mondo, bensì sollevare interrogativi e fare riflettere”.

L’artista ha evidenziato come per secoli il paesaggio è stato una fonte di ispirazione straordinaria per gli artisti, data per scontata. “Si pensava che le boscaglie dei romantici tedeschi o gli sfondi meravigliosi rinascimentali sarebbero stati lì per sempre, come una cosa immutabile, una certezza che non sarebbe stata messa in discussione. Invece li stiamo mettendo a repentaglio. E questo richiede oggi una diversa presa di coscienza”.

Secondo Sassolino, la produzione artistica non può essere avulsa dalla contingenza in cui nasce. Nel suo caso appartiene a un territorio fortemente industrializzato che per lui è fonte di ispirazione, usa spesso materiali che per il loro ciclo produttivo “fanno parte del problema”. “Tuttavia, non credo che la soluzione sia cambiare la mia poetica, producendo un’estetica che non sarebbe né autentica né nelle mie corde, bensì affrontare e risolvere la questione da un altro punto di vista.”

E dunque, nell’era della crisi ambientale non è possibile produrre gocce di acciaio fuso a 1500 gradi che cadono dal soffitto senza avere la consapevolezza di cosa richiede in termini tecnici ed energetici costruire una tale opera. “Per questo è stato importante certificare, calcolare e capire cosa è stato dissipato in termini di energia e fare in modo di compensare gli impatti derivanti. Questa operazione, e il lavoro necessario per ottenere la certificazione, non ha spostato di un millimetro la visione poetica e filosofica del lavoro, ma anzi mi sono reso conto che ha chiuso un cerchio” ha sottolineato Sassolino che ha ora intenzione di certificare e misurare gli impatti di tutte le future installazioni di grandi dimensioni e di diventare un esempio per altri artisti.