Strategy Analysis

Rendicontazione ESG

EFRAG, nuovi working paper negli standard di rendicontazione della sostenibilità

L’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha presentato nei giorni scorsi alla Commissione Europea una terza serie di Working Paper per la definizione degli standard di rendicontazione, che dovranno essere ultimati entro la metà del 2023. Questi riguardano sei ambiti di applicazione: dipendenti; diritti dei dipendenti e di altri lavoratori coinvolti; forza lavoro lungo la catena di approvvigionamento; comunità interessate; consumatori; biodiversità ed ecosistemi.

L’ente aveva già pubblicato un primo round di working paper a gennaio, che comprendeva quattro standard trasversali (strategia e business model; governance di sostenibilità e organizzazione; impatti materiali di sostenibilità, rischi e opportunità; definizioni per politiche, target, piani di azione) e uno standard tematico sul climate change, oltre a due linee guida concettuali, su doppia materialità e caratteristiche dell’informazione di qualità. Un secondo round di documenti pubblicato a febbraio aveva affrontato i temi ambientali relativi a inquinamento, acqua e risorse marine ed economia circolare.

Su richiesta della Commissione europea, l’EFRAG ha svolto un ampio lavoro preparatorio su questioni chiave di governance e di definizione degli standard relativi al reporting di sostenibilità. L’ente infatti è stato incaricato dalla Commissione di fornire il parere tecnico nella stesura e individuazione degli standard per la rendicontazione della sostenibilità aziendale. I working paper prodotti sono materiale per il dibattito e costituiscono dei testi di work-in-progress per i documenti che verranno successivamente posti in consultazione.

La Task force incaricata della definizione degli standard di rendicontazione è la  PTF-ESRS (Project Task Force on European sustainability reporting standards), composta da 35 membri EFRAG con un interesse nella rendicontazione di sostenibilità, provenienti da 13 Stati membri dell’UE e da tutti gli ambiti rilevanti, come prescritto nella richiesta della Commissione.

Una delle disposizioni chiave della proposta è che le aziende che rientrano nel campo di applicazione riferiscano in conformità agli standard europei adottati dalla Commissione come atti delegati, gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards). 

L’obiettivo della proposta della Commissione è quello di contribuire alla creazione di un panorama completo e obbligatorio di reporting di sostenibilità, al fine di avere dati solidi e comparabili per sostenere il successo delle politiche pubbliche sostenibili, delle strategie aziendali sostenibili e degli obiettivi di finanza sostenibile.

I documenti alla base dei requisiti di rendicontazione della sostenibilità definiti nei documenti dell’EFRAG, oltre alla nuova CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e alla precedente NFRD (Non-Financial Reporting Directive), sono anche la SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), gli standard GRI (Global Reporting Initiative), gli standard SASB (Sustainable Accounting Standard Board)  e il regolamento sulla Tassonomia UE.

Il primo working paper di questo round è un documento introduttivo sulle dichiarazioni di sostenibilità, che stabilisce le linee guida generali per i requisiti di divulgazione che le imprese devono rispettare. In particolare, l’EFRAG prevede che le aziende scelgano una fra tre forme di divulgazione sulle informazioni richieste dai principi europei di rendicontazione di sostenibilità specifici per settore: un’unica sezione, un documento con informazioni aggregate ma separate in quattro parti (informazioni generali, ambiente, sociale e governance), aggregare le informazioni su base ESRS. La modalità preferita dalla Task Force dell’EFRAG è la prima, una sezione unica, nella quale le imprese devono riportare l’informativa ai sensi dell’articolo 8 del regolamento sulla tassonomia.

Nel riportare le informazioni richieste dagli ESRS settoriali, le aziende aggregano tali informazioni per aree trasversali di rendicontazione e, nel caso, per sotto-argomenti di sostenibilità e le riporta accanto alle informazioni settoriali pertinenti. 

sotto-argomenti in ambito ambientale sono: clima, inquinamento, acqua e risorse marine, biodiversità ed ecosistemi, economia circolare. Quelli sociali sono: forza lavoro propria generale, condizioni di lavoro, pari opportunità, altri diritti legati al lavoro, lavoratori nella catena del valore, comunità interessate, consumatori/utenti finali. In ambito governance: governance, gestione del rischio e controllo interno; prodotti e servizi, gestione e qualità delle relazioni con i partner commerciali; pratiche commerciali responsabili.

I requisiti

Per ciascuna categoria trattata nei Working Paper, vengono definiti i requisiti che le aziende devono soddisfare e di cui devono render conto nel reporting di sostenibilità aziendale. L’EFRAG, inoltre, riporta una guida all’applicazione dei suddetti requisiti. 

Per quanto riguarda la forza lavoro, le comunità impattate e i consumatori questi ultimi riguardano: impatti derivanti dal modello e dalla strategia aziendale; impatti materiali (negativi e positivi); rischi e opportunità; politiche messe in atto; processi di engagement; canali messi in campo per sollevare eventuali problematiche; obiettivi relativi alla gestione degli impatti materiali; approcci per intraprendere azioni sugli impatti materiali; attività dell’azienda a impatto positivo; approcci di mitigazione del rischio.

Diritti dei lavoratori

Requisiti diversi sono richiesti invece per quanto concerne la categoria dei diritti dei lavoratori. Il PTF-ESRS dell’EFRAG richiede alle aziende di predisporre un canale tramite il quale i lavoratori che vedono altri diritti legati al lavoro impattati dall’impresa possano presentare reclami e denunce.

È previsto inoltre che le società forniscano informazioni sulla misura in cui le condizioni di lavoro e i termini di impiego della propria forza lavoro sono determinati o influenzati da contratti collettivi. I tecnici dell’EFRAG richiedono alle aziende che venga rivelata anche l’entità delle principali interruzioni del lavoro (compresi scioperi e chiusure) dovute a controversie tra l’impresa e la sua forza lavoro.

Per quanto riguarda il dialogo sociale tra le aziende e i rappresentanti sindacali e dei lavoratori, le società sono tenute ad indicare la portata e il funzionamento di tale confronto. In ambito sociale, inoltre, l’EFRAG ha previsto che le aziende riportino il numero di casi di lavoro forzato e/o di traffico di persone a scopo di lavoro forzato (cioè traffico di esseri umani) identificati nella propria forza lavoro, così come il numero di casi di lavoro minorile.

Gli esperti si sono pronunciati anche sul tema del diritto alla privacy sul luogo di lavoro per i dipendenti, che le aziende sono tenute a divulgare.

Infine, nell’ambito della violazione degli altri diritti dei lavoratori legati al lavoro, le società devono segnalarne la presenza nei casi in cui ciò sia finanziariamente rilevante per l’impresa. Il principio alla base di questo requisito di divulgazione è quello di capire in che misura le violazioni degli altri diritti dei lavoratori abbiano avuto un impatto finanziario sull’impresa.

Biodiversità

Secondo l’EFRAG nella rendicontazione delle relazioni e degli impatti di una azienda su ecosistemi e biodiversità, è necessario prendere in considerazione e soddisfare 19 requisiti.

In primo luogo, l’impresa deve divulgare i suoi piani per garantire che il suo modello e la sua strategia aziendale siano compatibili con la transizione e il raggiungimento dell’obiettivo di nessuna perdita netta (di specie animali e vegetali) entro il 2030 e un guadagno netto entro il 2050. Deve, inoltre, effettuare una valutazione della resilienza dell’attuale modello d’impresa e della strategia ai rischi fisici e di transizione legati alla biodiversità e agli ecosistemi alla luce di una serie di differenti scenari.

L’EFRAG poi separa le informative richieste in base a quattro macro classi: organizzazione e governance; impatti, rischi e opportunità; Politiche, obiettivi, piani d’azione e risorse; misurazione delle performance.

Organizzazione e governance

L’impresa può rivelare se e come vengono applicati schemi di prezzi interni relativi alla biodiversità e agli ecosistemi per sostenere il suo processo decisionale e deve divulgare una descrizione di come si impegna in attività che potrebbero influenzare direttamente o indirettamente le politiche pubbliche sulla biodiversità e gli ecosistemi.

Impatti, rischi e opportunità

L’impresa deve dichiarare come ha identificato e valutato le relazioni che pone in essere con la biodiversità e i servizi ecosistemici. In particolare, ove possibile deve indicare lo stato delle specie, delle materie prime e degli ecosistemi nei luoghi in cui opera e lungo tutta la catena di approvvigionamento. È tenuta inoltre a individuare i rischi associati agli impatti nel breve e nel lungo periodo e le possibili cause di perdita di biodiversità all’interno delle sue operazioni e lungo la sua catena del valore.

Politiche, obiettivi, piani d’azione e risorse

L’impresa deve divulgare separatamente le sue politiche riguardanti: la biodiversità e gli ecosistemi; la produzione, il consumo e l’approvvigionamento sostenibili delle materie prime; lo screening e l’impegno con i fornitori sulla biodiversità e gli ecosistemi; le conseguenze sociali delle dipendenze e degli impatti legati alla biodiversità e agli ecosistemi.

Deve inoltre rendere conto degli obiettivi, a breve e lungo termine, prefissati, misurabili e orientati ai risultati in materia di biodiversità e di ecosistemi, assieme ai relativi piani d’azione e modalità di allocazione delle risorse.

Misurazione delle performance

Per quanto riguarda la misurazione delle performance, l’impresa è tenuta a prendere in considerazione metriche relative alla pressione sugli ecosistemi, agli impatti e alle risposte biologiche. Ulteriori misurazioni riguardano parametri di consumo e produzione sostenibili (ad esempio certificazioni associate all’utilizzo sostenibile delle materie prime); la valutazione della esposizione finanziaria ai rischi fisici e di transizione; individuazione delle opportunità finanziarie legate alla biodiversità e agli ecosistemi diverse dal regolamento sulla tassonomia e, infine, la dichiarazione di eventuali finanziamenti a progetti di mitigazione della biodiversità e degli ecosistemi al di fuori della catena del valore dell’impresa.