Banche ESG

Banca d’Italia: poca attenzione a tematiche ESG genera rischi di credito

Una insufficiente attenzione degli intermediari alle tematiche ESG, e in particolare a quelle ambientali, può tradursi in maggiore rischi, in primis di credito. È quanto affermato da Paolo Angelini, vice direttore generale della Banca d’Italia, intervenuto al Comitato esecutivo dell’Associazione bancaria italiana (ABI), riferendosi alla recente proposta della Commissione europea di modifica delle regole prudenziali per le banche.

Secondo Angelini, il quadro per il rischio fisico è già relativamente chiaro. Il settore assicurativo ha infatti una lunga tradizione di gestione di questa tipologia di rischio e la gamma dei dati a disposizione è ampia; per questo le banche in ritardo su questo fronte hanno gli strumenti per adeguarsi.

Il vice presidente sottolinea inoltre che in futuro potrà contare non solo il rischio di credito effettivo, ma anche quello percepito: “Un intermediario potrebbe essere penalizzato dal mercato (maggiore costo di raccolta e capitale) anche solo in base alla percezione di un non adeguato controllo dei rischi climatici e ambientali. È quindi necessario rivedere in modo opportuno la governance e l’operatività aziendale, e migliorare la disponibilità di dati. Su questo fronte le linee guida emanate dal Comitato di Basilea, dall’EBA e dalla BCE forniscono già numerose indicazioni operative”.

Il nuovo assetto richiederà agli intermediari di elaborare piani strategici di medio-lungo periodo, non tipici dell’attività bancaria (10-20 anni), caratterizzati da obiettivi di decarbonizzazione quantificabili ex ante – in base a misure oggettive e affidabili – e verificabili ex post. “Ritengo che a questi fini gli intermediari non possano operare in autonomia: gli sforzi per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Unione europea saranno vani se le imprese non finanziarie non si attrezzeranno per produrre e rispettare piani di transizione con caratteristiche analoghe a quelle dei piani degli intermediari, ossia lunga copertura temporale, misurabilità, verificabilità ex post” evidenzia Angelini.

Tali piani aziendali rappresentano un input essenziale per quelli degli intermediari, per consentire loro di indirizzare in modo corretto le risorse che occorreranno per finanziare la transizione. Molte imprese italiane di grandi e medie dimensioni, soggette alla NFRD e alla CSRD, hanno già avviato processi di trasformazione industriale miranti ad anticipare l’impulso proveniente dal legislatore europeo e dal mercato, predisponendo una pianificazione di lungo periodo. Gli intermediari dovranno avviare un dialogo con le imprese affidate, beneficiando del lavoro di quelle che si trovano in posizione avanzata e stimolando le altre.

“Come in ogni occasione di grande cambiamento, si stanno aprendo sfide ma anche opportunità, che gli intermediari e le imprese più attente potranno cogliere”. conclude il vice presidente della Banca d’Italia.