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Mappa trimestrale Assogestioni

Assogestioni, la raccolta nei primi tre mesi è quasi tutta ESG (+9,2 mld)

Cala la raccolta dei fondi ESG nei primi tre mesi dei 2022. In questo scenario, tuttavia, sono classificati come sostenibili quasi tutti i flussi delle gestioni collettive del primo trimestre. Secondo i dati di Assogestioni, i flussi netti confluiti in prodotti articolo 8 o articolo 9 della SFDR nel primo trimestre 2022 sono stati pari a 9,25 miliardi di euro, in netta diminuzione rispetto ai 15,46 miliardi dell’ultimo trimestre 2021. A pesare sui prodotti ESG, probabilmente, le tensioni geopolitiche e l’inflazione alle stelle degli ultimi mesi. Tuttavia, rispetto alla raccolta netta totale delle gestioni collettive pari a 10,9 miliardi nei primi tre mesi, i flussi dei prodotti sostenibili non sono stati poi così esigui.

I fondi che promuovono “caratteristiche ambientali o sociali” e fondi aventi come obiettivo “investimenti sostenibili”, ai sensi, rispettivamente, degli articoli 8 e 9 del Regolamento (UE) 2019/2088 relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (la cosiddetta SFDR) hanno raggiunto a inizio 2022 masse pari a 431 miliardi, cifra in linea rispetto alle masse di fine 2021. 

Nel dettaglio i fondi “light green” ossia che promuovono “caratteristiche ambientali o sociali” secondo la definizione dell’articolo 8 della SFDR hanno superato i 388 miliardi (poco meno dei 390,172 miliardi del IV trimestre dello scorso anno), rappresentando oltre il 90% dei fondi sostenibili. I fondi “dark green” (articolo 9) che seguono politiche di investimento più stringenti, invece, hanno superato i 42 miliardi (il 9,9%).

Grazie al lancio di nuovi prodotti sostenibili e alla riconversione di alcuni prodotti esistenti – che ha fatto sì che il numero di fondi ESG sia passato dai 1.761 del quarto trimestre dello scorso anno agli attuali 1.897 – anche la raccolta confluita in questo tipo di prodotti è cresciuta nel tempo, arrivando al 90% della raccolta totale di questo trimestre contro il 60% della raccolta ESG dell’ultimo trimestre 2021 e al 50% del primo trimestre 2021.

Quanto alla tipologia di prodotti sostenibili, dalla mappa emerge che hanno archiviato il trimestre con il segno positivo come raccolta tutte le categorie di fondi aperti, ad eccezione degli obbligazionari, con riscatti per 3,5 miliardi. I risparmiatori hanno confermato una preferenza per i prodotti azionari ESG, che hanno registrato introiti netti per 4,9 miliardi. Segue un testa a testa per i prodotti Bilanciati ESG e Flessibili ESG, che hanno registrato rispettivamente una raccolta netta di 3,2 e 3,5 miliardi. Quanto al patrimonio complessivo i fondi azionari con 160,3 miliardi rappresentano il 37,2% del totale patrimonio dei fondi articolo 8 o articolo 9, seguiti dagli obbligazionari (27,9%). 

Nel comparto ESG prevalgono i fondi di diritto estero, pari a 1.614 fondi che rappresentano l’85% dei prodotti. Di matrice internazionale anche la maggior parte delle società di asset management per quanto riguarda i prodotti sostenibili (80,5%).

Nel complesso, la raccolta netta dell’industria del risparmio gestito nel primo trimestre del 2022 è stata pari a 10,9 miliardi di euro, ben più esigua dei 23,2 miliardi di fine 2021. Ad avere invertito la tendenza sono state principalmente le gestioni di portafoglio che hanno registrato deflussi netti per 3 miliardi, contro il dato positivo per 6,9 miliardi del quarto trimestre 2021. In calo i fondi chiusi con flussi per 1 miliardi, contro i tre dell’ultimo scorcio 2021, mentre hanno tenuto i fondi aperti stabili a 12,7 miliardi.

Le società di gestione che si sono distinte, infine, in termini di raccolta complessiva del risparmio gestito nel trimestre sono: Intesa Sanpaolo con flussi netti pari a 3,02 miliardi e un patrimonio di 530,3 miliardi, seguita da Amundi con 2,7 miliardi e asset per 229,2 miliardi; al terzo posto c’è Generali con 2,3 miliardi e masse di 489,7 miliardi. Bene anche BlackRock con flussi per 1,7 miliardi JP Morgan con 1 miliardo e Mediolanum con 844 milioni. Riscatti, invece, per Poste Italiane, che nel trimestre ha registrato deflussi per oltre 5 miliardi, mantenendo comunque un patrimonio di oltre 100 miliardi.