Finanza sostenibile

MSCI: lo stato della finanza sostenibile nell’UE

Qual è lo stato della finanza sostenibile europea? È la domanda cui cerca di dare risposta l’agenzia di rating globale MSCI nel report Funds and the State of European Sustainable Finance che analizza gli impatti delle tre principali norme entrate in vigore per modellare e definire termini e regole per la finanza sostenibile: la tassonomia, la SFDR e la MIFID 2.

Il primo dato interessante che emerge è che la maggior parte degli asset under management (AUM) in Europa, 7 trilioni di euro su 12, sono investiti in fondi o strategie ESG con una certa attenzione alla sostenibilità (l’analisi include l’accezione più allargata possibile di questo concetto). Questo significa che In Europa la maggior parte del capitale reperito tramite fondi comuni è influenzato in una certa misura dalla tassonomia dell’UE per le attività sostenibili, dal regolamento sull’informativa sulla finanza sostenibile (SFDR) e dalla direttiva sui mercati degli strumenti finanziari (MiFID II).

Altro dato in parte sorprendente è che la maggior parte dei fondi dell’articolo 8 e 9, cioè quelli classificati dai gestori di fondi come promotori di caratteristiche ambientali e sociali o che hanno come obiettivi investimenti sostenibili, come definito dal regolamento SFDR, non ha dichiarato alcuna intenzione di raggiungere l’allineamento della tassonomia dell’UE nella loro relazione sul modello ESG europeo (EET) (88% dei fondi dell’articolo 8 e 63% dei fondi dell’articolo 9). Ciò è dovuto principalmente a una carenza di informazioni da parte delle società sottostanti che a loro volta sono in una fase di recepimento della normativa sulla dichiarazione di sostenibilità che porterà maggiore chiarezza e trasparenza sui dati ESG delle imprese.

Lo studio ha inoltre rivelato che i fondi articolo 8 mostrano una maggiore diversità in termini di asset class, area geografica e focalizzazione settoriale, una considerazione importante per gli investitori di fondi e per coloro che costruiscono portafogli dai fondi. Nel complesso i fondi articolo 8 e 9 rappresentano complessivamente oltre 6 trilioni di EUR di attività (55% dell’AUM in Europa). Alla fine di febbraio 2023, in particolare, 5,9 trilioni di EUR erano investiti in fondi di cui all’articolo 8 e 323 miliardi di EUR in fondi di cui all’articolo 9.

Dal 30 giugno, inoltre, asset manager e distributori sono tenuti a divulgare gli indicatori PAI (Principle Adverse Impact) dei loro prodotti. Gli indicatori PAI sono stati introdotti dalla SFDR e indicano gli effetti negativi su alcuni fattori di sostenibilità derivanti dalle attività degli investimenti inclusi nel portafoglio di un fondo. Il legislatore ha individuato in particolare 14 indicatori sulla base dei quali gli asset manager si devono confrontare. Per i costruttori di portafogli che cercano di creare fondi ottimizzati per gli indicatori PAI (Principle Adverse Impact), i livelli di divulgazione sono un fattore determinante. L’analisi dell’universo investibile di large e mid cap ha tuttavia rivelato un’elevata dispersione nella divulgazione di PAI ambientali come per esempio riguardo le metriche basate sulle emissioni (Scope 1-3). Le società europee sono più avanti, con oltre il 90% delle società a grande e media capitalizzazione domiciliate in Europa che dichiarano le emissioni Scope 1+2, ma a livello globale il livello di disclosure resta variegato.

Sulla base dei dati divulgati nell’EET al 31 marzo 2023, lo studio di MSCI ha riscontrato che oltre la metà dei fondi domiciliati in Europa sta prendendo in considerazione (impegnandosi a ridurre o mitigare) almeno un SFDR PAI nella propria strategia di investimento. Nel restringere l’universo solo per i fondi articolo 8 e 9, quasi il 90% di loro ha rivelato di considerare i SFDR PAI nella propria strategia di investimento. Tra i PAI, l’80% dei fondi ha considerato l’esposizione verso società attive nel settore dei combustibili fossili (PAI 4) e il 93% ha considerato l’esposizione ad armi controverse (PAI 14).

Il mercato dei fondi europei sostenibili e il loro allineamento alla tassonomia

Il mercato europeo dei fondi è il secondo più grande al mondo dopo gli Stati Uniti, con quasi 12 trilioni di euro di AUM distribuiti in 30.000 fondi e, secondo i dati di fine aprile 2023 di MSCI la maggior parte di essi, 7 trilioni di euro, è investita in fondi o strategie ESG. In questo contesto la tassonomia, che definisce quali attività delle imprese possono essere definite sostenibili, assume un connotato molto rilevante. Tuttavia le imprese non hanno ancora implementato a sufficienza una disclosure sulle proprie attività secondo i criteri previsti dalla Tassonomia. MSCI si pone quindi una domanda: di fronte a una mancanza di divulgazione aziendale sulle entrate relative alla tassonomia dell’UE, come possono i fondi trasmettere con precisione la loro natura sostenibile sfruttando la tassonomia dell’UE senza il necessario fondamento delle informazioni aziendali? La risposta breve è che, in questo momento, non possono.

Questo elemento spiega come, sulla base dei dati divulgati dai fondi nell’European ESG Template (EET – il database europeo per la comunicazione dei dati ESG dei prodotti di risparmio gestito) al 30 aprile 2023, MSCI ha riscontrato un numero limitato di fondi dell’articolo 8 e 9 che divulgano l’allineamento alla tassonomia dell’UE. Dei 13.419 fondi europei analizzati, di cui 6.603 erano fondi articolo 8 o 9, solo 126 erano allineati alla tassonomia.

Fonte: MSCI ESG Research, 30 aprile 2023. 

Analizzando l’universo dei fondi di MSCI, il centro di ricerca dell’agenzia di rating ha rilevato anche che tra 11.691 fondi azionari il 63% aveva un’esposizione, almeno parziale, di allineamento alla tassonomia, mentre i fondi con almeno il 20% di ricavi allineati rappresentavano solo il 2% dell’universo dei fondi europei. 

Un quadro simile MSCI lo ha riscontrato per i fondi a reddito fisso domiciliati in Europa, che sono pari a 6.296. In questo universo non sono stati identificati fondi con un allineamento stimato alle attività sostenibili della tassonomia superiore al 20%. 

Nell’universo totale dei fondi tra azionari e reddito fisso, solo 12 avevano entrate allineate superiori al 60% e di questi, 10 si sono concentrati in investimenti in tecnologie pulite e nell’esposizione alle rinnovabili. Ciò indica, secondo MSCI, uno scarso livello di diversificazione.

I 12 fondi con entrate allineate alla tassonomia superiori al 60%

Fonte: MSCI ESG Research, dati a marzo 2023. 

La disclosure sui principi PAI della SFDR

Se si analizza il mercato europeo dei fondi odierno non si può non considerare attentamente il regolamento SFDR. Esso richiede ai partecipanti ai mercati finanziari, compresi i gestori patrimoniali e i fondi pensione, di rivelare come integrano i rischi e i fattori di sostenibilità nei loro processi decisionali di investimento e come considerano i potenziali impatti negativi (PAI) dei loro investimenti sui fattori di sostenibilità. Queste informazioni hanno lo scopo di aiutare gli investitori a prendere decisioni più informate che siano in linea con le loro preferenze e obiettivi di sostenibilità. Inoltre, l’SFDR mira ad aumentare la trasparenza nel settore degli investimenti, a promuovere una maggiore responsabilità e ad aiutare ad affrontare i problemi di greenwashing.

Per i gestori di portafoglio intenzionati a ottimizzare i fondi in base ai PAI, i livelli di divulgazione sono un fattore determinante. Nella valutazione dell’universo investibile di large e mid cap, MSCI ha rivelato un’elevata dispersione nella divulgazione di PAI ambientali come le metriche basate sulle emissioni (Scope 1, 2 e 3). Le aziende europee hanno spianato la strada con oltre il 90% delle società che dichiara le emissioni Scope 1 e 2, osserva MSCI. I mercati emergenti, invece, hanno mostrato livelli di divulgazione più elevati rispetto agli Stati Uniti, per le emissioni Scope 1, 2 e 3, ed sono più elevati rispetto all’Europa per le divulgazioni dei PAI 8 (emissioni nell’acqua). Sui PAI sociali, la segnalazione del divario retributivo di genere (PAI 12) è stata bassa su tutta la linea, evidenzia MSCI, con solo il 3,1% delle aziende che lo ha dichiarato a livello globale. Con un tasso del 30%, l’Europa ha registrato i tassi di divulgazione più elevati per i PAI riferiti all’ambito sociale, seguita dagli Stati Uniti che hanno divulgato leggermente di più rispetto ai mercati emergenti. Infine, la comunicazione della diversità di genere nel consiglio di amministrazione (PAI 13) è stata elevata in tutte le regioni, anche se MSCI sottolinea che un livello alto di divulgazione non equivale necessariamente al fatto che i CdA di queste società presentino una maggiore diversità rispetto ad altri.

Livelli di divulgazione dei PAI ambientali e sociali

Fonte: MSCI ESG Research, dati al 30 aprile 2023. Basato sulla divulgazione dei PAI e sulla valutazione di MSCI delle large e mid cap nelle regioni rappresentate dall’indice MSCI ACWI. Società per regione: globali (2.882), Europa (424), USA (625), emergenti (1.373). 

Le preferenze di sostenibilità emerse dalla MiFID II

In base a quanto previsto dalla MiFID II entrata in vigore il 2 agosto 2022, i consulenti finanziari devono considerare le preferenze di sostenibilità dei propri clienti, somministrando loro un questionario ad hoc. Sulla base dei dati divulgati dagli asset manager nell’EET, dei 13.419 fondi europei considerati, il 47% circa sta prendendo in considerazione le preferenze di sostenibilità del cliente retail. Percentuale che sale al 92% tra i fondi articolo 8 e 9 domiciliati in Europa. 

Conclusioni

Lo stato delle divulgazioni, delle scelte di prodotto e delle preferenze di sostenibilità continueranno a evolversi mentre il contesto normativo in Europa è in evoluzione. E se ciò presenta delle sfide per i gestori degli investimenti, dalla costruzione del portafoglio al reporting sulla sostenibilità, possono sorgere anche opportunità man mano che gli investitori retail entrano sempre più in sintonia con il modo in cui la sostenibilità è integrata nel processo di investimento