Nel 2022 i Climate Bond hanno attratto 858,5 miliardi di dollari di nuovi volumi GSS (Green, Social e Sustainability Bond), il 24% in meno rispetto agli 1,1 trilioni di dollari registrati nel 2021. Si tratta della prima flessione dei volumi GSS su base annua in un decennio. Il 2022, infatti, è stato caratterizzato da una contrazione dell’intero mercato obbligazionario globale a causa dell’impennata dell’inflazione che ha fatto vacillare i mercati del reddito fisso.
È quanto emerge dal rapporto Debt, Global State of the Market 2022, fiore all’occhiello della Climate Bonds Initiative. che illustra in dettaglio le dimensioni e la sostanza dei mercati delle obbligazioni verdi e di altre obbligazioni etichettate in modo sostenibile.
Anche nel 2022, come nell’anno precedente, i green bond hanno rappresentato la maggiore componente delle emissioni, ovvero il 58% del totale, con volumi pari a 487,1 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 582,4 miliardi del 2021. Ma a registrare la contrazione maggiore è il tema sociale, che ha attratto il 41% in meno di emissioni, passando da 219,5 nel 2021 a 130,3 miliardi di dollari nel 2022. Gli emittenti non attingono più al mercato del debito per finanziare la ripresa post Covid-19, preferendo invece la combinazione di proventi sociali e ambientali sotto l’etichetta di Sustainability Bond, che a loro volta sono però calati del 21% passando da 204,1 miliardi nel 2021 a 1,3 miliardi di dollari nel 2022. Anche i volumi dei Sustainability-linked Bond (SLB) sono scesi del 32% (da 112,1 miliardi di dollari nel 2021 a 76,4 miliardi nel 2022).
Il tema della transizione è stato l’unico a registrare una crescita, con un aumento del 5% annuo da 3,2 miliardi di dollari a 3,5 miliardi di dollari. Ciò riflette il forte sostegno politico che il marchio ha ricevuto in Cina e Giappone. Il numero di operazioni è aumentato del 178%, passando da nove nel 2021 a 25 nel 2022.
Indice
Il mercato del debito sostenibile nel 2022
I volumi dei Climate Bond hanno raggiunto nel 2022 un ammontare di 858,5 miliardi di dollari. Il mese di gennaio è stato quello più forte, quando le emissioni hanno toccato quasi i 119 miliardi di dollari. Da febbraio, in seguito allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina, è iniziato il calo delle emissioni. L’invasione, infatti, ha causato un’impennata dei prezzi dell’energia, provocando un’inflazione elevata. Le aspettative e le conseguenze dell’aumento dei tassi di interesse hanno immediatamente colpito il mercato del debito e le emissioni di tutte le obbligazioni sono diminuite nel 2022. I bond GSS hanno mostrato comunque una certa resilienza, sottolinea la Climate Bonds Initiative, dal momento che hanno contribuito per il 5% ai volumi totali del mercato proprio come nel 2021.
Green Bond
Il report rileva il primo calo dell’emissione di Green Bond su base annua da un decennio a questa parte. Nel 2022 i volumi sono stati pari a 487,1 miliardi (16% in meno rispetto ai volumi del 2021). Questo calo riflette il trend generale del mercato del debito. Tuttavia, i Bond ambientali continuano a dominare la scena, chiudendo il 2022 con il 56% dei volumi GSS e portando il totale cumulativo del segmento a 2,2 miliardi di dollari. Dal report, inoltre, emerge che ad oggi la domanda di Green Bond ha superato di gran lunga l’offerta, tendenza che è proseguita nel 2022.
La crisi energetica globale ha spinto diversi Paesi a impegnare una parte della loro spesa fiscale per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Nello specifico, molti Paesi dell’UE hanno contribuito fortemente alle emissioni di Green Bond, con la Francia che è il Paese più consistente per il sesto anno consecutivo. I nuovi arrivati nel club dei green bond sovrani sono stati Austria, Canada, Danimarca, Nuova Zelanda, Singapore e Svizzera. A livello globale, però, la Cina è stato il Paese a contribuire maggiormente all’emissione di Green Bond, precisamente per il 18% del totale con 85,4 miliardi di dollari, superando gli Stati Uniti (64,4 miliardi di dollari) che avevano mantenuto il primato per diversi anni.
Regioni
Due terzi (67%) del volume di Green Bond del 2022 provengono dai mercati sviluppati, il 23% dai mercati emergenti e il 9% da emittenti sovranazionali (SNAT). I volumi sono diminuiti in tutte le regioni, ad eccezione degli SNAT che si sono attestati a 45,1 miliardi di dollari, con un aumento del 43% rispetto all’anno precedente. Questa crescita è stata trainata dall’ampio programma di Green Bond dell’UE, che rientra nel NexGenerationEU, che dal suo lancio nel 2021 ha emesso un totale cumulativo di 39,9 miliardi di dollari in quattro operazioni.
La crescita dell’Asia-Pacifico, invece, è da attribuirsi al peso crescente degli emittenti finanziari aziendali nel mercato, che hanno contribuito con 51,8 miliardi di dollari, pari al 39% delle emissioni nel 2022. I tre Paesi più prolifici dell’Asia-Pacifico sono stati la Cina (85,4 miliardi di dollari e 332 operazioni), il Giappone (12,6 miliardi di dollari e 69 operazioni) e la Corea del Sud (7,9 miliardi di dollari e 30 operazioni). La forte performance della Cina (+22% rispetto al 2021) è stata guidata dai primi tre emittenti regionali: Bank of China (12,8 miliardi di dollari), China Development Bank (7,8 miliardi) e China Three Gorges Corporation (5,1 miliardi).
Tipi di emittenti
Gli emittenti del settore privato sono stati responsabili della maggior parte dei volumi verdi nel 2022, con un leggero calo al 54% dal 58% dell’anno precedente. Le società finanziarie hanno fornito il contributo maggiore con il 29% dei volumi, mentre il 25% è stato originato da società non finanziarie. Le società europee sono state responsabili di poco meno della metà delle emissioni di obbligazioni verdi del settore privato. I due emittenti maggiori sono stati la banca commerciale tedesca Helaba (5,2 miliardi di dollari e 45 operazioni) e la multinazionale danese dell’energia Orsted (4 miliardi di dollari e sei operazioni).
Poco meno di un quinto (19%) delle emissioni di Green Bond del 2022 ha avuto origine da enti sostenuti dal governo, che è stato l’unico tipo di emittente a registrare un aumento rispetto al 2021 (+6%). La crescita in questo segmento è stata trainata dall’UE, che ha riaperto tre volte l’operazione del 2037 per un totale di 6,5 miliardi di euro (6,9 miliardi di dollari).
Sustainability Bond
Il volume dei Sustainability Bond è diminuito del 21% su base annua nel 2022. Ciò riflette le condizioni di mercato prevalenti, ma le obbligazioni di sostenibilità hanno mantenuto un contributo dell’1,2% al totale delle emissioni. Il mercato è stato sostenuto dalle operazioni degli emittenti SNAT, responsabili di 52,3 miliardi di dollari, ovvero il del 32% dei volumi.
Regioni
Nel 2022 le operazioni di sostenibilità hanno avuto origine in 38 Paesi, in calo rispetto ai 47 del 2021. Tuttavia, lo scorso anno sono entrati nel mercato dei Sustainability Bond sei nuovi paesi:
- Croazia (200 milioni di dollari);
- El Salvador (100 milioni di dollari);
- Romania (247 milioni di dollari);
- Arabia Saudita (750 milioni di dollari);
- Sudafrica (134 milioni di dollari).
Le sovranazionali (53,2 miliardi), gli Stati Uniti (21,5 miliardi), la Corea del Sud (12,4 miliardi) e la Francia (10,2 miliardi) hanno continuato ad emettere i maggiori volumi nel 2022, invariati rispetto al 2021.
Tipi di emittenti
Gli emittenti di sette regioni hanno emesso Sustainability Bond nel 2022. A gennaio, il primo emittente mediorientale, la Saudi National Bank, si è presentato sul mercato con il suo primo Sukuk di sostenibilità, un’operazione da 750 milioni di dollari con scadenza 2027. Gli emittenti sovranazionali sono in cima alla classifica regionale con 52,3 miliardi di dollari, seguiti da Europa e Asia-Pacifico, che hanno contribuito rispettivamente con 33,6 e 32,6 miliardi di dollari. In Africa le emissioni sul tema della sostenibilità sono state di soli 134 milioni di dollari, con un calo del 90% su base annua. L’America Latina e i Caraibi, invece, hanno registrato un leggero aumento del 5% su base annua, raggiungendo i 16,4 miliardi di dollari.
Social Bond
Con 130,2 miliardi di dollari, il tema sociale ha contribuito al 15% dei volumi GSS nel 2022. Le emissioni di Social Bond sono diminuite del 41% annuo, per via della diminuzione delle emissioni collegate alla pandemia.
Regioni
L’Europa è stata la regione dominante con volumi di Social Bond pari a 72,9 miliardi di dollari (56%). Seguono il Nord America, le regioni sovranazionali e l’Asia-Pacifico, che rappresentano ciascuno il 14% del mercato. Solo sette social bond hanno avuto origine in Africa, di cui tre nel 2022.
Tipi di emittenti
Gli enti governativi hanno raggiunto la vetta della classifica 2022 per tipologia di emittente con 77,7 miliardi di dollari, registrando comunque un forte calo (47%) su base annua. Nella categoria delle amministrazioni locali, 59 enti hanno prezzato un totale di di 15,2 miliardi nel 2022.
Sustainability-linked Bond
Le emissioni di SLB sono diminuite del 32% su base annua nel 2022, mentre il numero di operazioni è sceso del 20%. Tuttavia, nonostante il calo, il segmento è maturato, con emissioni innovative del settore pubblico, diversificazione delle emissioni regionali e centralizzazione dell’uso degli obiettivi di gas serra. Inoltre, anche i governi sovrani e locali sono entrati nel mercato dei Sustainability-linked Bond nel 2022.
Tipi di emittenti
Le società non finanziarie hanno continuato a dominare le emissioni SLB, costituendo circa l’82% dei volumi del 2022, in quanto gli emittenti hanno scelto di dimostrare il loro impegno per la transizione attraverso questo strumento. Il più grande emittente SLB non finanziario e nel complesso è stato Enel, che ha stampato 11,6 miliardi di dollari di debito in 13 operazioni, tutte legate a obiettivi di GHG scope 1 tra il 2024 e il 2040.
Dal report emerge, però, che lo sviluppo più interessante del 2022 è stato l’arrivo di emittenti sovrani e di enti locali nel mercato SLB. A partire da un SLB da 500 milioni di corone svedesi (55 milioni di dollari) della città di Helsingborg, con l’obiettivo di ridurre la propria impronta di emissioni del 61% entro il 2024, per continuare con l’Autorità per lo Sviluppo Industriale dell’Arizona (200 milioni di dollari) e la Prefettura giapponese di Shiga (5 miliardi di JPY, 38,4 milioni di dollari).
Transition Bond
Mentre i volumi di emissione di obbligazioni di transizione sono cresciuti di un modesto 5% a 3,5 miliardi di dollari, il numero di operazioni e di emittenti nel 2022 è aumentato notevolmente, trainato da una una gamma diversificata di titoli cinesi e giapponesi dell’industria pesante. Questi si sono affacciati sul mercato per raccogliere fondi nell’ambito dei rispettivi programmi nazionali di finanziamento della transizione. Il numero di operazioni è cresciuto da 12 nel 2020 e 2021 a 35 nel 2022, mentre il numero di emittenti è passato da sette e nove rispettivamente nel 2020 e 2021 a 25 nel 2022.
Regioni e tipi di emittenti
In Cina e Giappone le operazioni di transizione sono state effettuate quasi esclusivamente da operatori dell’industria pesante, con i settori delle utility, del petrolio e del gas e dell’acciaio che hanno dominato i volumi di emissione con un 76% complessivo.
Il Club delle obbligazioni sovrane GSS
Nonostante il calo delle emissioni nel 2022, il Sovereign GSS Bond Club (Club delle obbligazioni sovrane GSS) continua
a espandere la sua portata, accogliendo otto nuovi membri lo scorso anno. Tra questi figurano emittenti dei Paesi sviluppati come il Canada e la Nuova Zelanda, che hanno emesso nella loro valuta locale.
Come fonte di quasi tre quarti (73%) dei volumi cumulativi, l’Europa è la regione che contribuisce maggiormente al Sovereign GSS Bond Club. Mostrando un forte sostegno alle questioni climatiche e sociali e l’impegno a sviluppare i relativi mercati del debito, sedici membri dell’UE hanno finora emesso obbligazioni GSS per un valore di 197 miliardi di dollari. La Francia rimane il più grande emittente per volume e le sue passività verdi hanno raggiunto i 52 miliardi di euro (58,8 miliardi di dollari) alla fine del 2022.
Previsioni per il mercato dei GSS per il 2023
Il Climate Bonds Initiative prevede che cinque temi domineranno il mercato GSS nel 2023 e oltre.
La resilienza
L’emissione cumulativa di Green Bond ha raggiunto i 2,2 miliardi di dollari alla fine del 2022, ma secondo la Climate Bonds Initiative si verificherà un’emissione annuale di almeno 5 milioni di dollari entro il 2025. La persistente mancanza di offerta ha rappresentato un ostacolo fondamentale al raggiungimento di questo obiettivo. per questo, secondo l’iniziativa, esiste un’enorme opportunità di sfruttare la domanda non soddisfatta aumentando i flussi di capitale verso gli investimenti nella resilienza. Fornendo al mercato regole e definizioni chiare, l’attuale universo degli investimenti verdi può essere ampliato includendo quelli che costruiscono la resilienza. Questa espansione andrà oltre gli investimenti che riducono gli impatti fisici diretti dei fenomeni meteorologici estremi e includerà quelli che affrontano vulnerabilità di fondo delle persone e degli ecosistemi legate ai cambiamenti climatici.
Aumento della popolarità dei SLB
I SLB sono emersi nel 2018 e alla fine del 2022 hanno registrato operazioni con un volume cumulativo di 204 miliardi di dollari. La popolarità di questi strumenti deriva dalla loro struttura innovativa. Gli investitori possono contribuire a un impatto reale sulle prestazioni climatiche a livello aziendale e gli emittenti di tutti i settori possono partecipare al mercato del debito tematico ed essere ricompensati per aver raggiunto i loro obiettivi di sostenibilità.
Eppure, come per ogni mercato nascente, sono state sollevate preoccupazioni sulla credibilità dei SLB a causa dei diversi livelli di ambizione dei KPI. Per questo la Climate Bonds Initiative ha messo a disposizione uno strumento che mira a standardizzare e certificare i Sustainability-linked Bond, il Climate Bonds Standard v4. Esso segnalerà ai potenziali investitori e alle autorità di regolamentazione i SLB che soddisfano le migliori pratiche rispetto a uno standard riconosciuto a livello internazionale. Climate Bonds Initative prevede la comparsa del primo SLB certificato Climate Bonds nel 2023.
Sostegno dei governi
Sempre più sovvenzioni, garanzie di credito, compensazioni fiscali o altri incentivi provenienti dai governi finanzieranno strategie per affrontare il cambiamento climatico. Il gruppo di previsione climatica Inevitable Policy Response (IPR) calcola che il totale dei fondi pubblici attualmente disponibili negli Stati Uniti per l’energia pulita e gli investimenti per il clima attraverso l’Inflation Reduction Act (IRA), l’Infrastructure and Investment Jobs Act (IIJA) e il CHIPS & Science Act ammonta a quasi 1 miliardo di dollari. Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Europa sta rispondendo con il piano industriale Green Deal. In entrambi i casi, l’obiettivo è quello di aumentare i finanziamenti per le tecnologie energetiche pulite.
Punto di svolta per la finanza di transizione
La Climate Bonds Initiative prevede che il 2023 offrirà un punto di svolta cruciale per la transizione, rendendo più verdi i settori più impensabili e allineando l’industria pesante agli sforzi globali verso il net zero. Il nascente mercato dei Transition Bond è rimasto indietro in termini di volumi rispetto ad altre tipologie, ma ci sono segnali di cambiamento. È stato l’unico segmento del mercato del debito tematico a registrare un aumento su base annua nel 2022. Il mercato giapponese, la più grande fonte di volumi di transizione nel 2022, è stato incoraggiato dal Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria (METI), che ha pubblicato le Linee guida di base sul finanziamento della transizione climatica nel maggio 2021. Tuttavia, se altre nazioni adottano quadri simili che approvano un finanziamento credibile della transizione, il punto di svolta potrebbe presto diventare realtà, suggerisce l’iniziativa. Ad esempio, è incoraggiante notare che la Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito ha incaricato una Task Force per i piani di transizione (TPT) di lavorare su un quadro di riferimento per la transizione, ora aperto alla consultazione pubblica. L’UE, dal canto suo, sostiene la finanza di transizione con un proprio quadro di riferimento che potrebbe facilitare i principi del Green Deal europeo, che attualmente fa un vago cenno alla transizione tra i suoi principi climatici.
Al momento, la Climate Bonds Initiative sta sviluppando i propri standard di transizione per sostenere questi impegni.
I sovrani devono esercitare maggiore influenza
La Climate Bonds Initiative si aspetta che il Sovereign GSS Bond Club raggiunga i 50 membri nel 2023. Alla fine del 2021, l’iniziativa ha chiesto che il numero di emittenti raddoppiasse da 20 ad almeno 40 nazioni. Alla fine del 2022, questo numero era di 43. Impegnandosi nel mercato dei GSS, gli Stati sovrani inviano un potente segnale di intenti sull’azione per il clima e gli sviluppi sostenibili alle autorità di regolamentazione e al settore privato. L’attività di emissione di un accordo sovrano può catalizzare lo sviluppo del mercato nazionale, sbloccando ulteriori fonti di investimento e incoraggiando un maggior numero di emittenti a sfruttare il mercato per finanziare attività, progetti e spese che contribuiscono all’azzeramento dei costi e a un futuro sostenibile.