Definire una proposta sulla rendicontazione di sostenibilità, tagliata su misura per le aziende italiane, che sia al contempo utile e accessibile, attraverso la semplificazione e la standardizzazione dei contenuti. Una proposta che possa essere utilizzata anche come base per contribuire al dibattito internazionale in corso sulla normativa in materia di standard di rendicontazione sulla sostenibilità, tuttora in fase di definizione e che sia un valido strumento operativo per le aziende. Il progetto, promosso da Andaf, l’Associazione nazionale direttori amministrativi e finanziari, congiuntamente ad Aiaf, l’Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria, ha coinvolto oltre 600 imprese italiane alle quali è stato inviato un questionario per il quale sono state raccolte le risposte dal 15 giugno al 15 luglio e a cui seguirà un rapporto finale che sarà pubblicato a settembre.
Le 60 domande del questionario entrano nel dettaglio delle tematiche di sostenibilità più rilevanti per le aziende e si confrontano con gli ultimi sviluppi della normativa europea, facendo un preciso riferimento, attraverso link ai testi specifici, a tutte le principali iniziative in arrivo da parte della UE (CSRD, Tassonomia e SFDR) e le indicazioni di enti come EFRAG, IFRS Foundation e TCFD.
“Tra gli obiettivi principali dell’indagine ESG – Disclosure of sustainability information – promossa da Andaf in collaborazione con Aiaf, vi è quello di creare cultura e promuovere consapevolezza sui fattori ambientali, sociali e di buona governance (ESG), valutando l’attenzione prestata dalle società partecipanti all’indagine alle più recenti direttive europee. E, dalle prime risposte, si può affermare che un primo risultato di tipo formativo sia già stato raggiunto”, osserva Andrea Gasperini, Head of Sustainability and ESG Observatory di Aiaf.
“Questa caratteristica conferisce alla nostra survey un valore innovativo veramente elevato che non si conclude con l’acquisizione delle risposte. L’unicità dell’approccio – aggiunge Sonia Artuso, membro del Sustainability and ESG Observatory di Aiaf – deriva dal fatto che il questionario non è da intendersi come un semplice documento dove inserire le risposte, ma costituisce già una prima e semplice guida emersa del tavolo di lavoro Andaf/Aiaf che ripercorre le tematiche sulle quali sia chi predispone un report, sia i fruitori della comunicazione della sostenibilità dovrebbe assolutamente concentrare la propria attenzione”.
Un percorso che è uno spunto di riflessione e confronto per le società che lo affrontano, poiché entra nel dettaglio delle diverse tematiche organizzative e del metodo utilizzato dalle società per acquisire il complesso dei dati sulla sostenibilità. Il questionario parte da quesiti sull’identificazione o meno da parte delle società delle tematiche di sostenibilità più rilevanti, per arrivare a dettagli quali il coinvolgimento anche di stakeholder esterni nel processo di identificazione, l’utilizzo di metodologia quali il GRI o SASB e il ricorso o meno di un approccio di doppia materialità per valutare rischi e opportunità legati al cambiamento climatico. Inoltre, la survey è tagliata su misura per le imprese tricolore dove le numerose aziende di piccole e medie dimensioni non devono rischiare di essere escluse dal percorso verso la sostenibilità per mancanza di risorse o il timore di costi eccessivi. E qui entra in gioco valutare l’utilità dei dati raccolti anche per gli users.
“L’indagine – spiega Carmine Scoglio, vice-presidente Andaf e Responsabile amministrazione, bilancio e fiscale di Terna – è stata predisposta per società di tutte le dimensioni per tener conto delle specificità organizzative, di business e quindi di mercato. È interessante porre l’attenzione non solo su chi predispone la rendicontazione di ‘sostenibilità’, ma anche verso chi la legge. La conoscenza dei dettati normativi di riferimento non può prescindere dall’utilità dell’informazione, dalla reperibilità e misurabilità del dato – che deve essere certo – e dalla comparabilità delle informazioni”.
“Il risultato di questa ricerca – sottolinea ancora Scoglio – metterà in luce non solo lo stato di applicazione delle norme di riferimento (come il Dlgs 254/2016 e successiva CSRD), ma anche indicazioni su rischi e opportunità delle aziende rispetto al percorso di sostenibilità e al grado di conoscenza delle norme e dei principi di riferimento. Sarà utile comprendere le ‘preferenze’ dei “preparers” e degli “users”, mentre l’evoluzione normativa – sebbene ancora non sufficientemente chiara e soprattutto di complessa applicazione – si appresta a definire, regole, ruoli e principi di rappresentazione”.
Indice
La base normativa
Ecco i riferimenti normativi contenuti nel questionario, come sintetizzato dal vice-presidente Andaf. Lo scorso 31 marzo l’International Sustainability Standard Board (ISSB) ha pubblicato i suoi primi due exposure draft sugli IFRS Sustainability Disclosure Standards, Requisiti Generali per la predisposizione delle informazioni finanziarie relative alla sostenibilità (ED1) e di quelle relative al clima (ED2), che sono stati in consultazione fino al 29 luglio 2022.
Il 30 aprile scorso, EFRAG ha inoltre avviato la consultazione pubblica sulle bozze di European Sustainability Reporting Standard (ESRS) (il cui termine è stato l’8 agosto), mentre il 31 maggio è stata pubblicata la serie di “Basis for conclusions” (BfC) che integrano la sunnominata bozza di ESRS Exposure Drafts (EDs). Sono tredici in tutto le bozze in consultazione: due Cross-Cutting Standard, cinque Standard Ambientali, quattro Standard sociali e due Standard sulla Governance.
A fine giugno 2022, infine, è stato raggiunto un accordo politico provvisorio tra Parlamento e Consiglio europeo sulla direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità (CSRD).
Gli obiettivi della survey
La survey nasce con diversi obiettivi. Innanzitutto, supportare attivamente gli standard setter nazionali, europei e internazionali, coinvolti nella definizione di un processo di rendicontazione delle informazioni sulla sostenibilità, ovvero l’acquisizione di contributi utili a comprendere la materialità in cui sono immerse le aziende, quali siano i loro costi e i confini dei loro business. “L’obiettivo – precisa Scoglio – è promuovere e rendere la rendicontazione sulla sostenibilità accessibile e utile a tutte le aziende, piccole e medie in primis. I risultati della survey saranno infatti fondamentali, non solo per la predisposizione di uno specifico Andaf Paper, ma altresì per circostanziare i contribuiti da fornire per entrambe le consultazioni pubbliche di EFRAG ed IFRS Foundation anche da parte dell’Organismo Italiano Contabilità (OIC)”.
Obiettivo conclusivo è la formulazione di una proposta che renda utile e accessibile la rendicontazione della sostenibilità attraverso la semplificazione e standardizzazione dell’esposizione, con uno sguardo attento all’utilità specifica di queste informazioni. Verranno anche definite delle priorità in tale rendicontazione, tenendo conto delle capacità delle aziende e soprattutto dei costi di reporting (organizzazione e predisposizione del documento) e degli ulteriori costi legati alla sostenibilità che devono essere presi in considerazione quando si parla delle opportunità di business.
Occorrono chiarezza e uniformità nelle regole
“Altra difficoltà da superare sarà l’attuale coesistenza, proposta dagli standard setter, di approcci teorici e metodologici differenti, che proiettano un’ombra di incertezza e perfino un po’ di confusione sullo scenario della futura rendicontazione sulla sostenibilità”, mette in guardia il vice-presidente Andaf.
“La cosa che più sorprende è che tale rendicontazione appare troppo estesa, con richiami organizzativi di complessa applicazione soprattutto nelle PMI; si percepisce infatti la mancanza di una chiara definizione delle metriche e l’assenza di un effettivo coinvolgimento dell’azienda nelle prospettive sostenibili della comunità. La survey – ed è questo l’impegno di Andaf – vuole invece dare voce alle aziende ed evitare che la sostenibilità sia un privilegio per pochi eletti. Per questo – proseguono Scoglio e Condemi – la nostra Associazione continuerà a garantire il proprio contributo per una rendicontazione e un approccio metodologico semplice, comparabile e misurabile in coerenza con le esigenze delle aziende e con le scelte e gli investimenti effettuati fino ad oggi: un impegno di tutti per il ‘successo sostenibile’ della collettività”.
Una visione sulla quale concordano anche gli esperti di Aiaf. “Gli standard non sono ancora sufficientemente chiari con riferimento a quali soggetti vanno considerati nella catena del valore, quali informazioni sono materiali e in che modo la società che redige il report è in grado di acquisirle. A tal proposito – precisano Gasperini e Artuso – è ritenuto apprezzabile lo sforzo fatto dalla Commissione europea, in sede di definizione del regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari 2019/2088 (SFDR), nel definire due tipi di set di indicatori di impatto negativo (PAI): uno obbligatorio e comune a tutte le tipologie di attività d’impresa, e uno opzionale da cui attingere laddove l’attività ha specificità ritenute rilevanti da comunicare. Tale indirizzamento sarebbe auspicato anche in sede di direttiva CSRD e standard ESRS al fine di comprendere meglio il set di indicatori core comuni e il set di indicatori addizionali da attivare qualora se ne ravvisi la specificità e materialità”.
“Tra queste ultime – aggiungono i due esperti di Aiaf – di particolare interesse è ritenuta la Direttiva 2020/852 sulla Tassonomia relativa alla definizione delle attività sostenibili al centro degli investimenti SRI; nonché il recente pacchetto di misure sulla Finanza Sostenibile presentato dalla Commissione Europea il 21 aprile 2021 nell’ambito degli obiettivi di neutralità climatica entro il 2050 che include la proposta di CSRD. Tali classificazioni delle attività rappresentano utili bussole nonché standard, che ben aiutano a comprendere il percorso sostenibile di un’azienda e come dovrà essere indirizzato in futuro secondo la visione globalmente condivisa proposta dal framework dell’ente Bioregional fondato nel 1994 “One Planet Living” per una vita sostenibile e saranno imprescindibili per determinare chiaramente il contributo sostanziale che le aziende genereranno nei pillar ambientali e sociali, tramite gli indicatori di performance che saranno chiamate a comunicare: Turnover, Capex e Opex”.
Come le aziende affrontano governance, strategy, risk management, metrics & targets
Concludendo la survey si pone l’obiettivo di verificare la sensibilità da parte delle società ai quattro core elements (governance, strategy, risk management, metrics & targets) della Task Force on Climate-related Financial Disclosure (TCFD). “Le raccomandazioni della TCFD – precisano Scoglio e Condemi – invitano a fornire informazioni climatiche necessarie per avviare un’azione ambiziosa e accelerata per adattarsi al cambiamento climatico e al contempo ridurre rapidamente le emissioni di gas ad effetto serra. Ad oggi, si legge nel secondo volume (WGII) del Sesto Rapporto di Valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che i progressi sull’adattamento non sono uniformi ed è sempre più ampio il divario tra le azioni intraprese e ciò che è necessario fare per affrontare i crescenti rischi connessi ai cambiamenti climatici”.