Uno tsunami di normative in continuo divenire a fronte di una tendenza a report finanziari e di sostenibilità sempre più integrati. Un cambio di prospettiva verso il quale le aziende, anche quelle di minori dimensioni, devono farsi trovare preparate. È quanto emerge al Forum della sostenibilità organizzato da Andaf, l’Associazione nazionale dei direttori amministrativi e finanziari, e Wolters Kluwer, per presentare i risultati del White Paper realizzato da Andaf e Aiaf, l’Associazione italiana per l’analisi finanziaria, e per fare il punto sull’evoluzione normativa sulla sostenibilità come valore aziendale. A delineare lo stato dell’arte, i rischi e le opportunità, con un occhio di riguardo alle pmi, hanno contribuito numerosi esponenti sia del mondo di chi produce gli standard per i report sia di chi li utilizza.
“Le numerose evoluzioni normative, che interessano la rendicontazione sulla sostenibilità a livello europeo e internazionale, implicano un cambiamento culturale per le imprese che riguarda direttamente il ruolo del CFO, destinato sempre più ad ampliare il proprio raggio di azione per contribuire attivamente alla strategia aziendale. In questa prospettiva”, ha affermato Agostino Scornajenchi, Presidente Andaf, “la gestione sostenibile del business richiede visione prospettica, intuizione, capacità di discriminare i rischi aziendali e azione strategica immediata”.
E l’associazione, attraverso il White Paper, vuole venire incontro soprattutto a quelle imprese di piccole e piccolissime dimensioni che non hanno la struttura interna per essere attrezzate al cambiamento in corso e hanno bisogno di una guida per potere gestire le novità in arrivo, nella convinzione che la sostenibilità non sia solo una necessità, ma anche un diritto al quale ciascuna impresa debba poter accedere.
“Il Gruppo di Lavoro ha definito una proposta utile e accessibile sulla rendicontazione di sostenibilità, tagliata su misura per le imprese italiane, attraverso la semplificazione e la standardizzazione dei contenuti anche per quei soggetti che non sono obbligati a presentarla, ma che vengono indirettamente coinvolti nella catena di valore”, ha precisato Carmine Scoglio, Responsabile Amministrazione, Bilancio e Fiscale di Terna e Vice Presidente Andaf.
Indice
- 1 Report sempre più integrati
- 2 Tassonomia chiave di volta
- 3 Aumento del rischio di greenwashing e greenwhishing
- 4 Doppia materialità: finanziaria e di impatto
- 5 Quanto costerà rendicontare la sostenibilità alle imprese?
- 6 La tecnologia uno strumento efficace per produrre i report integrati
- 7 L’importanza di saper valutare i rischi
Report sempre più integrati
Bisogna fare chiarezza sui ruoli nel mondo della sostenibilità: dagli addetti ai lavori bisogna aspettarsi un contributo sulla trasparenza e la misurabilità delle informazioni per cui occorrono attività di formazione e di cambio di cultura importanti, ha sottolineato Gian Luca Galletti (CNDCEC). Gli hanno fatto eco le parole di Massimo Tezzon, Segretario Generale OIC (Organismo Italiano di Contabilità) che ha sottolineato l’importanza di arrivare ad un comprehensive corporate reporting: un report integrato che fornisca le informazioni finanziarie e di sostenibilità di un’azienda e che dia agli operatori di mercato una reale visione della produzione di valore dell’impresa, in un contesto ambientale e sociale particolarmente complesso, che impone strategie con una visione olistica di rischi e opportunità.
E sono infatti proprio questi gli obiettivi della Direttiva sul Corporate Sustainable Reporting (CSRD), di prossima emanazione nell’UE, che si baserà sugli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), approvati pochi giorni fa dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group).
Gli standard stabiliscono le regole e i requisiti per la rendicontazione da parte delle aziende degli impatti, delle opportunità e dei rischi legati alla sostenibilità. Dall’ultima approvazione emerge l’allineamento con le linee guida, le strutture delle aree di rendicontazione e le definizioni dell’ISSB (International Sustainability Standard Board) e del GRI (Global Reporting Initiative).
La direttiva CSRD, adottata dal Parlamento europeo e in attesa della discussione in Consiglio, interesserà le aziende europee. Ma, se è vero che il numero di società del vecchio continente tenute a fornire informazioni sulla sostenibilità passerà dalle attuali 12.000 a oltre 50.000, in realtà, secondo quanto evidenziato da Piermario Barzaghi, Partner KPMG Advisory e membro dell’EFRAG intervenuto al Forum, sono molte di più (oltre un milione) quelle che saranno coinvolte.
Barzaghi ha infatti sottolineato che il perimetro di rendicontazione dell’impresa per la sua dichiarazione di sostenibilità è quello contemplato per il suo bilancio, esteso alla catena del valore a monte e a valle. Seppur non strettamente obbligate dalla normativa, quindi, secondo il membro dell’EFRAG, la direttiva avrà un impatto a catena su fornitori e imprese.
Barzaghi ha inoltre ricordato le scadenze incalzanti riguardanti le entrate in vigore e l’inizio delle applicazioni delle normative, in primis, quella della CSRD, degli ESRS e della TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosures, che integrerà la direttiva europea sui temi connessi al cambiamento climatico) a partire da inizio gennaio 2024.
Tassonomia chiave di volta
Nel contesto di cambiamento, la tassonomia diventa una chiave di volta tra i“preparers”, vale a dire gli addetti all’accounting, che la utilizzeranno per il calcolo e la verifica dei requisiti di conformità alla sostenibilità a partire da quella ambientale e gli “users”, come analisti ed operatori del mercato finanziario, che la utilizzeranno non solo per guidare prestiti ed investimenti ma anche per calcolare i green asset ratio e altri indicatori di performance, ha sottolineato Carlo Luison, partner BDO.
Aumento del rischio di greenwashing e greenwhishing
Una reportistica trasparente ed immediata è necessaria anche per contrastare i rischi di rappresentazioni della sostenibilità di un’azienda intenzionali o non, ha fatto notare Andrea Gasperini AIAF Head of Sustainability and ESG Observatory, illustrando la road map per la finanza sostenibile 2022-2024 di ESMA (European Securities and Markets Authority) preposto per la tutela degli investitori e la stabilità del sistema finanziario dell’UE per affrontare il Greenwashing / Greenwishing attraverso lo sviluppo delle capacità delle Autorità nazionali competenti (NCAs) e di ESMA per il monitoraggio, la valutazione e l’analisi degli investimenti responsabili. E in tema di standard, sempre più globali per la sostenibilità a fronte di una tassonomia digitale per consentire la codifica elettronica delle informazioni, Giorgio Alessio Acunzo, IFRS Desk Country Leader EY ha illustrato il framework dell’International Sustainability Standards Board.
Doppia materialità: finanziaria e di impatto
Tra i temi all’attenzione dei relatori anche quello della doppia materialità, cioè quella di impatto e quella finanziaria, che ha tanto riscosso l’attenzione degli addetti ai lavori e degli operatori di mercato negli ultimi mesi. Il tema è non semplice e in ogni caso connesso proprio alla formalizzazione degli standard e dell’approvvigionamento dei dati per una informazione chiara, visto che la prima valuta gli impatti dell’impresa sulle principali questioni di sostenibilità – fornendo una prospettiva interna ed esterna, mentre la materialità finanziaria considera gli impatti delle questioni di sostenibilità sulla performance e sul posizionamento dell’impresa.
Quanto costerà rendicontare la sostenibilità alle imprese?
I costi amministrativi di rendicontazione sono significativi e in aumento, come emerge da un’analisi costi-benefici illustrata da Giulia Genuardi (Enel- Head of Sustainability planning, membro GSSB-GRI, EFRAG) che nel suo intervento ha speso parole anche per commentare la direttiva europea relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità aziendale (CSRD). L’attuale contesto normativo vede un divario tra le informazioni che le imprese riportano e le esigenze degli user di tali informazioni. È sempre più importante colmare questo divario per almeno due ragioni: aumento degli investimenti sostenibili e crescente consapevolezza che le questioni di sostenibilità possono pregiudicare le performance finanziarie.
La tecnologia uno strumento efficace per produrre i report integrati
Le esigenze di reportistica sono crescenti e la tecnologia viene in soccorso soprattutto alle pmi, che rischiano di essere sopraffatte dalle richieste delle aziende clienti che vogliono certificare la sostenibilità della loro filiera produttiva, o delle banche, che subordinano la concessione di finanziamenti al rispetto di requisiti green, ha fatto notare Matteo Giudici, ad gruppo Mesa, che ha sottolineato come l’impegno necessario per la redazione di una DNF si sovrappone ad altri processi e come la tecnologia possa semplificare la produzione di report integrati.
L’importanza di saper valutare i rischi
E la gestione della sostenibilità è intrinsecamente legata a quella della governance. L’impostazione dell’approccio verso le tematiche ambientali e sociali nasce nel Piano industriale e vede nella pianificazione e controllo e nella gestione dei rischi due elementi fondamentali. “La governance della sostenibilità in azienda compete in primo luogo al consiglio di amministrazione per poi scendere a tutte le diverse funzioni competenti. La nuova figura dell’ESG manager” ha spiegato Paola Radaelli, Senior consultant di Strategica group, “funge da collegamento, con il compito di aggiornare il management su tutto il flusso normativo e delle tematiche rilevanti in ambito di sostenibilità e svolge il ruolo di supporto all’analisi del risk manager per arrivare a un’efficace allocazione delle risorse aziendali”. Un aspetto importante da considerare e che rappresenta una sfida per il management è lo scollamento delle tempistiche, con la pianificazione aziendale che avviene per piani quinquennali, mentre gli obiettivi di sostenibilità solcano l’orizzonte dei 30 anni e oltre.