Sono 40 le aziende in tutto il mondo che più di tutte si stanno impegnando nell’azione climatica e tra queste l’unica italiana è Enel. È quanto emerge dal rapporto annuale del think thank InfluenceMap Global Leaders in Climate Policy Engagement che identifica le imprese che eccellono nell’advocacy climatica, promuovendo politiche ambiziose di contrasto al cambiamento climatico e proponendosi come esempio virtuoso contaggioso anche per i propri competitor. Tra le quaranta classificate, la maggior parte (23) si trova in Europa, a seguire poi Stati Uniti (9) e la regione Asia-Pacific (8). Numeri che confermano il fermento politico e legislativo dei temi legati al clima e i conseguenti progressi delle industrie europee nell’accettare la transizione.
Quest’anno, inoltre, l’elenco ha visto alcuni nuovi ingressi tra cui General Mills negli Stati Uniti, L’Oréal in Francia, Deutsche Telekom in Germania e Daiwa House Industry in Giappone. “È incoraggiante vedere alcune tra le imprese più grandi e conosciute al mondo che dimostrano un significativo impegno positivo in materia di politica climatica e che alzano il livello per i loro colleghi del settore” ha dichiarato Edward Collins, direttore di LobbyMap presso InfluenceMap, “il Global Leaders Report di quest’anno spera di evidenziare le molte strade che le aziende devono prendere in considerazione per allineare le loro azioni con la scienza e per ribadire che i progressi in una singola area non sono sufficienti a guidare il cambiamento sistemico di cui abbiamo bisogno per raggiungere 1,5 °C”.
Il rapporto cita anche diverse aziende nei Paesi a basso e medio reddito, come ReNew Power (India) e LONGi Green Energy (Cina) che non sono state formalmente inserite nell’analisi, pur soddisfacendo tutti i criteri di leadership, in quanto troppo piccole per figurare nell’elenco Forbes 2000, da cui vengono scelte le società qualificate.
Indice
Quali sono le 40 aziende che soddisfano i requisiti minimi di leadership sull’azione climatica
Quest’anno il numero di aziende ha raggiunto quota 40, 8 in più rispetto al 2023. Le nuove aziende presenti nella lista sono General Mills, Biogen, Amazon, L’Oreal, Johnson Controls, Coca Cola, Daiwa House Industry e Deutsche Telekom.
I 40 leader operano in dieci settori differenti e sono le seguenti.
Settore servizi energetici e di pubblica utilità: EDP (Portogallo), Enel (Italia), SSE (Regno Unito), Iberdrola (Spagna), Ørsted (Danimarca) e Verbund (Austria).
Tecnologia dell’informazione: Salesforce, Microsoft, Apple, HP Inc, Amazon e Alphabet (USA); Sony, Ricoh e Fujilim Holdings (Giappone)
Industriali e materiali da costruzione: Schneider Electric (Francia), Vestas Wind Systems (Danimarca), ABB (Svizzera), Saint-Gobain (Francia) e Acciona (Spagna); Trane Technologies e Johnson Controls (Stati Uniti, sede ufficiale in Irlanda per Johnson Controls).
Beni di consumo e vendita al dettaglio: Unilever (Regno Unito), IKEA (Paesi Bassi), L’Oreal (Francia), Danone (Francia), H&M (Svezia), e Nestlé (Svizzera); Aeon (Giappone); Coca-Cola, General Mills, e Amazon (Stati Uniti)
Trasporti: Volvo Cars (Svezia), Moller Maersk (Danimarca)
Prodotti chimici e sanitari: DSM-Firmenich (Paesi Bassi), Novo Nordisk (Danimarca); Takeda Pharmaceutical (Giappone); Biogen (USA)
Telecomunicazioni e affari: Softbank Group, Sekisui House, and Daiwa House Industry (Japan); Deutsche Telekom (Germany).
Da questo elenco di 40, sono state individuate le società di ciascuna regione (Nord America, Europa e Asia-Pacifico) che performano in materia di politica climatica meglio rispetto ai peers in tre categorie chiave: advocacy allineata con la scienza, impegno strategico e gestione dell’influenza indiretta. In Europa nella prima aree spicca DSM-Firmenich (Paesi Bassi), nella seconda Ikea (Paesi Bassi) e infine l’inglese Unilever sulla gestione dell’influenza diretta, campo in cui nessuna azienda asiatica eccelle.
“La metodologia riconosce che la leadership in un settore non rappresenta necessariamente una best practice a livello globale. Al momento non c’è nessuna azienda con sede nella regione Asia-Pacifico che dimostri di aver adottato le migliori pratiche nell’affrontare l’influenza indiretta, il che suggerisce una chiara opportunità di leadership futura da parte delle aziende dell’Asia-Pacifico in questo settore” si legge nel report.
Le tre aree chiave dell’impegno e dell’azione climatica
Sostegno alla scienza
La metodologia LobbyMap valuta in che misura le aziende sostengono o si oppongono a politiche climatiche allineate con la scienza. Nelle sue linee guida, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) delinea percorsi politici allineati alla scienza per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C (o il più vicino possibile). Le aziende riconosciute in quest’area avranno punteggi organizzativi estremamente elevati, con posizioni costantemente positive e ambiziose allineate alle indicazioni dell’IPCC.
Impegno strategico
Alcune entità aziendali sono più attive di altre nella loro attività di advocacy. L’analisi di InfluenceMap mostra costantemente un impegno elevato tra le aziende della catena di valore dei combustibili fossili. Secondo il think thank, le aziende evidenziate nell’area dell’impegno strategico mostreranno un impegno particolarmente forte nell’advocacy attiva (positiva) sulle politiche relative al clima.
Affrontare l’influenza indiretta
Molte aziende vedono la loro influenza positiva e diretta controbilanciata dall’attività negativa delle loro associazioni di settore. La questione dell’allineamento delle associazioni di settore, ovvero l’impegno attivo per affrontare l’influenza indiretta negativa, è diventata un argomento pressante nello spazio climatico. Le aziende che si distinguono per i loro sforzi nell’affrontare l’influenza indiretta avranno intrapreso passi chiari attraverso una serie di potenziali azioni, dalle migliori pratiche di divulgazione all’impegno all’interno dei gruppi per riformarli, fino all’uscita da quelli che sembrano incapaci di riformarsi.
Inoltre, l’analisi sottolinea l’importanza di una comunicazione trasparente da parte delle aziende sulle loro attività di impegno nelle politiche climatiche. Sebbene il reporting aziendale sia diverso dalle attività di impegno politico nel “mondo reale”, una divulgazione completa può gettare le basi per un’azione significativa e scientificamente allineata.