C’è tempo fino a oggi, lunedì 16 gennaio, a mezzanotte per rispondere alla Call for Evidence (CfE) sul greenwashing lanciata lo scorso novembre dalle tre autorità di vigilanza europee (EBA, EIOPA ed ESMA – ESA) e finalizzata a raccogliere informazioni sui rischi e sulle pratiche di greenwashing nei settori bancario, assicurativo e dei mercati finanziari.
La crescente domanda di prodotti finanziari che garantiscano e rispettino requisiti e standard ESG, in concomitanza con l’evoluzione dei regimi normativi legati alla sostenibilità, ha espanso il relativo mercato creando al contempo un contesto che favorisce l’aumento dei rischi di greenwashing.
È per questo motivo che la Commissione Europea ha richiesto alle autorità di vigilanza di giocare un ruolo attivo nella identificazione, prevenzione e sanzione di tali comportamenti scorretti e un contributo in merito.
Pertanto, le ESA, ciascuna separatamente ma attraverso un lavoro congiunto, dovranno presentare a fine maggio 2023 una relazione sullo stato di avanzamento e a fine maggio 2024 una relazione in merito ai casi di greenwashing che si verificano nel settore finanziario dell’UE, nonché sulle azioni di vigilanza intraprese e sulle sfide affrontate per affrontare i relativi rischi.
La Call for Evidence, quindi, ha l’obiettivo di raccogliere i pareri delle varie parti interessate su come comprendere il greenwashing e su quali siano i principali fattori che lo determinano; di individuare esempi di potenziali pratiche di greenwashing nel settore finanziario dell’UE, relativi a vari segmenti della catena del valore degli investimenti sostenibili e del ciclo di vita del prodotto. Inoltre le autorità hanno chiesto alle parti interessate a fornire un’opinione, la call è aperta e si rivolge a un lungo elenco di soggetti che va dalle società emittenti agli investitori a terzi consulenti, policymaker o singoli consumatori, di individuare tutti i dati disponibili che possano aiutare le ESA a farsi un’idea concreta della portata del greenwashing e a identificare le aree ad alto rischio.
Le autorità, attraverso il coinvolgimento attivo degli stakeholder, cercano dunque di individuare lo spazio e le modalità in cui possano sorgere pratiche di greenwashing in relazione alle dichiarazioni di sostenibilità riguardanti sia le entità, sia i prodotti finanziari.
L’iniziativa cerca quindi di rispondere a domande quali: cosa dichiarano di star facendo in ambito ESG a livello globale le società di assicurazione gli intermediari assicurativi, le imprese, le banche e i fondi pensione? È credibile e la veridicità dimostrabile? In che modo gli strumenti finanziari, i titoli, gli investimenti, i prodotti bancari, assicurativi o pensionistici, nonché tutti i servizi rilevanti per ogni settore considerato tengono conto degli aspetti di sostenibilità? Su quali dati si basano?
Inoltre, in linea con l’ambito della richiesta di contributi della Commissione Europea, le ESA intendono cercare e individuare prove relative a potenziali pratiche di greenwashing sia all’interno che all’esterno dell’ambito di applicazione dell’attuale legislazione UE in materia di finanza sostenibile.
Di conseguenza, le autorità di vigilanza incoraggiano i rispondenti a prendere in considerazione anche la possibilità di fornire esempi concreti di potenziali pratiche di greenwashing relative a prodotti, pratiche, documenti o altri mezzi di comunicazione attualmente non esplicitamente coperte dalla legislazione UE in materia di finanza sostenibile come, per esempio, riferimenti a riconoscimenti ESG fatti in materiali di marketing, affermazioni fatte su siti web, social media, e altro. La raccolta di tali esempi è importante data la natura in rapida evoluzione dei mercati ESG e dell’offerta di prodotti legati alla sostenibilità. Le autorità di vigilanza europee incoraggiano infine i rispondenti a prendere in considerazione la possibilità di fornire esempi che siano conformi alla legislazione europea vigente in materia di finanza sostenibile, ma che risultino comunque in un’operazione di greenwashing.