Da diversi trimestri, il nostro scenario macroeconomico si basa sull’ipotesi di un boom degli investimenti per accompagnare la transizione ambientale, la transizione digitale e ovviamente la transizione geopolitica. Questo nuovo ciclo di investimenti è ora una realtà: in tutti i paesi, gli investimenti stanno aumentando. In Francia, ad esempio, la quota degli investimenti delle aziende nel PIL è al suo massimo da 40 anni. Da questo ciclo di investimenti deduciamo tre logiche economiche e tre sequenze economiche che strutturano il nostro scenario:
Prima sequenza: la ripresa degli investimenti provoca un aumento dei tassi di interesse. Una ripresa forte e sincronizzata degli investimenti provoca una tensione sulle risorse finanziarie e quindi sul loro prezzo, ovvero il tasso di interesse. Quindi, se il tasso di interesse sale, è normale e per buone ragioni.
Seconda sequenza: quando abbiamo bisogno di capitale sociale, necessitiamo contemporaneamente di capitale umano. Quindi, finché c’è investimento, il mercato del lavoro è resiliente e il consumo non dovrebbe diminuire. C’è una dinamica congiunturale favorevole: l’investimento sostiene il consumo, che a sua volta sostiene l’investimento.
Terza sequenza: l’investimento deve consentire aumenti di produttività. Direi persino che c’è un “allineamento dei pianeti” per un rimbalzo della produttività perché abbiamo contemporaneamente piani di investimento, un ciclo di innovazioni (con l’IA in particolare) e stimoli pubblici che consentono la diffusione delle innovazioni in tutta l’economia.
Nel complesso, ci troviamo in uno scenario di “uscita verso l’alto” favorevole alla crescita e ai profitti. Naturalmente, questo nuovo regime di crescita non impedirà di osservare fasi sporadiche di rallentamento o di moderata recessione (come è stato il caso in Europa nel 2023).
Un nuovo regime di inflazione
Oltre al nuovo regime di crescita, c’è un nuovo regime di inflazione. Sull’inflazione, è quindi una lotta che non è finita. La prima fase dell’inflazione era dovuta allo shock sui prezzi delle materie prime e agli ostacoli legati alla situazione sanitaria in Cina. La seconda fase era l’inflazione per i profitti: molte aziende hanno approfittato dell’incertezza sui prezzi per aumentare i loro margini, alimentando così l’inflazione.
Attualmente ci troviamo nella terza fase dell’inflazione alimentata dagli aumenti salariali. Questa terza fase potrebbe durare 2/3 anni perché sappiamo che c’è inerzia. Lo vediamo, ad esempio, con le trattative salariali nel settore automobilistico negli Stati Uniti.
Non solo la deflazione sarà lenta, ma tutti i rischi sono al rialzo:
- Sia perché il prezzo delle materie prime potrebbe rimbalzare se il recupero industriale si conferma nei prossimi mesi;
- Sia perché le transizioni sono strutturalmente inflazionistiche.In questo nuovo contesto di crescita e inflazione, le banche centrali adottano una politica monetaria “speculare” a quella del decennio precedente. Di fronte al rischio di surriscaldamento, le politiche monetarie sono l’unico “freno” della macchina economica.