L'intervista al consulente

Scafuri: integrare l’analisi finanziaria con gli aspetti ESG è sinonimo di rendimenti futuri

Si parla da tempo dell’importanza del ricambio generazionale del settore della consulenza finanziaria, ma sembra che proceda ancora lentamente. A dicembre 2022, infatti, i professionisti under 41 erano solo 7.650 su 51.550 iscritti all’albo Ocf. Una di loro è la consulente Chiara Scafuri, parte della rete di Banca Generali. La giovane financial advisor rappresenta proprio quella generazione di consulenti “nativi” sostenibili, nel senso che prendono in considerazione le questioni ESG per l’asset allocation e per la gestione dei portafogli fin dall’inizio della propria carriera. Proprio per questo Scafuri, socia Anasf dal 2019, ha deciso di conseguire la certificazione EFPA ESG Advisor nel 2021. In un’intervista a ESGnews, la professionista spiega nel dettaglio il proprio percorso professionale, il rapporto con i clienti e i temi ESG per lei più importanti.  

Quando ha iniziato a occuparsi di investimenti sostenibili?

Mi sono avvicinata al mondo degli investimenti sostenibili già nel periodo universitario, quando ho compreso che chi decide di investire integrando l’analisi finanziaria classica con gli aspetti legati ai temi ESG (Environmental, Social, Governance) ha di fatto un vantaggio competitivo, soprattutto nella gestione del rischio nel lungo periodo. 

Non si tratta solo di una questione etica, è proprio una scelta strategica dal punto di vista finanziario perché le imprese che hanno maggiori probabilità di avere degli ottimi rendimenti molto spesso sono aziende che creano valore per tutti gli stakeholder, dai clienti ai fornitori, alla società in generale. Se, ad esempio, un’impresa viene coinvolta in uno scandalo legato al mancato rispetto di alcune normative legate alla sostenibilità, sicuramente ha un danno reputazionale che può arrivare a tradursi in un calo delle vendite se i propri clienti decideranno di non acquistare più quel marchio. Quindi i criteri di analisi finanziaria classici non possono più prescindere dai fattori ESG. Per questo li utilizzo quotidianamente nella scelta di asset allocation e di portafoglio, fin dall’inizio della mia carriera, iniziata quattro anni fa.

Da quando è entrata in vigore la MiFID II com’è cambiato il suo modo di comunicare al cliente su questi temi?

La nuova normativa ha avuto il merito di mettere in moto una serie di trasformazioni nel mondo del risparmio gestito. La questione principale è che gli standard normativi in vigore da gennaio (SFDR) richiedono di divulgare delle informazioni su queste tematiche. O quanto meno di far interrogare i clienti su alcuni aspetti. Quindi, sebbene la narrativa che metto in atto nei confronti dei clienti non sia cambiata, la MiFID II obbliga noi consulenti a fare svariate domande ai clienti, spingendoli a ragionare sul fatto che questi argomenti possano interessarli o siano adeguati ai loro valori e alla loro etica. 

I suoi clienti si mostrano attenti ai temi ESG o vanno sollecitati?

In generale per i risparmiatori orientarsi in questo nuovo mondo di sigle e classificazioni non è sempre facile. Anche lo stesso acronimo ESG, Environmental, social e Governance, credo sfugga spesso alla comprensione degli investitori. Tuttavia, le difficoltà che ci sono state in questi anni hanno fatto toccare con mano ai clienti l’importanza dei fattori ESG. La pandemia, ad esempio, ha messo in risalto le disuguaglianze nell’accesso ai beni di prima necessità come anche la centralità dell’assistenza sanitaria di qualità. La guerra in Ucraina, poi, ha mostrato l’importanza della transizione energetica e delle fonti rinnovabili. 

Quindi, da questo punto di vista c’è maggiore coscienza da parte dei clienti su queste tematiche proprio perché interessano la loro sfera privata. Dall’altra parte, però, nell’ultimo periodo l’inflazione, acuita dal conflitto russo-ucraino, che ha portato all’aumento dei prezzi, delle bollette e del costo della vita, ha spostato l’attenzione degli investitori e li ha leggermente allontanati dalle tematiche ESG che sono di per sé questioni di lungo periodo. Pertanto, molti risparmiatori al momento sono più focalizzati sui temi di breve periodo. 

Tuttavia, i clienti che hanno avuto sempre una maggiore sensibilità verso le questioni ESG continuano a riservare una certa considerazione a queste dinamiche. Si tratta per lo più di giovani e donne e danno tutti maggiore importanza al tema dell’ambiente. In generale, gli aspetti sociale e di buona governance vengono messi in secondo piano, ma non nel caso dei clienti più patrimonializzati che hanno viceversa più coscienza soprattutto del tema della governance perché molto spesso sono imprenditori e quindi sanno cosa significa per un’azienda avere un buon governo, una buona gestione dell’impresa. 

Per quali ragioni ha scelto di ottenere la certificazione EFPA ESG Advisor?

Ho deciso di seguire il corso e ottenere la certificazione per completare la mia formazione e per avere una visione più ampia degli investimenti sostenibili. 

A suo avviso, quali saranno i temi ESG che domineranno il 2023?

Sicuramente il tema dell’energia. La transizione energetica sarà il punto focale dei prossimi anni. Le società che spingeranno il cambiamento nel prossimo futuro saranno quelle che punteranno ad arrivare a zero emissioni, obiettivo ormai fissato anche a livello europeo. Anche il settore della salute assumerà sempre maggiore importanza, a causa dell’invecchiamento demografico in atto. In un mondo con una popolazione sempre più anziana si avrà bisogno di maggiori cure e di capire che tipi di sistemi sanitari realizzare sarà cruciale.