On Charge | ESGnews

Intervista

On Charge, infrastrutture di ricarica e servizi di e-mobility in un’unica soluzione

On Charge, nata come start-up, ma ormai azienda in forte espansione, si pone l’obiettivo di fornire infrastrutture di ricarica e servizi di mobilità elettrica in tutto il territorio della Penisola. Il suo punto di forza consiste nel coniugare, in un’unica soluzione, infrastrutture e servizi di mobilità (elettrica) condivisa. Da una parte, infatti, la società ha l’obiettivo di sviluppare una rete di colonnine di ricarica, occupandosi dell’intero iter necessario per lo sviluppo delle infrastrutture elettriche, dalle autorizzazioni all’installazione. Dall’altra ha sviluppato una applicazione software per agevolare i clienti nelle attività di mobilità condivisa. “La nostra società, che è un unicum in Italia, ha due anime. La prima”, spiega Claudio Piazza, amministratore delegato di On Charge, “è quella legata alle infrastrutture di ricarica e l’altra si manifesta tramite un’app, On Mobility, che mette in comunicazione chi ricarica e chi decide di fare attività di sharing (in bici, motorino o in auto).

Claudio Piazza, ad di On Charge e Federico Iadicicco, presidente Anpit

Quindi, da una parte abbiamo un’identità industriale e infrastrutturale, dall’altra siamo un’attività di servizi e di innovazione perché mettiamo a disposizione dei nostri interlocutori, pubblici o privati, modelli di mobilità innovativi”. Piazza, in questa intervista a ESGnews, fa il punto sulle attività della società e sullo stato dell’arte del mercato della mobilità elettrica in Italia. L’azienda, infatti, in quanto interlocutrice di amministrazioni pubbliche e del settore privato, è un osservatore privilegiato delle dinamiche che caratterizzano il mercato nazionale della mobilità elettrica. In questo contesto, partner fondamentale di On Charge per rafforzare il dialogo col privato è l’Anpit, l’Associazione Nazionale Per l’Industria e il Terziario, con cui proprio recentemente ha siglato un accordo di partnership. 

Qual è attualmente il panorama delle ricariche elettriche in Italia e quanto la capillarità della rete potrà favorire la diffusione di auto elettriche?

Lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici non sarà privo di sfide. Gli obiettivi, infatti, sono ambiziosi, ma non per questo irraggiungibili. I punti di ricarica pubblici attualmente presenti sul territorio italiano sono 45.000 e nel 2030 si punta a raggiugere la cifra di 108.000. I punti di ricarica privati, invece, sono 10 volte superiori a quelli pubblici, avvicinandosi attualmente alle 400mila unità, ma nel 2030 dovrebbero raggiungere addirittura i 3 milioni. Per quanto riguarda le auto elettriche, si stima che passeranno dalle 170.000 attuali ad oltre un milione (1 milione e 220mila, di cui 800mila elettriche e 400mila plug in) nel 2025. 

Sebbene vi siano ancora molti passi in avanti da compiere e la diffusione attuale della rete infrastrutturale non sia sufficiente, anche oggi in realtà sarebbe possibile muoversi utilizzando mezzi elettrici nel nostro paese. Il 99% del territorio italiano ha almeno un punto di ricarica nel raggio di 20 Km e l’86% del territorio anche in un raggio di soli 20Km.  La rete autostradale, inoltre, garantisce circa 7 punti di ricarica ogni 100 km.

Notate delle differenze nella diffusione della mobilità sostenibile tra le diverse aree della Penisola e come le spiega?

Il mercato attualmente è decisamente sviluppato in modo disomogeneo. Il 58% delle infrastrutture si trova nel Nord Italia, il 22% nel Centro e il 20% nel Sud. Tuttavia, guardando ai dati riferiti alle città, Roma è la prima per punti di ricarica, sebbene sia un dato da contestualizzare al fatto che è il centro abitato più popolato del paese. Anche nell’immatricolazione delle auto elettriche vi è un forte divario: il 75% è immatricolato nel Nord, il 21% nel Centro e solo l’8% nel Sud. È importante intervenire per rendere il mercato più omogeneo quanto prima per garantire uno sviluppo uniforme in tutte le Regioni. Il Sud ha la stessa identica eleggibilità del Nord per lo sviluppo dell’elettrico. 

Quali sono gli obiettivi di breve-medio termine di On Charge? 

Come On Charge vogliamo mettere a disposizione 6.000 punti di ricarica entro il 2026 e oltre 11.500 entro il 2030 per acquisire una quota di mercato pari circa all’11% del panorama nazionale. Sono numeri supportati da investimenti previsti per oltre 100 milioni di euro. 

Ad oggi abbiamo acquisito concessioni per installazioni in ben 17 regioni con 1.574 punti di ricarica, che ci permettono di guardare con grande ottimismo le sfide future. 

Il vostro obiettivo è creare degli hub di mobilità sostenibile ed elettrica. In cosa consistono?

Puntiamo sulle potenzialità del mercato italiano gestendo tutto internamente, dall’acquisizione della trattativa fino alla parte legale e contrattualistica, dall’attività di ricerca e sviluppo (R&S) al processo di elettrificazione.  

Allo stesso tempo, tramite l’app, garantiamo i servizi di ricarica e di sharing, disegnando progetti su misura per i nostri stakeholder. La digitalizzazione e, quindi, l’offerta dell’app, ci permette anche di rendere il servizio più “user friendly”, ovvero di più facile utilizzo per tutti. 

Sempre nell’ottica della semplificazione, per usufruire delle nostre infrastrutture di ricarica basterà utilizzare una carta di credito senza iscriversi. L’obiettivo è quello di abbattere le barriere psicologiche che possono scoraggiare gli individui ad avvicinarsi alla mobilità elettrica. 

I vostri interlocutori sono tanto il settore pubblico quanto quello privato. L’accordo con l’Anpit avrà ripercussioni su tutti i vostri stakeholder? 

Al momento On Charge lavora sia con il pubblico che con i privati, ma è sbilanciata nel pubblico. Non a caso, la società coinvolge 120 comuni con le sue infrastrutture. Il privato è però altamente interessante e ricco di opportunità. Anpit, in particolare, è un’associazione che riunisce 40.000 imprese circa, aziende che sono potenzialmente interessate ad avere delle infrastrutture di ricarica sia per il proprio parco auto, sia per i dipendenti. La partnership di On Charge con Anpit permetterà a queste imprese di attuare la transizione nei propri modelli di mobilità, sviluppando dei sistemi ad hoc per ciascuna di loro. 

Anche l’attività di welfare è estremamente interessante per lo sviluppo dell’elettrico. E On Charge è legata al settore privato in termini di welfare. Ne è un esempio la collaborazione con la regione Lazio e Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale del comune di Roma) che ha dato vita al progetto pilota in un lotto nel quartiere romano della Garbatella. Sono stati messi a disposizione del condominio una colonnina di ricarica, un’auto e un motorino per consentire agli inquilini di condividere i mezzi pagando solo l’elettricità. La speranza è di poter scalare questo progetto altrove. 

Un altro progetto nell’ambito welfare interessa alcuni comuni siciliani che On Charge sta dotando di bus elettrici da destinare al turismo, in un’ottica di percorso sociale virtuoso.

Per On Charge, inoltre, essere presenti sul territorio per la comunità non significa solo fornire infrastrutture, ma anche fare ricerca e sviluppo e creare degli ecosistemi di mobilità che coniughino infrastrutture e servizi di e-mobility. 

È prevista un’espansione di On Charge in altri paesi? 

In questo momento storico non si può più parlare di realtà domestica, ma quantomeno europea. Per cui è probabile che On Charge si sviluppi anche all’estero entro il 2024, tanto più perché la Antonio Carraro Spa, socio di maggioranza di On Charge, è una multinazionale.